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Treofan nell'occhio del ciclone. Lo smantellamento del polo di Terni si scontra con la giustizia

Nella conferenza stampa del procuratore di Terni e della guardia di finanza, emerge il filone di inchiesta che potrebbe allargare le indagini. Intanto c'è l'accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato

"La situazione è estremamente complessa". Esordisce così il procuratore di Terni, Alberto Liguori, nell'illustrazione alla stampa del filone di indagine che ha portato al sequestro preventivo della somma di 15.453,05 euro a titolo di cassa integrazione specificamente dedicata per il sostegno alla produttività delle aziende in crisi a causa della pandemia da covid-19, richiesta nel periodo post lockdown dal management della Treofan.

Le motivazioni del sequestro

Il procuratore Liguori precisa che non si tratta di una indagine partita da un esposto proveniente dai lavoratori del polo chimico di Terni o dai loro rappresentanti. La "soffiata" è arrivata alla guardia di finanza e successivamente sul tavolo del numero uno della procura ternana da parte di un non meglio precisato membro delle istituzioni. Non ha confermato, né negato, possa essere una personalità che stia seguendo in prima persona le vicende aziendali che stanno interessando da quasi 2 anni, il destino dei lavoratori e della struttura ternana. 

"L'indagine - spiega il procuratore - ha carattere provvisorio ed è ancora in fase embrionale". Tutto parte con l'esplosione del covid-19 che mette in ginocchio la produttività di numerose aziende in tutto il paese, tanto che il governo, con un apposito dpcm, mette a disposizione attarverso l'Inps una specifica cassa integrazione (chiamata "cassa integrazione covid-19), per sostenere sia le aziende che i lavoratori, evitando così una emorragia di posti di lavoro. 

Secondo quanto si è potuto accertare dagli organi inquirenti, l'azienda aveva chiesto allo Stato l'attivazione di 50mila ore di cassa integrazione "delle quali, però, - spiega Liguori - ne sono state sfruttate solamente 2.272. In base alla nostra ricostruzione, inoltre, abbiamo potuto appurare che la produttività del polo ternano non ha minimante subìto una flessione durante il lockdown, anzi, c'è stato un un aumento dato anche dal fatto che l'azienda produce film plastici per prodotti alimentari e confezionamento delle sigarette. Quindi l'azienda ha continuato a trarre profitti su linee produttive che non hanno risentito delle restrizioni". 

Strategie aziendali "particolari"

Come ribadito dal maggiore Longo del comando provinciale della Guardia di Finanza di Terni, alla richiesta di cassa integrazione avanzata dalla Treofan e, invece, il buon livello di produttività, si aggiungeva anche una strategia aziendale sospetta: "Da quanto emerso dagli accertamenti - spiega Longo - la Jindall aveva in animo di dismettere il polo di Terni spostando materie prime prodotte dallo stabilimento e macchinari per un valore di 11 milioni di euro verso lo stabilimento di Brindisi che è controllato dalla Treofan Germany e rimesso sul mercato con il marchio Jindall e non Treofan Terni".

Questo passaggio sembra essere cruciale all'interno delle indagini, perchè configura un "raggiro e un artificio, una falsa rappresentazione della realtà", dice il procuratore Liguori, che fa perno su una sedicente condizione di bassa produttività esposta allo Stato dall'azienda e non riscontrata, per ottenere soldi pubblici. 

Secondo quanto ricostruito dal lavoro delle Fiamme gialle, la Treofan avrebbe fatto ricorso alla cassa covid-19 da agosto a ottobre 2020, per 18 settimane di integrazioni salariali che avrebbero "calmato gli animi" dei lavoratori, già pronti a manifestare. Lo scenario è cambiato al termine della percezione del sussidio, che ha svelato definitivamente gli orientamenti dell'azienda.

"Sia chiaro - osserva il procuratore Liguori -: un conto sono le strategie aziendali che possono orientare legittimamente le scelte di chiusura di un polo produttivo o di delocalizzazione di una attività. La Costituzione tutela la libertà di impresa e noi su questo non sindachiamo. Altro è rappresentare una realtà imprenditoriale falsa, che fa perno sulla crisi produttiva che in realtà non c'è, per usare fondi pubblici per fini non consentiti dalla legge. E noi su questo punto abbiamo formalizzato l'indagine e le accuse".

Le accuse e gli scenari

Le accuse elevate dal Gip, Simona Tordelli, fanno riferimento al reato di "truffa aggravata nei confronti dello Stato" nei confronti di tre soggetti, amministratori pro tempore dell'azienda Trefon Italia srl nel lasso di tempo che va da agosto a ottobre 2020.

Nella fattispecie si tratta di due imprenditori che hanno avuto responsabilità gestionali (il ceo di Treofan Germany che si occupava anche del sito italiano e un imprenditore finanziario deputato alla managment del sito). Il terzo è il rappresentante legale della società da agosto a dicembre 2020 nominato successivamente al mutamento della figura giuridica aziendale che è passata da spa a srl. 

La somma dei 15.453,05 euro, che costituisce a tutti gli effetti il "corpo del reato", è stata l'oggetto del sequestro e già ipotecata nel conto bancario unico della società e di pertinenza del polo produttivo di Terni. 

L'indagine, da quanto si è potuto apprendere e intuire dalle parole degli organi inquirenti, potrebbe allargarsi a macchia d'olio nella rilevazione di altri ed eventuali punti nodali di rilevanza penale all'interno della strategia aziendale finalizzata, come noto, allo smantellamento dello stabilimento ternano.

L’intervento del sindaco Latini

“L’azione della magistratura e dei militari della Guardia di Finanza di Terni nei confronti della proprietà della Treofan ha posto in evidenza un aspetto importante di questa sconcertante vertenza: quello relativo alla scorrettezza dei manager che l’hanno gestita”. Lo dichiara il sindaco Leonardo Latini in merito agli sviluppi giudiziari della vertenza Treofan.

“Ricordo che nello scorso mese di novembre, come sindaco della città, chiesi al Mise ed al Governo di verificare la legittimità delle azioni poste in essere dalla multinazionale anche nel giovarsi di sostegni economici nazionali o regionali e denunciai il comportamento della proprietà come inaffidabile e inadeguato in riferimento agli obiettivi definiti dai lavoratori, dai loro rappresentanti e dalle istituzioni”.

“Come amministrazione comunale – conclude il sindaco – esprimiamo apprezzamento per le azioni della magistratura e delle forze dell’ordine e continueremo a lavorare per l’obiettivo finale che resta sempre quello della reindustrializzazione del sito, nell’interesse dei lavoratori e della comunità cittadina”.

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