“Se ancora molti cristiani rimangono negativamente colpiti da Rapito, dobbiamo fermarci e ripensare molto seriamente al dialogo”
L’intervento di Avraham Alberto Di Capua: “Inesattezze e falsi storici nell’articolo di Arnaldo Casali. E affermare che i palestinesi sono discriminati in Israele quando, solo per fare un esempio, siedono alla Knesset, il parlamento israeliano, mostra decisamente ignoranza sull’argomento”
Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Avraham Alberto Di Capua in replica ad un articolo di Arnaldo Casali, direttore dell’Istess, che recensiva Rapito, film di Marco Bellocchio.
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Gentile direttore,
la vita di oggi è estremamente frenetica e non sempre si riesce a essere tempestivi, ma ritengo che, se un articolo è pieno di inesattezze, sia importante, anche se in ritardo, correggerle.
Mi riferisco al pezzo di Arnaldo Casali pubblicato il 6 giugno 2023 su Terni Today blog (Rapito, Edgardo Mortara smentisce Marco Bellocchio) che, fin dall’inizio, accusa il film di essere errato dal punto di vista etico e intellettuale.
Tale incipit sarebbe sufficiente per smettere di leggere l’articolo in quanto evidentemente basato su notizie false. Infatti, chiunque abbia studiato il caso di Edgardo Mortara sa riconoscere che quanto narrato nel film corrisponde alla realtà descritta dalla documentazione.
Elenco qui di seguito alcune delle “inesattezze” di cui è pieno l’articolo.
Secondo l’autore, il comportamento di Pio IX verso Edgardo Mortara è decontestualizzato e quindi non si comprende nel film.
Dal punto di vista del canone cristiano, purtroppo nulla è cambiato dal punto di vista legale, infatti, se è vero che la Chiesa vieta i battesimi forzati, è anche vero che tuttora nel canone è presente la clausola secondo la quale, se il battesimo è stato effettuato, è considerato valido: questo è un problema che non è mai cambiato fino ad oggi (ovviamente oggi non sarebbe facile applicarla, ma, comunque, il fatto che sia ancora esistente, vuol dir che per la Chiesa è considerata ancora valida).
Per quanto riguarda il contesto della Repubblica romana e quindi della conquista francese, questo è chiaramente mostrato nel film.
L’autore sostiene che non si tratta di “rapimento” (illegale) ma di “sottrazione” (legale): certamente dipende da quale punto di vista si analizza il fatto storico, da quello ebraico è indubbiamente rapimento.
Infatti, colei che aveva effettuato il battesimo, la donna di servizio dei Mortara, Anna Morisi, era una persona non istruita e quindi incapace di effettuare un battesimo in modo corretto, come dimostrato dalle numerose testimonianze raccolte dall’allora Università degli Ebrei di Roma, conservate presso l’archivio storico della Comunità ebraica della capitale.
Da ciò si deduce che la cosiddetta “sottrazione” del bambino non fosse affatto un limpido atto legale e per questo, quindi, il titolo del film è appropriato.
Il paragone poi che l’autore fa tra Pio IX e i moderni assistenti sociali è anacronistico e ridicolo.
Egli, inoltre, si vanta del fatto che la Chiesa si sia interessata alla “salvezza” delle anime, omettendo completamente soprusi e violenze effettuate per ottenere tale tipo di “salvezza”.
L’autore mostra di ignorare completamente il contesto storico in cui è accaduto il caso Mortara, quando afferma che è tutta una questione di fede, dimenticando che erano in gioco equilibri politici che riguardavano l’Europa tutta.
Nell’articolo sono anche elencati falsi storici, come ad esempio il fatto che il Papa Pio IX avesse aperto il ghetto: in realtà egli tolse i cancelli del ghetto abolendone la chiusura notturna per un breve periodo, per poi, al suo ritorno dopo la Repubblica romana, mettere nuovamente in vigore tutte le leggi restrittive del ghetto, compreso il divieto di uscita durante la notte.
Troppo spesso sono affermati falsi storici che rischiano di diventare essi stessi storia per il solo fatto di essere ripetuti.
È bene quindi sottolineare che il ghetto degli ebrei romani – istituito da papa Paolo IV Carafa nel 1555 e in essere fino al 1870 – è stato abolito non perché qualche Papa ha compreso che era disumano chiudere degli uomini in un luogo regolato da leggi vessatorie, ma semplicemente perché è arrivato l’esercito piemontese che ha creato l’Italia come nazione, dando diritti civili uguali per tutti e abolendo il potere temporale del Papa.
L’opera di Bellocchio mostra in modo crudo quello che era la realtà di allora e la camerata nella Casa dei Catecumeni dove viene portato Edgardo, che incontra lì un bambino ebreo romano anch’egli sottratto alla famiglia, non è un’invenzione letteraria, magari lo fosse, e purtroppo di casi come quello mostrato nel film ce ne sono stati tanti, anche se meno noti, è sufficiente studiare l’argomento per accorgersene.
Malgrado quello che afferma l’autore dell’articolo, il film è pieno di amore, quello della famiglia Mortara verso Edgardo e quello di Edgardo verso la sua famiglia che viene calpestato senza pietà dagli uomini della Chiesa, ma al contempo è pieno di disperazione della famiglia Mortara che si vide sottratto un suo componente in modo violento e ingiusto e fece di tutto per riaverlo, ma senza successo.
L’opera di Bellocchio narra un fatto storico che dovrebbe essere noto a tutti ma, considerate alcune reazioni da parte cristiana al film, evidentemente non è così e questo è un fatto grave: il dialogo non può fondarsi sull’ignoranza, conoscere gli eventi del passato è fondamentale per instaurare un dialogo degno di tale nome.
Se ancora molti cristiani rimangono negativamente colpiti da un film come quello di Bellocchio, come già affermato dal capo rabbino della Comunità ebraica di Roma Riccardo Di Segni, questo vuol dire che dobbiamo fermarci e ripensare molto seriamente al dialogo.
L’autore, inoltre, non riesce a comprendere il comportamento dei genitori di Edgardo perché non conosce il concetto di identità ebraica che è qualcosa che coinvolge tutto l’essere, ovvero sia il pensiero, sia l’azione, sia la spiritualità, sia la materialità, non è scindibile in fede e identità.
Completamente assurdo e anacronistico è poi la fine dell’articolo in cui l’autore mescola la persecuzione dei Papi contro gli ebrei e la situazione nello Stato di Israele, mostrando di nuovo ignoranza, questa volta forse velata di antisemitismo.
Affermando che “i palestinesi sono discriminati tanto quanto gli ebrei lo erano in quello pontificio”, l’autore crea decisamente confusione: posto che la frase non corrisponde alla realtà, egli quindi ammette che gli ebrei erano discriminati – anzi, direi decisamente perseguitati – dai Papi? Ma, allora, si decidesse: se questo è vero, il film di Bellocchio non fa altro che mostrare la realtà.
E, comunque, è bene sottolineare che, affermare che i palestinesi sono discriminati in Israele, quando, solo per fare un esempio, siedono alla Knesset, il parlamento israeliano, mostra decisamente ignoranza sull’argomento.