rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Blog

Ecco Selfie, l’altra Napoli raccontata dai suoi protagonisti

La morte “accidentale” di Davide Bifolco: parte da qui il film di Agostino Ferrente

Nel 2014 per le vie del Rione Traiano di Napoli tre sedicenni senza casco su uno scooter venivano inseguiti da una gazzella dei carabinieri e uno di questi ragazzi, Davide Bifolco, scambiato per un latitante, veniva freddato da un colpo d’arma da fuoco “accidentalmente” (questa la versione ufficiale) partito dalla pistola di uno dei carabinieri. Come spesso accade “giustizia non è fatta” e vittima non sarà il solo Davide ma anche suo fratello. E le cicatrici rimangono indelebili anche per i suoi amici a distanza di anni.

Da questo fatto di cronaca parte il progetto del documentario Selfie (nelle sale dal 30 maggio), diretto dal regista foggiano Agostino Ferrente, già autore dei doc L’orchestra di Piazza Vittorio e del notevole Le cose belle (che metteva al centro della vicenda sempre adolescenti di Napoli). Il regista mette nelle mani di due amici di Davide, Alessandro e Pietro, due I-Phone con cui riprendersi - come in un video-selfie appunto – filmando ciò che accade alle loro spalle nelle strade del rione. Ne esce un ritratto di un’adolescenza disperata ma vitalissima, e i due attori-operatori sono sorprendenti sia nel modo di riprendere la loro realtà sia nel mettere a nudo i loro sentimenti e i lati più segreti delle loro vite (esemplare nella sua ironia la brevissima scena del WC). Le uniche altre riprese oltre a quelle dei telefonini sono quelle delle telecamere di sorveglianza del bar dove lavora uno dei due ragazzi.

Guardando il film si ride, si piange, si empatizza – naturalmente – con i due, che a 16 anni sono capaci di riflettere in modo non convenzionale su temi all’apparenza più grandi di loro, ci si indigna per l’accaduto (anche se è quanto di più lontano dal film-inchiesta) e si pensa che, senza questo piccolo grande film, la morte di Davide sarebbe stata una morte violenta come tante nelle strade di Napoli, dimenticata come la scia di morte e disperazione che l’ingiustizia di Stato ha portato dietro con sé.

Prodotto da Arte France e Magneto in coproduzione con Casa delle Visioni e con Rai Cinema in collaborazione con la stessa Luce Cinecittà, Selfie è da non perdere per il suo linguaggio unico e innovativo e per la quantità di emozioni capace di suscitare nei 75 minuti di durata. 

Le parole del regista Ferrente: “Napoli è narrativamente stata raccontata tante volte, ma non volevo fare la solita ‘cartolina’, coi palazzoni e il degrado. Era un modo di dare voce a chi in quelle strade ci abita, e il cellulare, a differenza di una videocamera, è uno strumento versatile e che tutti possono usare. Eventi come la morte di Bifolco possono accadere a Rione Traiano come a Buenos Aires, o a Città del Capo o nelle Filippine. Se Davide fosse stato un borghese, probabilmente a sparare ci avrebbero pensato due volte. Poteva essere il figlio del notaio, o del farmacista, o del commercialista. È giusto che anche i ragazzi si raccontino e riflettano su quello che gli accade intorno. Non possiamo sempre vederlo dal punto di vista dello scrittore, del sociologo o dell’antropologo”.

Gli altri articoli del blog

La valigia dell'attore, intervista a Federico Rosati

Londra, il lavapiatti e il razzismo: una storia vera

First Reformed e gli Oscar in nero

Terni e Pittsburgh, tra horror e acciaio. Inseguendo il lieto fine

La Gente Resta: la fabbrica, l’inquinamento e la vita

Il curioso caso di Sex Cowboys

Suspiria versus Creed II, il cinema raffinato sfida i pugili

Papigno memories, quando gli studios vivevano di cinema

L'acciaio e i tronisti, il lungo sogno della Hollywood sul Nera

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ecco Selfie, l’altra Napoli raccontata dai suoi protagonisti

TerniToday è in caricamento