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Venerdì, 19 Aprile 2024
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“Terni città orribile? No, è piena di tesori. Ma molti sono dimenticati”

La nota diffusa da Ancestor Confesercenti Terni: “Non mancano le idee e nemmeno gli spazi. Manca forse la volontà politica di far sì che la città non sia solo attraversata ma anche occasione di sosta”

Riceviamo e pubblichiamo una nota di diffusa da Ancestor Confesercenti Terni sulla situazione di turismo e commercio in città.

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Dopo la costituzione dell’Ancestor Confesercenti di Terni, Associazione nazionale centri storici al cui coordinamento è stato chiamato Sergio Giardinieri, sono stati individuati i componenti del comitato che lo affiancherà ed assegnato lo studio delle tematiche proprie della categoria, fermo restando l’univocità delle comunicazioni.

Si tratta di persone impegnate nella società e nel commercio nonché dirigenti Confesercenti: Mario Gallinella avrà l’impegno di approfondire le problematiche del commercio, Alberto Liurni per lo studio e la tutela dei beni architettonici e storici, Carlo Grillini per le tematiche dell’Horeca, Renzo Crisà per la gestione e manutenzione dell’arredo urbano e la qualità dei servizi e della vita dei residenti.

“Ci troviamo oggi - ha detto Giardinieri - in una situazione dove il centro storico, come contesto urbano, necessità di una attenzione particolare per la salvaguardia del patrimonio economico, storico e culturale”.

“La particolarità della difficile situazione economica e sociale - prosegue Giardinieri - impone a tutti gli organismi collettivi, associazioni di categoria e amministratori, di perseguire le azioni necessarie per risollevare il piccolo commercio e l’artigianato recuperando i valori immobiliari dei negozi e delle abitazioni del centro storico”.

Secondo Confesercenti, Terni centro “deve diventare un luogo attrattivo anche per i giovani, recuperando anche spazi e luoghi pubblici, un luogo dove socializzare e stare insieme senza cadere nello sballo o nella droga”.

“L’attuale contesto, profondamente segnato dalle dinamiche della pandemia e trasformato sia sul piano sociale che economico, offre più di una riflessione. Cominciamo col ricordare le parole del geologo Mario Tozzi che ha definito la città ‘orribile’, una città in cui ci passa spesso, una città che avrebbe perso la propria identità, ossia la sua vocazione operaia, e dove però c’è un monumento d’acciaio bello, l’obelisco di Arnaldo Pomodoro”.

“Un insieme di affermazioni, che riprenderemo, e sulle quali si è aperto un dibattito tra gli amministratori e non solo, dove ci ha positivamente colpito la presa di posizione dell’assessore comunale alla cultura che ha voluto ricordare, tra l’altro, che Terni vanta 2.700 anni di storia e che quindi esisteva ed aveva una sua anima prima del 1884. Ci ha colpito perché spesso abbiamo sentito cittadini ed amministratori dire che Terni non è una città turistica, che le sue attrattive sono la cascata delle Marmore, Piediluco e Carsulae e niente più”.

“È vero che per la città di Terni, città dell’acciaio, queste bellezze naturali è storiche fanno il pieno di visitatori e d’incassi mentre la città viene solo attraversata, senza fermarsi, ma questo è colpa della politica e degli amministratori. Terni è anche una città d’autore grazie all’architettura da Bazzani a Ridolfi a Carlo Aymonino; Terni ha e potrebbe raccogliere ed esporre una raccolta organica di archeologia industriale tratta dai suoi stabilimenti siderurgici, chimici, metalmeccanici, elettrici e tessili. Pensiamo solo che, già oggi, un viaggio immaginario ci porta dalla pressa di 12mila tonnellate, un gigante alto 16 metri e 89 centimetri, alla fontana dello Zodiaco con il suo stelo rivestito di acciaio inossidabile alto 24 metri, prosegue per la via Nova, corso Tacito, dove incontra il simbolo del lavoro che viene svolto dall’uomo e dalle macchine, il totem dello scultore Umberto Mastroianni, e giunge alla fine di corso del Popolo dove trova l’obelisco di Arnaldo Pomodoro alto 32 metri. Senza dimenticare l’Hyperion di Agapito Miniucchi, che per i ternani è Benvenuti in California, l’E-Terni dell’artista Giuseppe Maraniello alla rotonda dello Stadi, e i sette pinnacoli in ferro, alti 9 metri, di Giulio Turcato a Piediluco”.

“Terni ha un museo paleontologico allestito all’interno della chiesa sconsacrata di San Tommaso, oggi aperto solo su prenotazione, che possiede un nucleo di materiali, riferibili a 1,8 – 2 milioni di anni fa, tra i più importanti dell’Umbria per la conoscenza dei micro mammiferi del plio-leistocene, ma con un esterno abbandonato all’incuria e al degrado. Ma potrebbe giocarsi anche il sempre nominato ma evanescente museo delle armi, la casa museo di Elia Rossi Passavanti, aperta una sola volta dal 1985, ma anche le scenografie degli studios di Papigno prima che vengano tutte trafugate”.

“E che dire della Terni sotterranea che poco avrebbe da invidiare alle cisterne amerine, ai percorsi narnesi o a Orvieto underground? A cominciare da cosa si nasconde sotto l’opera simbolo della città, quella fontana recentemente ristrutturata con la sua pompa in ghisa datata 1935, opera che ben si sposa con l’opera d’arte di Ridolfi e Cagli, per proseguire con i rifugi antiaerei, un centinaio secondo una circolare del genio civile di cui un’ottantina censiti, con alcuni che nel passato erano stati resi visitabili come quello di via Carrara, palazzo Morelli e Santa Maria Maddalena, almeno fino al 2019”.

“I resti dell’abside di una basilica di epoca romana appartenente al foro, forse databile alla fine del primo secolo avanti Cristo, al di sotto di piazza San Giovanni Decollato, dietro all’ex Palazzo delle Poste, che si trova al secondo piano interrato del parcheggio sotterraneo ma in una situazione di assoluto degrado. All’epoca della scoperta, nel 2000, il ministero acquistò un piano del parcheggio lasciando tutto com’era. Si annunciarono l’organizzazione di visite guidate e la predisposizione di un nuovo museo sulla presenza romana nella città che si stanno ancora attendendo”.

“E si potrebbe ancora proseguire festeggiando la statalizzazione dell’Istituto musicale Briccialdi con forme di omaggio agli artisti e compositori come Giuseppe Cerquetelli, Giulio Briccialdi, Stanislao Falchi, Alessandro Casagrande e il soprano Gina Palmucci (Nera Marmora) solo per citarne alcuni. Non mancano le idee e nemmeno gli spazi. Manca forse la volontà politica di far sì che la città non sia solo attraversata ma anche occasione di sosta per cercare, vedere e comprare. Anche in questo modo si aiutano il commercio e la collettività”.

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