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Progetto stadio-clinica, spazi commerciali nel mirino e scenari futuri: “Il centro storico subirà ancora una penalizzazione”

Il pensiero di Lucia Rossi segretaria generale della Filcams Cgil: “Non siamo contro l'espansione del commercio ma sappiamo benissimo, perché li viviamo quotidianamente, quali sono i problemi”

Un confronto serrato su un tema alquanto complesso. Il Consiglio comunale di Terni ha dato il via libera alla proposta di variante semplificata allo strumento urbanistico, relativa al progetto stadio-clinica. Diciannove i voti favorevoli e sei le astensioni, al termine della votazione di Palazzo Spada. I consiglieri comunali Alessandro Gentiletti e Francesco Filipponi, dopo aver raccolto le posizioni delle associazioni di categoria, hanno presentato un emendamento (17 contrari e 8 favorevoli) al cui interno è stato richiesto di “Modificare la destinazione commerciale di ulteriori 5700 mq, in destinazione a servizi”.

Il tema del commercio è dunque tornato a Palazzo Spada, seppur stavolta strettamente collegato alla parte della variante che fa riferimento alla città dello sport dove viene richiesto: “Un incremento delle superfici commerciali, fino ad ulteriori 5.700 mq. di superfici di vendita, fermo restando il limite massimo di 2.500 mq. di superficie di vendita per ogni singola struttura”. Ad intervenire sulla propria pagina facebook la segretaria generale Filcams Cgil Lucia Rossi, sempre piuttosto attenta nelle dinamiche del commercio in città

“Da tempo – afferma Rossi - il sindacato sta chiedendo un confronto sul piano commerciale di questa città. La valutazione che facciamo rispetto alle nuove superfici autorizzate alla città dello sport di ulteriori 5700 mq è negativa. Lo avevamo già detto quando il progetto si rese evidente di circa 11000 mq 5000 già in fase di realizzazione e gli altri in fase di autorizzazione. Non siamo contro l'espansione del commercio ma sappiamo benissimo, perché li viviamo quotidianamente, quali sono i problemi”.

I problemi evidenziati: “Primo fra tutti le condizioni materiali delle persone che vivono l'incertezza del futuro, c'è bisogno di un'idea di sviluppo e non di una ulteriore terziarizzazione dell'economia del territorio.

La seconda questione è data da una assenza dell'analisi dei bisogni, non è forse necessario ricostruire reti sociali e spazi di aggregazione che non possono essere sostituiti dalla frequentazione dei centri commerciali. Anche in questa città il primo elemento di fragilità è dato dalla solitudine. Ultimo la competizione tra realtà commerciali, un nuovo supermercato, una nuova attività si scontra con le altre e quello che si scarica in questa competizione puramente consumistica va a scapito delle lavoratrici e dei lavoratori che vedranno le loro condizioni ulteriormente peggiorate con contratti non regolari e con orari già fortemente compromessi”

Lo scenario: “Ricordo a tutti la chiusura di Carrefour che ancora vede i lavoratori non tutti ricollocati. Il centro storico subirà ancora una penalizzazione e il progetto iniziale di un centro commerciale aperto non avrà spazio né futuro. C'è da riflettere senza nessun tipo di pregiudizio ma quello che si sta delineando non offre lo spazio per valutare pienamente il futuro della città. Se Terni è un territorio in cerca di identità - conclude - la vocazione non può essere legata solo alle attività commerciali".

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