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“Leggi e conti che non tornano, ecco perché il nuovo ospedale di Terni non si farà mai”

L’intervento di Emanuele Fiorini: “Struttura irrealizzabile con il sistema del project financing, in Abruzzo hanno chiesto e ottenuto soldi dal ministero. Come mai noi non ci abbiamo neanche provato?”

Il 31 maggio l’assessore ai lavori pubblici nonché vicesindaco, Benedetta Salvati, in consiglio comunale ha illustrato il documento unico di programmazione, il principale strumento per la guida strategica e operativa di un Comune, illustrando la volontà di realizzare il nuovo ospedale di Terni in project financing.

Non solo lei. La presidente della Regione, Donatella Tesei, durante una recente conferenza stampa tenutasi a Terni, ha assicurato che il project financing del nuovo ospedale di Terni è al vaglio, per non parlare dell’assessore regionale Enrico Melasecche.

A mio avviso, però, c’è qualche problema che sfugge: il nuovo ospedale di Terni in project financing è irrealizzabile.

Andiamo per ordine: ricordo ai diretti interessati, che lo dovrebbero ben sapere, come il project determini per le aziende sanitarie costi di gestione che, in alcuni casi, sono superiori rispetto alla vecchia gestione interna o rispetto al precedente sistema dell’appalto, del 30, 40, 50% e per la durata di decenni.

Sulla incompatibilità del project financing nella costruzione di ospedali pubblici si è duramente espressa la Corte dei conti sia dell’Emilia Romagna, con deliberazione n° 5 del 2012, sia del Veneto, con delibera n° 196 del 2018, evidenziando come in questo caso non si generino flussi di entrate che possano sostenere correttamente il finanziamento del progetto, conseguenza di ciò è la definizione di accordi che scaricano sul pubblico i rischi di impresa.

Il project financing diventa così per il privato una fonte di rendita garantita e per il pubblico una fonte di aumento di costi e del debito pubblico.

Nei primi mesi del 2021 un gruppo privato ha presentato il project financing per l’ospedale di Terni alla giunta regionale, soggetto titolare della programmazione ospedaliera sia per gli aspetti di edilizia sanitaria che assistenziale, utilizzando una procedura prevista dal codice degli appalti che consente alle imprese private di proporre progetti di opere pubbliche.

Tale progetto si caratterizza per la rilevanza strutturale all’interno della rete ospedaliera regionale. L’ospedale di Terni, infatti, da solo rappresenta circa il 25% dell’intera offerta di posti letto del SSR umbro e quindi la giunta regionale rappresenterebbe il soggetto più titolato per assumere la decisione di accogliere o respingere la proposta.

La giunta regionale, invece, ha ritenuto di non occuparsi della proposta incaricando di ciò l’azienda ospedaliera come soggetto interessato. Non è privo di interesse capire come la Regione abbia passato la palla della proposta della valutazione del progetto all’azienda ospedaliera. Sembra che l’impresa abbia formulato la proposta ex novo, lasciando la Regione completamente estranea alla vicenda. A tale riguardo è da verificare se esistono, oltre alle dichiarazioni rilasciate alla stampa, degli atti concreti che impegnano la giunta regionale su questo terreno. Dalla lettura del Piano Sanitario non si direbbe.

Qui nasce in un primo momento il sospetto che ci si trovi di fronte ad un’operazione tutta di immagine e priva di sostanza. È molto strano che l’assessore nonché vicesindaco del Comune di Terni, la presidente della Regione e gli assessori regionali non abbiano cognizione della differenza che corre tra programmazione e gestione. La programmazione è una funzione tipica regionale, mentre la gestione è tipica dell’azienda ospedaliera. Il ribaltamento dei ruoli può generare qualche confusione nei livelli di responsabilità.

La domanda a cui questi amministratori pubblici dovrebbero fornire risposta è se un’azienda ospedaliera possa caricare un debito sui propri futuri bilanci per 20 anni e non per 30, perché la legge regionale prevede forme di indebitamento per un massimo di 20 anni. Quando qualcuno parla di 30 anni o sa di mentire o non conosce le norme regionali. Non possono neanche ignorare cosa prevede la legge nazionale n° 350/2003 Art. 3, che stabilisce il principio generale secondo cui il ricorso all’indebitamento è consentito solo per spese di investimento. Tale legge sottolinea poi che spetta alla Regione disciplinare la procedura con riguardo alle aziende sanitarie locali e ospedaliere.

Infatti la legge regionale 9 aprile 2015, testo unico in materia di sanità all’art. 70 comma 3, cita: “Le aziende sanitarie regionali, ai sensi e per gli effetti dell' articolo 3, commi da 16 a 21, della legge 24 dicembre 2003, n. 350 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato legge finanziaria 2004), possono ricorrere, previa autorizzazione della giunta regionale, all’assunzione di mutui o di altre forme di indebitamento, di durata non superiore a venti anni, fino a raggiungere, con l’ammontare complessivo delle rate di ammortamento, comprensive di capitale ed interesse, il 15% delle entrate proprie correnti o dei ricavi netti e proventi di esercizio previsti nel bilancio preventivo economico dell'anno in corso, con esclusione delle quote assegnate a titolo di fabbisogno sanitario standard e delle sopravvenienze, insussistenze e plusvalenze attive”.

Le entrate proprie dell’ospedale di Terni, utili per calcolare l’indebitamento, sono di circa 8 milioni di euro, dei quali si può utilizzare solo il 15%, dunque circa 1,2 milioni annui quando per pagare il project financing servirebbero circa 12 milioni annui. Esiste, quindi, un tetto all’indebitamento che dista anni luce dai fabbisogni prevedibili per il project. Come pensano di fare?

È vero come detto sopra che un privato può presentare un project financing, ma è anche vero che l’art. 183 comma 15 del codice degli appalti prevede che la stazione appaltante deve valutare la fattibilità della proposta entro il termine perentorio di 90 giorni. Qui è passato circa un anno e ci si sta ancora bloccando tra incertezze: forse non sapete come dire ai ternani addio al nuovo ospedale?

Da ultimo, considerando che come detto sopra il dirigente generale dell’ospedale di Terni, dottor Pasquale Chiarelli, si deve occupare di gestione e non di programmazione e che nella gestione sta facendo disastri dietro disastri, sembrerebbe che abbia sottoposto il project anche al vaglio di consulenti esterni, che prestano la loro opera sicuramente in maniera non gratuita, dunque utilizzando soldi pubblici. Ma a quale scopo? Può farle? E se il progetto non si realizza, chi li restituisce questi soldi?

A questo punto e alla luce di queste ultime constatazioni viene da porgersi il quesito sul reale coinvolgimento della struttura aziendale nell’istruttoria della proposta e sulla competenza professionale di chi sta valutando la documentazione. A tale riguardo l’Anac ha emanato delle linee guida che sarebbe interessante verificare.

Cari amministratori umbri e ternani, concludo ricordandovi che la Regione Abruzzo - il cui presidente è esponente di Fratelli di Italia, stesso partito che in Umbria amministra sia in Regione che in Comune insieme alla giunta di centrodestra - ha respinto tre project financing chiedendo risorse al ministero, risorse che gli sono state concesse per 200 milioni, per realizzare il nosocomio. Ed in Umbria neanche avete vagliato la possibilità?

Come mai non li abbiamo chiesti anche noi per realizzare il nostro ospedale mentre i ternani, con le proprie tasse, hanno contribuito alla realizzazione degli ospedali pubblici del resto dell’Umbria?

*consigliere comunale

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