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Suspiria versus Creed II, il cinema “raffinato” sfida i pugili. E il risultato non è scontato

Il remake del classico horror di Dario Argento e l’ennesimo capitolo della saga di Rocky: cosa hanno in comune? Li abbiamo visti per voi

Suspiria di Luca Guadagnino e Creed II, scritto e interpretato dal veterano Stallone. Due film che non hanno nulla in comune se non il fatto di essere entrambi usciti a gennaio qui in Italia. Bene, io proprio questi due film così distanti voglio mettere a confronto. Il primo è un azzardato remake di un classico dell’horror, Suspiria del Maestro Dario Argento, il secondo è l’ennesimo capitolo di una saga popolare storica, Rocky (anche se questo è il secondo capitolo dello spin-off Creed); il primo un esempio di raffinato (o snob, a seconda dei gusti) film d’autore, il secondo una pellicola di intrattenimento popolare.

Ma perché paragonarli? Oltre perché sono tra le proposte cinematografiche più interessanti di un mese un po’ avaro di titoli memorabili, per spezzare una lancia a favore del vecchio e sano cinema di intrattenimento, che fa tanto storcere il naso ad una certa critica “illuminata”, quella che ha osannato il remake di Suspiria ancor prima che uscisse.

Ecco, Suspiria è un film che Guadagnino dirige con spreco di trovate e sottotesti proprio per colpire quel pubblico cinephile, che infatti lo ha difeso strenuamente dalle (inevitabili) critiche. Il regista ex-critico parte dal soggetto del film di Argento per darne una sua personale lettura in cui orrore, politica, storia, olocausto, femminismo, danza, riferimenti ad un certo cinema tedesco anni 70 e molto altro convergono in un calderone che colpisce (solo) per il barocchismo della messa in scena e dei complicati movimenti di macchina ma – come ha detto Dario Argento dopo averlo visto – “è raffinato, come Guadagnino, che è una persona fine, fa bei tavoli, belle tende, bei piatti, tutto bello ma c'è poca paura. Il mio stile aveva una ferocia e una grinta che il remake non ha”; colpito e affondato. Sarà masochismo quello di Guadagnino, giovane regista che si sente talmente bravo da fare in pochi anni ben due remake di film “storici”: prima di Suspiria aveva diretto A Bigger Splash, remake del francese La Piscina con Delon e Romy Schneider, scomodando nel titolo il grande quadro capolavoro di David Hockney e sprecando un attore come Ralph Fiennes in una sorta di fantozziano Calboni d’autore e affiancandolo ad un Corrado Guzzanti in versione sicula, che pareva appena uscito da uno sketch di Avanzi…un disastro (anche al botteghino)!

Di tutt’altro carattere deve essere il buon Sylvester Stallone, che in Creed II decide di rimanere ai margini del film, interpretando lo stanco allenatore silenzioso e dimesso e lasciando come “eroe” il giovane attore protagonista Michael B. Jordan, Adonis Creed, che si vedrà sfidare dal figlio di Ivan Drago, quello di “Ti spiezzo in due” di Rocky IV, capitolo tra i più criticati della serie per schematismo e visione reazionaria della storia. Le premesse quindi parevano tutt’altro che rassicuranti, invece io ho trovato qui quello che non ho trovato in Suspiria: la capacità di suscitare emozioni senza barare, senza dover ricorrere a trabocchetti per sembrare più originale, per colpire di più, per sembrare di più. Quello di Stallone (e del bravo Steven Caple Jr alla regia) è un cinema classico, lineare, in cui succede quello che deve succedere in un film di Rocky, una parabola di sconfitte e rinascite ma - qui più che in altri capitoli - scritte da uno Stallone con il cuore in mano, regalando anima anche al granitico Ivan Drago (e – sorpresa! – regalando al finora inespressivo Dolph Lundgren la migliore interpretazione della sua carriera) e istillando umanità e verità in ogni personaggio, senza mai perdere il ritmo (le scene di combattimento sono tra le più belle di tutta la saga). E per questo – come ha osservato Adriano Ercolani – è un dramma umano che molto spesso trascende il semplice film sportivo. È un film che parla di affermazione personale come dolorosa ossessione, una storia di uomini incompleti che lottano con le proprie pulsioni più buie.  

Ecco il trait d’union tra questo film e quello di Guadagnino: laddove Suspiria era una storia sulla forza delle donne, che nel film sono implacabili streghe, Creed II è una storia sulla debolezza degli uomini, che nel film sono pugili fortissimi.

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