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Giovedì, 25 Aprile 2024
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“L’unione dei comuni e il Pnrr: attenti ai fumogeni colorati”

Riordino territoriale, il Pd di Ficulle: “Convenzioni, unione e fusione: queste sono le soluzioni contemplate. Noi dopo 8 anni non siamo ancora all’inizio del primo punto”

Abbiamo letto, dopo l’elogio encomiastico e salvifico delle unioni comunali, che come tutto quello di cui si parla di questi tempi, anche la stessa unione dei comuni o comunque la riorganizzazione istituzionale degli enti locali dovrà essere risolta dai fondi del Pnrr, un po’ il lenzuolo corto che si tira da ogni angolo per coprire quello che non coprirà mai, perché se usato così, sempre corto sarà.

A pronunciare queste parole sono gli stessi che il 19 dicembre 2014 ci dicevano che le convenzioni a geometria variabile dei comuni dell’alto Orvietano avrebbero risolto tutti i problemi e poi nel 2016 scrivevano sulla stampa che la convenzione quadro con il Comune di Fabro, altro fumogeno colorato, avrebbe spianato la strada verso il paradiso e avremmo avuto l’unione dell’Orvietano.

Dopo due anni non riusciamo a fare una cosa a cinque e allora la facciamo una a dodici. Gande visione politica.

Dopo cinque anni le funzioni associate con il Comune di Fabro sono passate da 4 a 1. Un altro grandissimo risultato e questi sono fatti incontrovertibili.

Quello di cui si occuperà il Pnrr a livello nazionale e a livello regionale è scritto a chiare lettere nei documenti ufficiali che si muovono rigidamente all'interno delle sei missioni previste dal Next Generation EU.

Per l’Umbria il documento definitivo è dell’aprile 2021 e c'è scritto nome e cognome di tutti gli interventi previsti, è sufficiente andarlo a leggere prima di aprire bocca.

Consigliamo, innanzitutto di leggere e studiare quello che c’è scritto e poi se ne potrà cominciare a parlare.

Chiarita la questione Pnrr, ormai panacea di tutti i mali delle genti italiche, ora parliamo delle leggi invocate per la semplificazione istituzionale, con le relative facilitazioni.

Anche qui leggiamo, studiamo, impegniamoci “nu poco”.

Sui servizi associati e sul riassetto istituzionale è da anni che sia lo Stato sia la Regione Umbria hanno legiferato con aggiornamenti continui, addirittura l’assemblea legislativa dell'Umbria solo da qualche mese ha fatto l’ultima integrazione delle funzioni delle unioni dei comuni.

Come siamo un po’ soliti fare, soprattutto la politica politicante per quattro etti di consenso in più, con un po’ di fumogeni colorati ed un po' di frasi fatte, ci lanciamo nel nulla, buttando la palla in tribuna come faceva il mitico Cetto la Qualunque o meglio ancora “in caciara”.

Il problema vero, come si può facilmente comprendere, è che come sempre la soluzione è la competenza ovvero conoscere quello che si vuole fare, avere contezza delle proprie forze a disposizione, a cominciare dalla generosità della solidarietà, la disponibilità ad aiutare i comuni più in difficoltà, fino all’impegno, alla costanza e al lavoro concreto e non certo le solite chiacchiere che non dicono niente.

Delle chiacchiere vuote non se ne può proprio più.

Ricordiamo che nel nostro territorio ad oggi, l’unico servizio associato fra tutti e cinque i comuni, realizzato dalle amministrazioni di centrosinistra, è il centro per l’infanzia, oggi asilo nido “Le Coccinelle”, un progetto realizzato nel 2000 che ad oggi funziona perfettamente.

Dopo quello, è stato associato il servizio per la raccolta dei rifiuti che però con il subentro della riforma del servizio di gestione e raccolta si è fermato, lasciando il posto a quello cui assistiamo oggi.

Sui servizi sociali, la protezione civile e la gestione del catasto si lavora insieme ormai da decenni.

In questi ultimi 8 anni di amministrazioni “cosiddette civiche” non si è riusciti a costruire un bel niente insieme, anzi si è tornati indietro invece che andare avanti.

Non solo, ultimi a cadere sono stati anche i centri estivi, la cosa più semplice da fare insieme, che negli anni sono stati uno dei servizi fiore all’occhiello dei cinque comuni dell’alto Orvietano.

Ormai nemmeno quelli vengono più svolti in maniera associata.

Questa è la conseguenza del “prima” gli italiani, “prima” i ficullesi, “prima” i montegabbionesi, ecc.ecc.

Un “prima” che si traduce troppo spesso in “solo” e soli non si va da nessuna parte, come i fatti stanno dimostrando, perché il mondo è più complesso delle favole.

Si saranno anche accorti che le limitazioni alle assunzioni, soprattutto per i comuni con una percentuale di spesa per il personale oltre le tabelle previste, crea per i comuni poco virtuosi anche l’impossibilità di sostituire con assunzioni a tempo indeterminato chi va in pensione.

Questo genera il peggioramento complessivo dei servizi che ormai è sotto gli occhi di tutti.

Quindi un po’ di mea culpa dovranno anche iniziare a farla questi signori che pensavano che tutto fosse semplice e facile e magari smetterla di arrampicarsi sugli specchi.

Parlando della realtà di Ficulle, il Comune in questi anni ha fatto convenzioni con i Comuni di: Fabro, Città della Pieve, Chiusi, Montepulciano, un passaggio breve con Porano e ultimamente Castel Viscardo.

C’è tanta confusione sotto al cielo e nella terra del Monaco Graziano.

Con tutti questi Comuni, il Comune di Ficulle non ha in convenzione più di un servizio per ognuno e hanno la presunzione di spiegarci come si realizza l’unione, come si fa a lavorare insieme.

Tutto ciò ha l’aspetto di una barzelletta e pure raccontata male. Intanto iniziassero a farci capire con chi vogliono farla questa unione.

Con il basso Senese, con il basso Perugino, con i comuni dell’Alfina o magari, o come suggerirebbe anche il buon senso, con i vicini di casa con cui già si condividono servizi socio sanitari, asilo nido, assistenza alla popolazione anziana, sistema del trasporto locale, servizi turistici, aree di sviluppo, cultura e secoli di storia comune?

Già che ci siamo, ci dicessero anche che fine ha fatto il piano regolatore intercomunale.

Per ultimo, una puntualizzazione correttiva su quali siano le forme previste dalla legge per associare i servizi tra i comuni: le convenzioni, l’unione e la fusione, queste sono le soluzioni contemplate.

Noi dopo 8 anni non siamo ancora all’inizio del primo punto.

Non siamo nemmeno alle convenzioni, siamo ancora alla convenzione, unica e sola e per di più una diversa per ogni comune diverso, ogni provincia diversa, ogni regione diversa.

Circolo comunale di Ficulle del Partito democratico

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