“Nuovo codice di comportamento dei dipendenti pubblici, così si fa terrorismo psicologico”
L’intervento di Daniele Lombardini, responsabile lavoro e digitale Pd Umbria: “Oltre tre milioni di lavoratori del comparto pubblico ricattabili in rete per le loro opinioni verso ogni livello della pubblica amministrazione”
“A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” e le novità previste dal nuovo codice di comportamento dei dipendenti pubblici in vigore dal 14 luglio 2023 destano più di qualche preoccupazione.
A valle delle condivisibili esigenze di sicurezza di protezione delle informazioni sensibili, di rispetto per le istituzioni e dell’uso responsabile delle nuove tecnologie nel contesto lavorativo, appaiono assolutamente ambigue e pericolose alcune modifiche introdotte in materia.
Se infatti da una parte, relativamente all’uso dei social media, l’articolo 11-ter prevede che “il dipendente utilizzi ogni cautela affinché le proprie opinioni o i propri giudizi su eventi, cose o persone, non siano in alcun modo attribuibili direttamente alla pubblica amministrazione di appartenenza” – cosa peraltro ridondante nel 2023, laddove le PPAA prevedono già regolamenti di policy sia interna che esterna - dall’altra si specifica che “in ogni caso il dipendente è tenuto ad astenersi da qualsiasi intervento o commento che possa nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della pubblica amministrazione in generale”. Ossia, viene meno il criterio del vincolo di appartenenza. Tutti sono perseguibili: ogni dipendente che esprima un’opinione “lesiva” su qualsiasi pubblica amministrazione.
Con il potenziale di ridurre ogni forma di dissenso di 3.250.000 lavoratori del comparto pubblico, ricattabili in rete per le loro opinioni verso ogni livello della pubblica amministrazione. A colpi di screenshot e denunce. Da Facebook a Whatsapp, da Instagram a Linkedin. Nessun social escluso. È il metodo Zangrillo/Meloni per la gestione del consenso.
Quali saranno le condotte sanzionabili? Quali gli interventi e i commenti che “possono nuocere” al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione? Un’indeterminatezza (voluta?) tra l’altro sottolineata anche dal Consiglio di Stato, che inficia sia la ricerca di una omogeneità nell’applicazione di una norma per tutta la PA e apre praterie per la giurisprudenza di settore.
Una serie di modifiche al codice che già preludono secondo gli esperti di settore ad un conflitto con i contratti del pubblico impiego, ma che intanto brandiscono l’arma di un sottile, neppure così tanto, terrorismo psicologico sui dipendenti.
La voglia di soffocare il contraddittorio nel Paese da parte della destra non passa soltanto attraverso le epurazioni nel servizio pubblico radiotelevisivo, ma passa attraverso tante forme di intimidazione culturale, anche nel posto di lavoro.
Come Partito democratico non abbasseremo l’attenzione su tutto ciò che mira a restringere il perimetro della libertà di espressione degli individui, la serenità dei lavoratori e la possibilità di esprimere dissenso.
*responsabile lavoro e digitale Pd Umbria