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“La fontana dello Zodiaco va fermata, pessima esecuzione del castello metallico: inutile negare la verità”

L’intervento dell’assessore regionale Enrico Melasecche: “Vanno accertate le cause di questo mezzo disastro. È inutile continuare a raccontare teorie balzane”

La fontana dello Zodiaco è uno dei simboli di Terni e come tale è stata riqualificata con un impegno forte e convinto dopo troppi anni di tergiversazioni, di dubbi, di estenuanti quanto inconcludenti trattative con la serie di soprintendenti che si sono succeduti fino al 2019. Quel cantiere si presentava alla giunta Latini, nella primavera del 2018, recintato con bandoni di lamiera, come abbandonato da lustri, con materiali sparsi ovunque, pioppi che crescevano più delle persone, con i vecchi mosaici ridotti in condizioni drammatiche ed il vecchio castello ricostruito dopo i bombardamenti riverniciato in superficie ma con evidenti segni di ruggine che evidenziavano molti punti critici soprattutto nelle saldature che avevano resistono da oltre sessant’anni. Da assessore ai lavori pubblici ho affrontato anche quel problema, dalla evidente complessità, con l’unico approccio possibile: definizione degli interventi concordati passo passo con la soprintendenza, predisposizione di un piano adeguato di recupero, acquisizione dei finanziamenti oltre quelli generosi della Fondazione Carit perché, va ricordato, è semplice fare mutui da parte di un comune in ottime condizioni di bilancio ma è quasi impossibile procedere nelle spese elevatissime per un cantiere vincolato come quello quando il Comune era da pochi mesi dichiarato in dissesto con i commissari governativi piazzati a palazzo Pierfelici.

Per giungere quindi alla riapertura, oltre alla picconata simbolica che fui costretto a dare al lucchetto di cui non sembrava fosse possibile trovare neanche più le chiavi, ci volle del bello e del buono ed una pazienza certosina. A fine 2019, quando le elezioni in Regione mi portarono ad altro impegno, la situazione era ormai positivamente quanto definitivamente avviata verso la soluzione. Occorreva soltanto eseguire a regola d’arte quanto stabilito, tutto già finanziato dagli sponsor che ringrazio per la generosità dimostrata in tempi peraltro non facili per l’economia. Giunti alla inaugurazione, cerimonia splendida, fontana illuminata nella notte, molti selfie, qualcuno si era persino dimenticato nell’entusiasmo di ricordare chi aveva riavviato il tutto, in sostanza la parte di gran lunga più difficile dell’intera operazione.

I dolori sono venuti successivamente, quando da vari mesi si sono notate delle anomalie al castello metallico ricostruito ex novo da una ditta incaricata dal relativo sponsor. Due i problemi: la vernice bianca sulle superficie zincata cominciava a perdere pezzi vistosissimi come se avesse la lebbra e, problema maggiore, dalle lame da cui sgorga l’acqua ha cominciato a formarsi una ruggine sempre più invadente e consistente tale da insozzare in modo terribile l’acqua che ricadeva sui mosaici cominciando gradualmente a coprirli di una patina prima giallastra, oggi rossastra, che sta diventando sempre più consistente.

La fontana va fermata immediatamente e vanno accertate le cause di questo mezzo disastro. È inutile continuare a raccontare teorie balzane perché è evidente anche ai più sprovveduti che il castello è stato eseguito male, ma, aggiungo, da troppi mesi si sono continuate ad inventare scuse ridicole in merito al da farsi. Ogni giorno che passa la ruggine che sprigiona il castello, non zincato a caldo per immersione nella vasca elettrolitica in tutti gli anfratti del metallo, sta producendo una ruggine pericolosissima. Assessore e sindaco forse avrebbero dovuto prendere molti mesi fa l’unica decisione possibile, scomodissima in campagna elettorale, quella di ammettere il problema affrontandolo a viso aperto di fronte alla città. Meglio tardi che mai perché, come noto, il medico pietoso porta il paziente in fin di vita.

Il Comune deve contestare alla ditta esecutrice la mancanza di professionalità, lo sponsor sarà in evidente imbarazzo ma più di pagare quanto era stato realizzato ben poco avrebbe potuto fare. Il castello va smontato, riportato in officina, sabbiato alla perfezione, zincato e riverniciato solo dopo i trattamenti obbligatori per evitare che il secondo problema del distacco a grandi placche della vernice si ripresenti in futuro. Ricordo che la precedente verniciatura bianca è durata decenni senza che si fossero mai formate le chiazze ampie che purtroppo oggi vediamo. Morale: la professionalità e l’esperienza sono doti che dovrebbe avere ogni pubblico amministratore, in modo da guidare con competenza e risultati certi l’attività di un ente delle dimensioni di un comune come quello di Terni, perché i danni altrimenti che derivano sono incalcolabili, molto di più quelli morali e di immagine rispetto al costo di un intervento oggi necessario che ammonita sicuramente a molto di più di quello dell’intero rifacimento del castello.

In una città in cui la forgiatura dei metalli ed il loro trattamento costituisce professione diffusa e lunga tradizione, è singolare che chi avrebbe dovuto controllare almeno la normale esecuzione di un’opera artistica del genere non si sia neanche reso conto di quello che accadeva ma soprattutto non abbia preso l’unica decisione possibile, perché la politica deve decidere. Attendere ancora significa consentire alla ruggine di addensarsi alla base delle colonne e penetrare nelle stuccature dei mosaici con il rischio di danneggiarli irrimediabilmente. Per vari mesi la vedremo spenta e senza più la struttura metallica e non potremo farci più i selfie. Faccio un appello affinché la nuova amministrazione agisca immediatamente per non distruggere quanto di buono è stato fin qui fatto e quanto la Fondazione ha generosamente donato unitamente agli altri sponsor minori.

*assessore regionale ai lavori pubblici

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