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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Sanità, Terni all'avanguardia: ecco l'ospedale senza dolore

Nuovo riconoscimento per la clinica medica di remautologia e terapia medica del dolore e per il suo direttore, Stefano Coaccioli, nominato presidente dell'Associazione italiana per lo studio del dolore

L'ospedale "Santa Maria" di Terni si conferma all'avanguardia nella medicina del dolore. Era il 2016 quando ricevette la certificazione europea della European League Against Pain. Ora un nuovo riconoscimento è arrivato per la clinica medica di remautologia e terapia medica del dolore e per il suo direttore, Stefano Coaccioli, che è stato nominato presidente dell'Associazione italiana per lo studio del dolore, in occasione del 41esimo congresso nazionale, tenutosi a Roma all'inizio di giugno.

 "Siamo partiti da un'esigenza", ha detto Coaccioli. "Non solo dall'esigenza che viene dalla legge 38 del 2010, per la quale in Italia esiste il diritto a non soffrire, ma da soprattutto da un dovere etico. Sembra una banalità, ma in realtà non c'è specialità medica, chirurgica, che non ha pazienti con un dolore acuto e cronico. Per ciò bisognava fare un cambiamento epocale di cultura nei confronti del dolore". La presidenza dell'Aisd è arrivata a coronare un percorso durato tre anni, durate il quale l'ospedale ternano, insieme a Coaccioli - direttore anche del dipartimento di medicina e specialità mediche e delle cattedre di medicina interna, semeiotica medica e medicina del dolore all'Università di Perugia - hanno segnato tappe fondamentali nella lotta al dolore. È doveroso ricordare in particolare il "Codice etico per il dolore", primo al mondo e pubblicato nel 2012 sullo "European Journal of Pain", la prima indagine epidemiologica sul dolore cronico mai realizzata, condotta nel 2014, sugli oltre 8mila residenti di Narni, e l'organizzazione del primo "Pain day" a Terni, nel 2017. “Insieme all’impegno profuso dal professore - ha commentato il direttore generale Maurizio Dal Maso -  il riconoscimento premia l’ospedale ternano nel suo complesso, che è impegnato da anni nel combattere la sofferenza fisica acuta e cronica. Un ruolo, quello svolto dal 'Santa Maria' nella lotta al dolore, che è stato evidenziato anche nel congresso romano che ha formalizzato la presidenza di Coaccioli”.

Coaccioli ha sottolineato: “Si tratta di tappe importanti che testimoniano un cambiamento culturale che ha trasformato l’approccio del medico e il concetto di cura. Un dolore non rilevato e non trattato compromette tanto la qualità della vita quanto il percorso di cura, riducendo la tolleranza ai trattamenti e provocando depressione, complicanze sistemiche ed isolamento sociale”. La strada per un "Ospedale senza dolore" è iniziata a Terni pochi decenni fa con l'ambulatorio di remautologia e terapia medica del dolore, seguito dal dottore Luca Di Cato, e poi  con l'ambulatorio di terapia del dolore nella struttura di anestesia e rianimazione, diretta dalla dottoressa Rita Commissari, che lo scorso anno è stato arricchito con un nuovo trattamento del dolore che usa la radiofrequenza a luce pulsata. "Nel 2014 - sottolinea l'ospedale - è stata poi messa a regime la partoanalgesia, che in poco meno di due anni ha superato gli obiettivi ministeriali festeggiando quasi il 50% dei parti in analgesia, e nel 2016 è stato istituito il Comitato Ospedale-Territorio senza dolore (Legge 194 del 2001), e sono stati attivati anche la procedura di rilevazione del dolore in tutti i pazienti ricoverati (Legge 38 del 2010) e il monitoraggio e la terapia del dolore post-operatorio".

Si definisce “cronico” quel dolore che dura più di tre mesi, nonostante una terapia adeguata, e secondo l’Istat ne soffre circa il 26 per cento degli italiani, cioè una persona su quattro, ma il dato sale al 50 per cento tra gli over 70, con le donne attestate a quota 80 per cento. "È soprattutto nell’ambito del dolore cronico - ha concluso il professore - che ora vanno orientati gli sforzi della sanità pubblica. La sofferenza derivante dai dolori cronici, infatti, aumenta proporzionalmente all’aumento dell’aspettativa di vita e della cronicizzazione di patologie invalidanti che sono sempre più compatibili con la vita ma costringono molti pazienti a vivere con un dolore che non passa mai. Basta pensare alle principali condizioni tipiche del dolore cronico come il dolore oncologico, il dolore da osteoartrosi e da artrite reumatoide, le lombalgie, la cefalea e l’emicrania, le sindromi miofasciali e la fibromialgia, la nevralgia del trigemino, e la neuropatia diabetica".  

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