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Giovedì, 18 Aprile 2024
Salute

Come l'emicrania modifica alcune strutture cerebrali: nuove scoperte

Grazie a tecnologie diagnostiche sempre più precise si è potuto scoprire qualcosa di nuovo su questa patologia che in Italia colpisce il 12% della popolazione, con la speranza di sviluppare nuove terapie

in Italia l 12% della popolazione (circa 7-8 milioni di persone), con una prevalenza nelle donne, soffre di emicrania. L'emicrania rappresenta la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante, è una malattia neurologica causata da più fattori scatenanti, sia ambientali che genetici e influisce negativamente sulle attività quotidiane di chi ne soffre.

I fattori che possono favorire l’insorgenza dell’emicrania sono numerosi, ma non basta la loro presenza per scatenare un attacco. Perché si verifichi l’emicrania deve esserci anche una certa predisposizione: il cervello deve essere emicranico, cioè iper-reattivo e ipersensibile, che non è in grado di filtrare in modo adeguato gli stimoli provenienti dall’ambiente esterno e dal nostro organismo. Ciò significa che un soggetto sano, anche se esposto a fattori scatenanti, non svilupperà mal di testa poiché non ha un cervello emicranico. Tuttavia, non c'è ancora chiarezza sul meccanismo da cui si genera il dolore emicranico.

Un gruppo di ricercatori della University of Southern California a Los Angeles ha fatto un'interessante scoperta che potrebbe aiutare a risolvere il mistero dell'emicrania. Usando una risonanza magnetica ad altissima risoluzione, i ricercatori hanno scoperto che gli spazi perivascolari (attorno ai vasi sanguigni del cervello) sono insolitamente ingranditi nei pazienti che soffrono di emicrania, sia cronica che episodica. Sebbene il collegamento o il ruolo nell'emicrania debba ancora essere stabilito, la scoperta potrebbe rappresentare un punto di partenza per lo sviluppo di nuovi trattamenti. I risultati dello studio sono stati presentati alla 108a Assemblea Scientifica e Riunione Annuale della Radiological Society of North America.

I vari tipi di emicrania

L’emicrania è un mal di testa caratterizzato da un dolore pulsante, con intensità moderata-severa, che si localizza nella metà della testa e del volto, ma può manifestarsi anche bilateralmente. Tende a peggiorare con il movimento e con gli sforzi fisici e solitamente risulta associato a nausea e/o vomito. In base alla frequenza del disturbo è possibile distinguere l’emicrania in forma episodica (fino a 14 giorni al mese) dall'emicrania in forma cronica (>15 giorni al mese per un periodo di tempo di almeno 3 mesi). Il ricorso ad una terapia con analgesici e antinfiammatori non sempre riesce ad alleviare il dolore, pertanto trovare strategie di gestione più efficaci migliorerebbe la vita di milioni di persone.

La funzione degli spazi perivascolari

Gli spazi perivascolari sono spazi pieni di liquido che circondano i vasi sanguigni nel cervello. Si trovano più comunemente nei gangli della base (raggruppamenti di sostanza grigia all'interno degli emisferi cerebrali), nella sostanza bianca del cervello (parte del cervello che contiene le fibre nervose) e lungo il tratto ottico (parte del sistema visivo collocata nel cervello), e sono influenzati da diversi fattori, comprese le anomalie della barriera emato-encefalica e l'infiammazione. "Gli spazi perivascolari fanno parte di un sistema di drenaggio dei fluidi nel cervello - ha affermato il coautore dello studio, Wilson Xu -. Il loro ingrossamento potrebbe essere il segnale di una malattia dei piccoli vasi. Pertanto studiare come cambiano in presenza di emicrania potrebbe aiutarci a comprendere meglio le complessità di questa malattia". 

Lo studio

Per indagare l'associazione tra emicrania e cambiamenti degli spazi perivascolari, i ricercatori hanno reclutato 20 pazienti tra i 25 e i 60 anni con emicrania: 10 con emicrania cronica senza aura (senza sintomi che precedono il mal di testa) e 10 con emicrania episodica. Inoltre, 5 pazienti sani che non soffrivano di emicrania sono stati inclusi come gruppo di controllo. Sono stati esclusi i pazienti con deterioramento cognitivo, claustrofobia, tumore al cervello o che avevano precedentemente subito un intervento chirurgico al cervello. Per esaminare i cambiamenti microvascolari strutturali nei due tipi di emicrania, i ricercatori hanno scansionato i cervelli dei pazienti con un nuovo tipo di risonanza magnetica: la risonanza magnetica 7 Tesla. "A nostra conoscenza - ha affermato Xu -, questo è il primo studio che utilizza la risonanza magnetica ad altissima risoluzione per studiare i cambiamenti microvascolari nel cervello dovuti all'emicrania, in particolare negli spazi perivascolari".

"Poiché la risonanza magnetica 7T è in grado di generare immagini del cervello con una risoluzione molto più elevata e una qualità migliore rispetto ad altri tipi di risonanza magnetica, può essere utilizzata per dimostrare cambiamenti molto più piccoli che si verificano nel tessuto cerebrale dopo un'emicrania".

L’emicrania causa un allargamento degli spazi perivascolari

Nelle persone con emicrania cronica ed emicrania episodica senza aura, le scansioni hanno rilevato cambiamenti significativi negli spazi perivascolari nel centrum semiovale (area centrale della sostanza bianca del cervello). In particolare, questi spazi risultavano più larghi rispetto al gruppo di controllo.

"Questi cambiamenti - ha sottolineato Xu - non erano mai stati segnalati prima". I ricercatori ipotizzano che differenze significative negli spazi perivascolari nei pazienti con emicrania rispetto ai soggetti sani potrebbero suggerire un'interruzione glinfatica all'interno del cervello. “Il sistema glinfatico - ha spiegato Xu - è un sistema di smaltimento dei rifiuti che utilizza i canali perivascolari per aiutare a eliminare le proteine solubili e i metaboliti dal sistema nervoso centrale. Tuttavia, non è chiaro se tali cambiamenti influenzino lo sviluppo dell'emicrania o derivino dall'emicrania”.

Attacchi di emicrania potrebbero causare in futuro lesioni nella sostanza bianca

I ricercatori hanno anche scoperto che lo spazio perivascolare allargato nel centro semiovale era correlato a un aumento delle iperintensità della sostanza bianca profonda (White Matter Hyperintensities) nei pazienti con emicrania. Queste iperintensità appaiono come delle macchie bianche o lesioni luminose nelle scansioni MRI, e anche se non sono rare, sono attualmente ancora poco conosciute. Si sa che diverse persone cominciano a mostrarle dopo aver raggiunto i sessant’anni e che gli stessi cambiamenti apportati da queste lesioni tendono ad aumentare con l’età.

Esaminando le scansioni, i ricercatori hanno notato che la frequenza di queste lesioni era simile tra i pazienti con emicrania e il gruppo di controllo, tuttavia la loro gravità nei pazienti con emicrania era maggiore. Ciò suggerisce, secondo gli autori dello studio, che l'allargamento degli spazi perivascolari potrebbe portare allo sviluppo futuro di più lesioni della sostanza bianca.

La scoperta apre la speranza per lo sviluppo di nuove cure

Sebbene la correlazione tra gli spazi perivascolari allargati e l'emicrania non sia ancora chiara, i risultati dello studio suggeriscono che l'emicrania è legata a un problema dell'impianto idraulico del cervello, il sistema glinfatico responsabile dell'eliminazione delle scorie nel cervello e nel sistema nervoso, e che utilizza i canali perivascolari per il trasporto. Per esplorare questa correlazione sono necessarie nuove ricerche.

"I risultati del nostro studio - ha concluso Xu - potrebbero ispirare futuri studi su larga scala per continuare a indagare su come i cambiamenti nei vasi microscopici del cervello e nell'afflusso di sangue contribuiscono a diversi tipi di emicrania. E questo potrebbe aiutarci a sviluppare nuovi modi personalizzati per diagnosticare e curare l'emicrania".

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