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E così Caterina diventò Maria Eletta, portando Terni al centro dell’Europa

La professoressa Rosella Mastodonti ricostruisce la storia della Serva di Dio: fa parte delle radici identitarie della nostra città

Ho incontrato Caterina Tramazzoli mentre costruivo, insieme ad un grande numero di istituzioni educative sparse in ogni angolo d’Europa, il mio primo partenariato europeo. Mentre lavoravo su Praga, la sua presenza, prepotentemente entrata nella mia vita, mi ha proiettata nel passato di Terni: in realtà Caterina - nata non lontano dalla chiesa di San Giovannino, all’incrocio tra il cardo ed il decumano della antica Interamna, nei primi anni del ‘600 - mi conquistò al primo sguardo da una immaginina trovata in una chiesa di campagna. Divenuta, con il nome di Maria Eletta, Carmelitana Scalza, Caterina avrebbe concluso la sua vita complessa, non priva di colpi di scena, di angosce e di gloria, nella lontanissima Praga, in uno dei secoli più tormentati della storia d’Europa.

Una immediata identificazione ed un grande fascino intellettuale oltre che spirituale continua ad esercitare questa nostra concittadina, appartenente ad una famiglia ternana patrizia, non di altissimo lignaggio, rimasta orfana precocemente e protagonista di una scelta di vita claustrale totale, di povertà e deprivazione assoluta, che la ha condotta verso un difficile, ma bellissimo cammino lungo le strade d’Europa, in una fase storica tormentata da conflitti religiosi, guerre, invasioni.

Incredibile ed avventurosa la biografia di questa giovane, mai uscita - sino alla scelta della clausura - dalla Valle incantata, come i giovani aristocratici, intellettuali e artisti europei del Grand Tour avevano cominciato a chiamare, proprio a partire da quel secolo cruciale, la valle ternana, attraversata dal Nera e dalla Via Flaminia.

caterina tramazzoli-2Entrata giovanissima nel Carmelo appena fondato a Terni, Maria Eletta viene catapultata, appena concluso il noviziato, in un viaggio europeo incredibile per i tempi. Il suo cammino religioso l’avrebbe condotta lontano mille anni luce dalla piccola provincia ternana, dapprima a Vienna, la capitale asburgica del Sacro Romano Impero, impegnata sul fronte dei pericoli turco e protestante dove la coppia imperiale attendeva le quattro fondatrici del Carmelo viennese, due da Terni e due da Genova, tra cui la giovane Caterina.

Dopo incredibili peripezie giungono finalmente a Vienna, nello splendore incredibile della Corte, accolte, in tutto lo sfarzo dei palazzi reali, dall’Imperatore Ferdinando II e da sua moglie, Eleonora Gonzaga, che tanto avevano voluto il loro arrivo e la fondazione del Carmelo. Ora la giovane ternana è a Vienna, nel Carmelo frequentato dalla Imperatrice e dalla sua corte: a Caterina è persino concesso di intravedere appena, dalla rigida clausura, le raffinatezze della corte imperiale quando, improvvisamente, le giunge l’incarico di grande responsabilità della fondazione del Carmelo di Graz in Stiria, territorio della avanguardia cattolica ancor più esposto al pericolo turco, dove Maria Eletta darà prova pluriennale di grande saggezza amministrativa oltre che di profonda spiritualità.

La nostra concittadina possedeva doti davvero eccellenti, al punto da determinare la scelta dell’Ordine di spingerla ancora oltre, al di là della frontiera austriaca, verso territori di confine esposti alle turbolenze, alle tensioni e alle lacerazioni nel mondo della cristianità, caratterizzanti il secolo. Caterina non tornò più a Terni, rimase per tutta la vita nei territori imperiali, impegnata nella dialettica con le più alte autorità politiche; a Praga è morta ed è lì conservata nella teca di cristallo, in Castello, nella chiesa del Carmelo, venerata dalle monache praghesi come loro fondatrice e madre.

Questa vicenda di storia locale ha le sue radici a Terni ed è culminata con la Causa di Canonizzazione della Serva di Dio Maria Eletta di Gesù in Vaticano.

Molti anni con Maria Eletta nel cuore, durante i quali “… lo sguardo - che mi aveva sedotta da un bellissimo antico ritratto - acuto e coraggioso senza essere spavaldo, sensibile ma non sognante, tenero e pieno di cose, sicuramente appartenuto ad una ragazza straordinaria” ha continuato ad intrattenere un dialogo interiore che si alimenta ancora.

L’amico Giampiero Raspetti, la cui ‘missione della vita’ è la valorizzazione della sua amatissima città, da poco mi ha onorata del coinvolgimento in un suo bellissimo progetto editoriale focalizzato sulla disamina delle molteplici sfaccettature della nostra identità locale, insieme ad un eccellente  gruppo di intellettuali, da lui coordinati, impegnati nella conoscenza e nella progettazione di un  futuro possibile per Terni: dentro questo progetto di enucleazione delle radici identitarie della città, i riferimenti a questa figura della nostra storia locale contribuiscono a consolidare la consapevolezza di come, nel XVII secolo, la nostra città tra i fiumi fosse pronta a diventare una punta di diamante della tormentata storia del tempo e di quanto, in questo processo, Caterina Tramazzoli fosse elemento fondamentale. Perché non raccogliere dunque, fino in fondo, la tensione culturale connessa alla sfida della valorizzazione di questa presenza femminile nella storia della nostra città che, purtroppo, non è ancora riuscita ad innestarla fino in fondo nel suo patrimonio identitario, lasciandola confinata dentro una nicchia riservata, quasi segreta?

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