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“Nicola Molè, protagonista della vita sociale e spirituale di Terni per più di settant’anni”

La morte dell’avvocato, il ricordo di Arnaldo Casali: “Molto più di un politico, è stato uno dei più grandi personaggi del cattolicesimo ternano”

Nicola Molè è stato uno dei più grandi personaggi del cattolicesimo ternano ma anche della storia politica e sociale della città.

Io l’ho conosciuto come elettore, molto prima di conoscerlo di persona, perché è stato - nel 1995 (quando io votavo da due anni) - il primo presidente della Provincia di Terni eletto dal popolo.

Nonostante avesse vinto con il 59% delle preferenze e fosse estremamente amato, nel 2000 non è stato ricandidato, a causa di ciniche spartizioni partitiche. La poltrona della Provincia - mi avrebbe spiegato molti anni dopo - spettava a un ex socialista, e lui era un ex democristiano.

Fratello del celebre attore e regista, Molè apparteneva ai Cristiano Sociali – la corrente sinistra della Dc - in seguito confluita dei Ds. Proprio questa sua identità di cattolico tra gli ex comunisti lo aveva relegato ad un ruolo marginale negli ultimi anni e di fatto, conclusa la sua esperienza in Provincia, nonostante l’autorevolezza, non era stato più candidato ad alcuna carica. Non se ne faceva un cruccio più di tanto, perché Nicola Molè era ben più che un politico: avvocato e intellettuale, è stato protagonista della vita sociale e spirituale della città per più di settant’anni, dall’immediato dopoguerra allo scorso novembre, quando è intervenuto ad un incontro dedicato alla vecchiaia dalla Comunità di Sant’Egidio.

Carabiniere, avvocato, delegato diocesano per i problemi sociali e del lavoro al tempo della visita di Giovanni Paolo II, fondatore dell’Unione Giuristi Cattolici, consigliere comunale per 26 anni, molti anni prima di diventare presidente della Provincia era stato presidente di Azione Cattolica (dal 1970 al 1980) e ancora prima della Gioventù Cattolica, incarico dal quale si era dimesso clamorosamente nel 1954 nell’ambito della storica rivolta dei “berretti verdi”, quando di fatto la Chiesa perse – d’un colpo – tutta la sua “meglio gioventù”.

Il caso – mi raccontò in un’intervista - era scaturito dallo scontro tra Pio XII e Alcide De Gasperi sulle elezioni comunali di Roma del 1952. Per far fronte ad una probabile vittoria dei comunisti, don Sturzo aveva proposto un’alleanza tra Democrazia Cristiana e Movimento Sociale, avallata dal presidente di Azione Cattolica Luigi Gedda ma rifiutata da De Gasperi (che si scontrò apertamente con il Papa) e dal presidente della Gioventù Cattolica Carlo Carretto, che fu costretto alle dimissioni.

Carretto – altro gigante del cattolicesimo italiano – andrà a vivere nel deserto con i Piccoli fratelli del Vangelo di Charles de Foucauld, per poi trasferirsi nel convento di Spello. Al suo posto arriva Mario Rossi, direttore di “Adesso” (rivista fondata da Primo Mazzolari nel 1949, chiusa nel 1962, e rifondata a Terni nel 1999) che segue – in realtà – le orme di Carretto, ed è anche lui costretto alle dimissioni.

Siamo nel 1954 e la cacciata di Rossi genera una vera e propria rivolta della Gioventù Cattolica: solidali con il presidente nazionale, si dimettono in blocco tutti i presidenti diocesani. Tra questi anche Umberto Eco (che non si riavvicinerà più alla Chiesa) e Nicola Molè, che – al contrario – resterà attivo nel volontariato cattolico tanto che, oltre a diventare presidente dell’Azione Cattolica, sarà anche – nel 1975 - tra i fondatori dell’Istess, al quale è rimasto legato fino alla fine.

È stato proprio lui, subito dopo la mia elezione a direttore – un anno e mezzo fa – ad aiutarmi a ricostruire le origini dell’Istituto, di cui era rimasto tra gli ultimi testimoni, mentre la sorella Maria è membro del consiglio direttivo e responsabile del seminario filosofico.

Tra le tantissime cose, Nicola è stato anche presidente dell’associazione Franco Molè, intitolata a suo fratello, con cui ha promosso per cinque edizioni l’omonimo premio, e a cui è dedicata la puntata di “Adesso in onda” di cui è stato ospite dieci anni fa insieme ad un altro grande nome scomparso recentemente: Giovanni Pampiglione.

*direttore dell’Istituto di studi teologici e storico sociali

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