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"Terni, città aperta ed accogliente per costruire un grande progetto di rinascita"

L’intervento dell’ingegner Giacomo Porrazzini: “Serve un processo virtuoso di trasformazione. Evitare l’installazione di altre fonti emissive di inquinamento”

Per uscire in avanti dalla pandemia è necessario saper trasformare la gravissima crisi attuale in una opportunità di nuovo sviluppo. La sfida è aperta a tutti i livelli, compreso quello della dimensione urbana, della città. Una prova da affrontare e vincere, in particolare, in una realtà come quella ternana, da anni investita da una crisi progressiva della sua industria e del suo modello sociale.

Per riuscire in questa impresa di grandissimo impegno occorre riorganizzare e mobilitare tutte le nostre migliori risorse interne, a partire dai giovani, spesso con alte competenze, oggi tentati dalla fuga verso migliori opportunità. Occorre una visione di economia e società futura, di modello urbano; una visione che non potrà che essere quella di “una città sostenibile”.

Dunque, un contesto insediativo e produttivo in equilibrio e “pace” con la natura; una città aperta ed inclusiva, colta, solidale, innovativa, attenta alle attese ed ai bisogni della gioventù. Se si vuole che il processo virtuoso di trasformazione sia rapido, occorrerà attrarre risorse esterne aggiuntive, non solo economiche e finanziarie, ma anche umane; risorse “demografiche” capaci di ringiovanire e rinsanguare la nostra comunità invecchiata e risorse di competenza, idonee a padroneggiare le nuove discipline “sistemiche” dello sviluppo sostenibile.

La capacità di attrazione della città futura dipende da una pluralità di fattori, fra i quali, prioritari appaiono quelli relativi alla qualità e salubrità dell’ambiente.

Terni, città di prima industrializzazione pesante, siderurgica e chimica, deve risalire una ripida china, sotto questo profilo. La sua immagine, in parte anche a torto, a livello regionale e nazionale è quella di una città segnata dall’inquinamento atmosferico, costituito da polveri sottili, da metalli pesanti e gas ad effetto serra emessi dal ciclo siderurgico. Per questo, in primo luogo, va evitata la installazione di ogni ulteriore grande fonte emissiva di inquinanti per l’aria, le acque ed il suolo. Appare necessaria una innovazione nel processo produttivo delle aziende inquinanti, insieme ad un grande progetto di riconversione energetica.

Un nuovo modello produttivo che, naturalmente, dovrà far leva sulle nuove frontiere della digitalizzazione, della ricerca, dell’alta formazione, della economia circolare e di quella civile, in un quadro di diversificazione dei settori d’attività.

Anche il funzionamento dell’organismo città dovrà essere strutturato su tali innovazioni, a partire dalla sperimentazione di un modello di smart city e di smart land, capace di far funzionare in modo moderno ed efficiente la città e di favorire la ricucitura fra centro storico e direzionale, le periferie e gli antichi borghi che impreziosiscono, da sempre, il nostro territorio e che possono tornare ad essere una risorsa insediativa e culturale di prima grandezza per la città aperta ed accogliente a cui pensiamo e per la quale istituzioni e società dovrebbero provare a lavorare insieme, facendosi protagonisti responsabili ed innovativi di un grande progetto di rinascita.

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