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“Invecchiamento della popolazione, emigrazione giovanile, disoccupazione: Terni è una città avvilita”

L’intervento della segreteria provinciale di Rifondazione comunista: “Occorre fermare la logica imprenditoriale predatoria in luogo di uno sviluppo concordato tra mediazione, controllo pubblico ed iniziativa privata”

Riceviamo e pubblichiamo integralmente un intervento della segreteria provinciale del partito della Rifondazione comunista sulla situazione socio-economica a Terni.

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Un anno fa pubblicavamo uno studio nel quale si analizzava il quadro complesso di sindemia che da tempo caratterizza il contesto del territorio ternano e dell’Umbria meridionale. La sincronizzazione di incidenze involutive legate ai fattori socio-economici, ambientali e culturali, nel quadro di assenza totale di una prospettiva di sviluppo programmatorio delle classi politiche, restituiva un risultato di arretramento degli indici di qualità di vita e dei parametri di sviluppo futuro.

La città di Terni continua ad essere avvilita da una involuzione di tutti gli standard di vivibilità.

Un arretramento costante, certificato ripetutamente da diverse ricerche e statistiche nazionali. Siamo alla dismissione creativa. Una incapacità conclamata di mettere nero su bianco le criticità, le proposte, la visione del futuro. La nostra comunità è ferma. La conseguenza è l’arresto di tutti i vettori economici, sociali e culturali.

Un solo dato: a Terni, negli ultimi dieci anni, la popolazione compresa tra i 20 ed i 40 anni è diminuita di più di 12mila unità. Un calo molto superiore a quello della provincia di Perugia e quello del centro Italia. Invecchiamento della popolazione, alto livello di emigrazione giovanile, disoccupazione e precarizzazione del lavoro, scarsa iniziativa economica, difficoltà di accesso ai servizi pubblici con la sanità devastata e sempre più privatizzata, l’assistenza sociale pesantemente ridimensionata, sono le caratteristiche negative dell’ultimo decennio. L’aumento delle disuguaglianze e delle povertà, il naturale risultato.

Terni dovrà compiere un notevole balzo in avanti per agganciare il trend di sviluppo strategico dell’Italia mediana. Lo dovrà fare attingendo dal proprio particolare patrimonio tecnico, industriale, culturale, sviluppandolo attraverso un attento sviluppo urbanistico ed infrastrutturale, rispettoso, prioritariamente, di tutte le matrici ambientali.

Non meno importante è la rinascita culturale ed artistica della città e lo sviluppo turistico di un territorio con grandi e sottovalutate potenzialità.

Occorre fermare la logica imprenditoriale predatoria in luogo di uno sviluppo concordato tra mediazione, controllo pubblico ed iniziativa privata. Dopo la lunga e dura stagione di lotte ambientali degli ultimi anni, Terni non può tornare al punto di partenza ed al negazionismo iniziale per l’incapacità e subalternità delle proprie classi dirigenti. Una città che perde pezzi ma che continua a regalare alle multinazionali le proprie risorse, come quelle dell’idroelettrico, senza ricadute positive per la collettività ed a privatizzare il patrimonio comune e le aziende partecipate.

Serve produrre uno strappo tra una classe ormai deteriorata ed impresentabile e la ricerca di nuova energia intellettuale e gestionale, per la rinascita economica e culturale della città. Occorre ribaltare le politiche di involuzione ed accumulazione clientelare e trasversale, per una nuova identità di appartenenza ed orgoglio, basata sulla possibilità di sviluppo individuale e collettivo. Bisogna generare una modalità di governo dei processi che sia frutto di analisi e pianificazione e non rincorsa all’esigenza particolare, privatistica, elettoralistica.

Serve aver chiara l’etica, ma anche la linea programmatica di sviluppo e di intervento, di cui economia circolare, difesa e rilancio del sistema sanitario pubblico, transizione ambientale ed energetica sono gli asset su cui realizzare il cambiamento radicale.

Per questo motivo pensiamo che occorra costruire un incontro tra tutte le forze politiche, sociali ed associative che in questi anni, hanno contrastato il declino della città ed il disastro delle politiche liberiste che accomunano centrodestra e centrosinistra. Disastro materiale in termini di impoverimento e mancato sviluppo, disastro immateriale in termini di saltata credibilità della politica come strumento di cambiamento.

Credibilità come processo nuovo che tenga insieme una storia politica, come quella della città, col suo futuro possibile e necessario. Un filo da seguire per rimettere insieme trasformazione individuale e collettiva, culturale e politica, economica e sociale.

A chi non ha tradito l’ideale. A chi non ha intenzione di subire compromessi. A chi ha il coraggio di raccogliere la sfida.

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