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“Nessuno può essere animato dal pregiudizio né tantomeno da smodata ambizione di carriera e notorietà”

Referendum sulla giustizia, l’intervento di Sandro Corsi: la vicenda di Enzo Tortora e le battaglie sulla responsabilità civile dei giudici che devono essere ed anche apparire imparziali

sandro corsi-3Era in giugno, il 17 giugno del 1983, avevo 26 anni ed Enzo Tortora venne prelevato alle 4 del mattino dalla propria casa in manette e le foto fecero il giro del mondo.

Cominciai attentamente a seguire quella vicenda e non mi sconcertò solo o tanto l’accusa, né purtroppo le dolorose misure restrittive conseguenti e neanche, nell’evolversi della vicenda, il capire che non vi era una prova ma solo le accuse pelose e strumentali di efferati delinquenti della nuova camorra organizzata che cercavano solo gli sconti di pena per premio delle loro mendaci affermazioni.

No, quello che pur in una cultura già libertaria, mi cambiò profondamente nella considerazione del  rapporto fra cittadino, magistratura e Stato fu l’evidente, accanito, solo successivamente comprovato, PRE-GIUDIZIO dell’accusa ovvero della magistratura requirente che riuscì ad ottenere una condanna in primo grado a dieci anni, poi ribaltata in secondo grado e con chiusura solo in Cassazione di riconoscimento della piena innocenza di Enzo Tortora, integerrimo uomo di cultura e protagonista di una TV popolare e di verità.

Quel volto provato ma non annichilito che disse rivolto ai giudici: “Io sono innocente, lo gridano le carte ed i fatti, io spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi”.

Quella accorate, struggenti parole di grande dignità e la successiva morte dovuta anche certamente ai patimenti subiti mi hanno portato alla consapevolezza che nessuno, soprattutto un procuratore, può essere animato dal pregiudizio né tantomeno da smodata ambizione di carriera e notorietà.

Carriera e promozioni che furono conseguite comunque dai suoi accusatori e ciò plausibilmente con le logiche correntizie del consiglio superiore della magistratura come ha ben descritto il togato Palamara, pratiche e logiche che con questi nostri referendum è possibile sconfiggere.

La legge prevede espressamente che anche l’accusa debba vagliare attentamente, cosa che raramente fa, gli elementi e le prove a discolpa dell’imputato prima di proseguire nella sua azione penale e non distogliersi dalla sua funzione in atteggiamenti di mero protagonismo visivo o nella ricerca comunicativa di blandire l’opinione pubblica in esposizioni personali che, negando la terzietà, tradiscono quel dovere previsto dall’articolo 6 dello statuto universale del giudice ovvero “essere ed anche apparire imparziale” di cui già scriveva Charles-Luis De Secondat al secolo barone di Montesqieu.

Per questo già nel 1987 votai convintamente il referendum radicale sulla responsabilità civile dei giudici ed ora è certo avvincente continuare in questo piacevole e variegato comitato ternano per i referendum sulla giustizia, che mi onora del suo coordinamento e che sta raccogliendo copiose adesioni popolari e tantissime firme, oltre ogni appartenenza. 

                                                                                                          *coordinatore comitato ternano referendum sulla giustizia

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