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Terni rivuole i suoi “tesori”: “Adesso riportiamo a casa la collana della Fanciulla di Carsulae”

Ritrovato durante gli scavi nel sito archeologico, il prezioso gioiello è stato esposto una sola volta nel 2004 e poi subito trasferito a Perugia. Rossi (Terni civica): abbiamo bisogno di operazioni culturali di questo peso per incrementare la collezione espositiva dei nostri musei

Nel centro visite di Carsulae c’è una vecchia foto, ormai anche un po’ ingiallita. Immortala la preziosa collana della Fanciulla di Carsulae, un gioiello rinvenuto dall’archeologo Umberto Ciotti durante gli scavi del sito archeologico e che fu esposto una sola volta, nel lontano 2004. “In occasione dell’apertura degli spazi espositivi del centro visita dell’area archeologica di Carsulae. Un passaggio ufficiale dell’allora dirigenza della Soprintendenza archeologica dell’Umbria – racconta ora Michele Rossi, capogruppo in consiglio comunale di Terni civica - valutò necessario portare il reperto a Perugia, considerando nell’insieme non sufficienti gli standard delle condizioni di sicurezza dello spazio espositivo a ridosso dei resti dell’antica città romana. E così, invece di assicurare quanto necessario per una permanenza in sicurezza - allora lo stato del bilancio finanziario lo avrebbe consentito - si accettò supinamente che il meraviglioso gioiello prendesse, a pochi giorni dalla sua esposizione pubblica, la strada del Museo archeologico dell’Umbria”.

collana della fanciulla di Carsulae (1)-2“La collana – prosegue Rossi - è oggi esposta a Perugia tra una gran quantità di reperti, dove quasi risulta difficile individuarla e si perde all’occhio di un visitatore poco attento ed esperto. Una situazione di scarsa valorizzazione, ben al di sotto della qualità e della rilevanza di questo gioiello”.

“Oggi il prezioso reperto potrebbe trovare nuova collocazione, se non proprio negli spazi espositivi di Carsulae, nel nostro museo archeologico civico Claudia Giontella che finalmente ha una assicurazione (fondamentale nell’aver permesso il ritorno del Telamone e degli altri reperti) ed anche un adeguato sistema di sicurezza, predisposto anche per ulteriori potenziamenti”.

Rossi insomma sollecita ad intraprendere lo stesso percorso attraverso il quale Terni ha potuto “riabbracciare” il Telamone o ancora tornare in possesso di molti reperti delle necropoli pre-romane della città.

“Il vasto patrimonio archeologico e culturale di Terni, disseminato in molti luoghi espositivi, deve tornare nel suo luogo di origine, per una questione di giustizia ma anche, soprattutto, per aumentare l’offerta turistica della nostra città. Occorre dunque non fermarsi e lavorare a nuovi obiettivi in tema di ritorno di preziosi beni culturali ad oggi custoditi lontano dal luogo in cui furono ritrovati”.

“Un trasferimento dovuto, ferma restando la chiarezza sulla proprietà: i beni archeologici non sono proprietà delle locali amministrazioni in cui vengono rinvenuti ma appartengono allo Stato che li tutela attraverso la Soprintendenze che ne curano la custodia, la conservazione e valorizzazione. Ma proprio per come accaduto per il Telamone, dimostrando la medesima capacità con apposite convenzioni sulla conservazione, fruizione e valorizzazione del bene, il ministero può autorizzare dei prestiti temporanei destinati a diventare anche definitivi”.

“Terni – prosegue Rossi - ha bisogno di operazioni culturali di questo peso per incrementare la collezione espositiva dei propri musei, renderli più attrattivi e per non arrestare quel processo di acquisizione di quella orgogliosa consapevolezza dell’importanza della nostra storia cittadina. Una consapevolezza avviata solo recentemente, un’azione dovuta a questa amministrazione comunale, anche su mio impulso ed impegno quotidiano. Sono certo che l’esecutivo saprà raccogliere questa ulteriore sfida”.

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