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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Terni, ecco la “città ideale”: “Coscienza e scienza saranno i nostri caratteri distintivi”

L’intervento del professor Giampiero Raspetti: il nuovo cardo sarà la strada di Valentino, il nuovo decumano la strada di Virgilio: “Arte, fede, tecnica e ingegno: è solo da qui che si può ricostruire”

Il nuovo cardo ternano, che chiameremo Strada di Valentino (da Nord a Sud: viale della Stazione, corso Tacito, corso del Popolo, via Turati) sarà riservato alla pietas, al sentimento di affetto e di devozione, alla sensazione cioè che genera amore, compassione e rispetto per gli altri e inonda di vivida luce la futura Terni capitale dei diritti umani. Si tratta di una degnissima rappresentazione dell’essenza più vera dei ternani stessi. Sarà ovviamente dedicato, il nuovo cardo, alle nostre tante testimonianze artistiche come il museo del Grand Tour e il museo delle Cartoline di Virgilio Alterocca da collocare presso i locali dell’ex Banca d’Italia; il museo di San Valentino nello splendido piano sotterraneo - oggi completamente libero - di palazzo Spada, l’obelisco Lancia di Luce, la Basilica del Santo, da far emergere al centro di un curatissimo prato verde, già comprendente le essenze arboree, circa una ventina, piantate negli anni dai miei amici ospiti stranieri (professori universitari o ispettori scolastici), le ginestre con il colore giallo-Vaticano e le rose canine, veri tenui fiori che ben simboleggiano Valentino e il suo delicato amore per tutti. Tanto altro, già progettato con architetti e professionisti, proverò a descrivere in altra occasione.

Tornando al cardo, l’idea fondamentale è quella di ricongiungere sito e parco e l’unica soluzione realmente efficace è quella di immettere viale Turati in un sottopasso (tipo via Guglielmi) nel tratto di circa 200 metri lungo il quale attualmente fa da barriera, recuperando il rapporto diretto esistito fino agli anni ’60 tra sito e campagna; la fusione favorirebbe ulteriori opportunità, che abbiamo già progettato, comprendenti la chiesa delle Grazie e tutto il parco, fino ad arrivare presso vocabolo Staino e di lì continuare il percorso lungo il Nera, quello che ho già chiamato Camminando con Valentino, percorso - da Terni fino alla cascata - di cui già da anni è stata autorizzata e finanziata la pulizia e la viabilità, ma che ancora non si riesce a realizzare per mettere a disposizione dei tantissimi turisti che verrebbero a percorrerlo, da Terni fino al San Valentino di Castel di Lago e a quello di Ceselli. Tre luoghi sacri dedicati ad un unico santo. Infatti il gruppo di studiosi (agiografi, latinisti, medievalisti, architetti e professori) da me coordinato ha dimostrato essere uno solo, quel santo, e proprio il vescovo di Terni!  

Si proseguirebbe poi incontrando il cammino di Francesco e la Spoleto-Norcia, con deviazioni, dalla Basilica di Terni-Stroncone, da Arrone e Polino verso la valle reatina di Francesco. Sono però ormai stanchi di seguirmi i miei tanti collaboratori stranieri (da molta parte dell’Europa) in attesa di sponsorizzare, da parte dei loro Paesi, alcuni tratti di questo mio progetto, Camminando con Valentuino. Ma qui, in Terni, niente: niente si muove, neanche un sospetto, menti assenti ed ottenebrate. Ed è così che si uccidono anche le città, non solo i cavalli! Però sarebbe solo così che si potrebbe dare enorme e giusto valore al Valentino di Terni, fenomeno smisuratamente più importante del cosiddetto Saint Valentine of World di tradizione anglosassone, relativo a quel santo leggendario che i benedettini esportarono in tutto il mondo, ma che, però, ha portato tutto il mondo ad ignorare dove sia e cosa sia la città di Terni e tutto il territorio contiguo.

Il nuovo decumano, che chiameremo Strada di Virgilio (da Est a Ovest: viale Brin, via Mazzini, via Battisti) sarà riservato ad onorare le opere della tecnica, della tecnologia, l’ingegno dei concittadini e del loro lavoro. Anche questa indicazione rappresenta bene l’operosità dei ternani, espressa non in quanto operai, ma come artigiani, contadini, commercianti, persone altamente qualificate per l’accoglienza e la solidarietà, doti effettive che emergono da tutte le vicende storiche cittadine, proprio a cominciare dalla primissima Interamna Nahars. Lungo il decumano, l’Università, il museo delle armi e i reperti museali scientifici presso Ipsia e Itis e, nei 10,5 ettari di Papigno, La città dei giovani, della scienza, della tecnologia, della memoria industriale, comprendente un grande albergo e tantissimo altro già descritto in un mio altro progetto.

Coscienza e scienza saranno così i nostri caratteri distintivi. E questa è Terni, non altro!

Il cardo (cardine) e il decumano (decimanus, decimus) si sviluppano per direzioni perpendicolari, similmente al dieci latino (decem, X) e ripartiscono così il futuro insediamento civile in quattro parti (quartieri). Si osservi come, all’incrocio di queste due direttrici principali, c’è, anche da noi, il forum, il centro nevralgico di tutta la civiltà latina, oggi anche nostro, rappresentato dalla fontana dello Zodiaco, nell’attuale piazza Tacito, per la cui risistemazione invito ad esaminare il pregiato progetto dell’architetto Paolo Leonelli già pubblicato nel magazine La Pagina Umbria, con tanto di gradinata semicircolare per il forum, per una bella vista della fontana, del cardo e del decumano. La fontana dello Zodiaco è l’autentico simbolo del nostro lavoro, della storia di una città che nasce dalle acque (Interamna, tra i fiumi) e che, da sempre, è una sorta di isola galleggiante sopra infiniti corsi e rivi d’acqua. Tanta acqua grazie alla quale potremmo (e dovremmo) realizzare fontane ovunque, anche una per ogni cantone (Terni, la città delle 100 fontane) e tenere aperta la cascata di Terni-Marmore 24 ore su 24 (si esamini anche tale nostro progetto).

Necessiterebbe dunque che chi ha lana cominci a filare, ma occorrerebbe anche che chi non ha nemmeno un pezzo di spago, cominci urgentemente a dedicarsi a lavori a lui più propri e smetta, magari, di criticare quello che fanno gli altri. Quel che rimane, cioè grandissima parte della città, dovrà unirsi per collaborare, dimenticando, per l’occorrenza, appartenenze a credi diversi, a partiti diversi, a suggestioni diverse.

Questo è il mio auspicio, per questo mi impegno strenuamente e in orgogliosa solitudine.

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