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Così la mente può guarire il corpo, ecco perché funziona l’effetto placebo

Benessere, la rubrica di Simone Coglitore e le ricerche della dottoressa Lissa Rankin: “Deve esserci un modo per dimostrare che il corpo sta rispondendo non solo con l’alleviamento dei sintomi, ma anche per vie fisiologiche e misurabili”

In questo nuovo articolo della rubrica benessere mi piace condividere con te le ricerche che la dottoressa Lissa Rankin racchiude nel suo libro “La mente supera la medicina.

Parliamo del famoso “effetto placebo” e ci domandiamo se la mente può farci guarire o quantomeno facilitare il processo di autoguarigione.

L’effetto placebo

Come tutti gli scienziati, conoscevo da tempo l’effetto placebo. Finti trattamenti consistenti in pillole zuccherine, iniezioni saline e chirurgia simulata vengono abitualmente impiegati nei moderni test clinici per determinare se un certo farmaco, trattamento o intervento chirurgico è davvero efficace.

Il termine placebo, in latino “io piacerò”, si è affacciato nel gergo medico tantissimo tempo fa, per indicare trattamenti inerti ordinariamente somministrati a pazienti nevrotici al fine di sedarli.
Per secoli, i medici hanno prescritto trattamenti senza alcun dato clinico che ne dimostrasse l’efficacia.
Nessuno metteva in dubbio i trattamenti prescritti dal medico, né qualcuno faceva studi per accertare cosa fosse efficace e cosa no.

Solo alla fine del XIX secolo, l’idea di usare il placebo nella ricerca clinica cominciò a farsi strada. Poi, nel 1955, il Journal of the American Medical Association pubblicò un articolo che fece storia, opera del dottor Henry Beecher e intitolato The powerful placebo: “Somministrando acqua salata o ingredienti inerti si ottenevano miglioramenti in un terzo dei casi, e non soltanto nella mente, ma in modi concreti, fisiologici e osservabili nel corpo”.

Da un giorno all’altro, “l’effetto placebo” divenne un pilastro della medicina moderna e nacquero i test clinici che ancora oggi vengono effettuati. Ai tempi nostri, infatti, uno studio scientifico che voglia essere considerato valido deve dimostrare che gli effetti curativi del farmaco o dellintervento chirurgico in esame superano quello del placebo.

Prima di cominciare la mia ricerca, non mi ero mai davvero posta la domanda: perché nei test clinici la gente migliorava anche semplicemente ricevendo una pillola zuccherina?

Se nei test clinici una certa percentuale di persone migliorava semplicemente perché queste credevano di stare ricevendo un farmaco o un intervento chirurgico autentici, la loro reazione era provocata unicamente dalla mente. Questa realizzazione mi lasciò senza fiato.

Alcune prove

Ecco alcune prove del fatto che il pensiero di stare ricevendo un farmaco o un intervento chirurgico è sufficiente per provocare un sollievo vero e verificabile dei sintomi.

  • Metà dei pazienti di asma riferisce di un alleviamento dei sintomi dopo aver fatto ricorso a un inalatore o un’agopuntura finti.

  • Circa il quaranta per cento delle persone affette da mal di testa migliora grazie a un placebo.

  • Metà dei pazienti di colite si sente meglio dopo un placebo.

  • Più della metà dei pazienti di ulcera vede alleviati i propri sintomi grazie a un placebo.

  • Una finta agopuntura elimina le vampate di calore nella metà dei casi.

  • Fino al 40% delle donne sterili resta incinta assumendo finti “farmaci della fertilità”.

  • Per quanto riguarda l’alleviamento del dolore, i placebo sono quasi altrettanto efficaci della morfina.

  • Numerosi studi dimostrano che l’effetto piacevole dei farmaci antidepressivi può quasi sempre farsi risalire all’effetto placebo.

Continuando le mie ricerche, non riuscivo a venire a capo delle informazioni che stavo ricevendo. Di certo, le prove che stavo raccogliendo sembravano convincenti.

Quando i pazienti – non solo quelli creduloni, ma tutti – pensano di guarire, una buona percentuale di essi migliora davvero. Ma questo non saziava la mia curiosità.

Potevo anche accettare che l’alleviamento dei sintomi fosse, in realtà, una faccenda di testa. Cos’altro è il dolore, dopo tutto, se non una percezione mentale?

Se è vero che la mente può guarire il corpo, deve esserci un modo per dimostrare che il corpo sta rispondendo non solo con l’alleviamento dei sintomi, ma anche per vie fisiologiche e misurabili. Pertanto, la fase successiva del mio studio mi condusse alla ricerca delle prove che non è tutta una questione di testa, ovvero che le convinzioni mentali possono effettivamente alterare la fisiologia corporea.

Poiché esistono centinaia di migliaia di test controllati tramite placebo, trovare una risposta non era impresa da poco, tanto più che la maggior parte degli studi a me noti valutava sintomi come mal di testa, dolori alla schiena, depressione e diminuzione della libido, tutti notoriamente difficili da misurare.

L’alleviamento di sintomi del genere è molto soggettivo. Non esiste una misurazione oggettiva in grado di dimostrare l’attendibilità di quanto viene riferito. Ciononostante, alla fine riuscii a trovare le prove che, almeno in una certa percentuale dei casi, nel corpo si verificano trasformazioni autentiche come risposta a un placebo.

Grazie al placebo:

  • ai calvi crescono i capelli

  • la pressione diminuisce

  • le verruche scompaiono

  • le ulcere guariscono

  • i livelli di acidità di stomaco calano

  • l’infiammazione al colon si attenua

  • i livelli di colesterolo crollano

  • i muscoli della mascella si rilassano

  • la tumefazione in conseguenza di un intervento dentistico si sgonfia

  • nei pazienti di Parkinson i livelli di dopamina cerebrale aumentano

  • l’attività dei globuli bianchi migliora

  • i cervelli delle persone che riportano un alleviamento dei sintomi “si illuminano” nei test di imaging.

Queste scoperte mi convinsero. Il placebo non cambia solo il modo di percepire, ma anche la biochimica. È qui che le cose cominciano a farsi davvero interessanti.

Le conseguenze biochimiche dell’effetto placebo sono in grado di mettere in discussione tutte le nostre idee sulla malattia.

In conclusione

La spiegazione più ovvia e a cui ci piacerebbe credere è che i pazienti provano un alleviamento dei sintomi e subiscono alterazioni fisiologiche perché pensano che queste cose accadranno. In altre parole, la convinzione che ti sentirai diversamente, ti porta a sentirti diversamente. Ma la convinzione positiva potrebbe non essere l’unica causa della risposta corporea.

La seconda spiegazione dei miglioramenti clinici riscontrati è il condizionamento classico. Se sei abituato a ricevere un farmaco da una persona in camice bianco e dopo a sentirti meglio, forse sarai condizionato a sentirti meglio anche quando riceverai una pillola zuccherina da una qualsiasi persona con un camice bianco.

La terza spiegazione che è i pazienti che partecipano a test clinici ricevono supporto emozionale.
Tutti vogliamo sentirci visti, sentiti e anche amati e già questo basterebbe ad alleviare i sintomi e stimolare un cambiamento fisiologico positivo, sempre grazie al legame corpo/mente.

Un’ultima spiegazione è che alcuni pazienti migliorano perché la malattia si risolve da sola. Dopo tutto, il corpo è un organismo che si autoguarisce e cerca sempre di tornare all’omeostasi. Dunque, anche se si mettono i pazienti in una stanza buia, senza cure né attenzioni personali, una certa percentuale di loro migliorerà comunque.

Insomma, l’effetto placebo conferma semplicemente l’esistenza di un legame corpo-mente e l’innata capacità del corpo di autoguarigione.

Abbi cura dei tuoi pensieri!
Ci rileggiamo presto.

*Sono un’anima in cammino nel suo percorso di ricerca ed evoluzione. Ho creato VisioneOlistica.it per diffondere risorse utili per il proprio benessere naturale, la crescita personale e spirituale. In questa rubrica ti racconto quello che ho imparato nel mio percorso, cercando di offrirti spunti utili per il benessere di corpo, mente e spirito.

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