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“Terni smart city, servono stati generali per affrontare la sfida della tecnologia”

L’intervento del professor Giampiero Raspetti: basta coi politicanti stantii e chiacchieroni, è arrivato il momento di produrre idee e proposte sicure

La rivoluzione straordinaria che ci accingiamo a vivere, stratosfericamente diversa da tutte quelle precedenti, deve essere analizzata, interpretata, discussa, capita, amministrata, governata. Chi, adesso, sarà in grado di conoscere valutare anticipare il futuro, di certo riuscirà a sopravvivere. Chi si porrà, come sovente accade, dalla parte della opposizione e della reazione al nuovo, si perderà, grazie al suo incarnato patrimonio di ignavia e di ignoranza, nella notte dei tempi, rimanendo un conservatore del nulla.

Cosa avverrà, adesso che essere città intelligente, o smart, non è più un’opzione, una scelta e nemmeno una cosiddetta necessità, ma, lo si voglia o no, uno stato di fatto? Abbiamo oggi la possibilità di comunicare, in contemporanea, con moltissime persone, attraverso i cosiddetti social. Questa attuale, enorme possibilità comunicativa a cosa porterà? Quello che i social mostrano ampiamente e che riguarda moltissime persone sembra essere la conoscenza di fatti e fattacci, poter esprimere, con ostentazione presuntuosa - molte volte ridicola perché frutto di analfabetismo - il proprio parere (l’ignoranza di molti cerca non di rado di attribuire alle proprie opinioni un valore addirittura pari a quello della conoscenza scientifica!) su notizie varie, erigersi a professori.

Si assiste in genere a post malevoli e pesanti (anche ingiurie e offese nei confronti di chi espone le proprie idee) non attraverso argomentazioni logiche però, ma per mezzo di frasi tronche, stizzose, di gente non abituata a fare un discorso, semianalfabeti che, in una pubblica assemblea, non saprebbe mettere neanche due parole una dietro l’altra. Purtroppo anche queste cafonaggini sono oggi sdoganate (e dio solo sa quanto bisogno avremmo invece oggi di cultura e di capacità logiche) ed anche con questa ignoranza che invade i social si dovrà tener conto.

Cosa accadrà adesso che potremo dialogare (anche in video, comodamente assisi in casa nostra) simultaneamente con tutte le persone che ci interessano, venire direttamente a conoscenza dei loro costumi, delle loro idee, dei loro consumi gastronomici, della loro esistenza materiale e della loro essenza spirituale? Stiamo vivendo una rivoluzione anche solo ieri del tutto impensabile! Cosa avverrà adesso che il villaggio globale diventa, con la mediazione di Internet, uno spazio integrato di comunicazione e di partecipazione? Cosa avverrà, adesso che potremo raccontarci, senza difficoltà né ostacoli, storie vere e storie false, chiamate modernamente, quest’ultime, fake news, cioè fandonie e porcate del giorno - cavallo di battaglia di alcuni tristi avventori del trivio politico - adesso che la tecnologia è così potente e dirompente? Cosa avverrà, del commercio e dei mercati, allorché le merci di moltissimi attuali negozi saranno visibili dai monitor delle nostre abitazioni e noi, novelli commessi in casa nostra, potremo analizzare compiutamente qualsiasi prodotto, proveniente da ogni parte del mondo, per poi ordinarlo e riceverlo direttamente? Saremo in grado di approfittare della poderosa e irrefrenabile macchina del turismo che oggi chiede, in particolare, tranquillità e rigenerazione, materiale e spirituale?

La nostra terra, tutta, non solo la Valnerina, che dispone di straordinarie bellezze paesaggistiche, storiche, sacrali, ambientali ed enogastronomiche, saprà creare adeguati progetti e strutture all’altezza delle moderne esigenze? Saprà accogliere e rendere concittadine le tante persone che vorranno abitare una terra come la nostra, luogo sacrale e benedetto, accogliente e socievole, proprio in questa nuova epoca nella quale, per il lavoro, si è ovunque collegati?

Abbiamo davanti a noi un grandissimo futuro. Lo si capisca, prego!

Intanto però Terni e il territorio contiguo stanno languendo. I locali chiudono, non per il virus o per i provvedimenti emanati per cercarne riparo, ma in quanto, sotto la spinta della tecnologia, tutto sta cambiando. Occorrerebbe allora, con immediatezza, dedicarsi ad aspetti qualificanti come conoscenza scientifica e storica, creatività, inventiva, capacità relazionale. Ma chi può farlo? I vecchi, stantii chiacchieroni, quei politicanti semianalfabeti la cui vita civile non è mai esistita o si è rivelata un disastro? No, occorre cambiare i modi della politica, c’è necessità, per essa, di un grande salto culturale, non dobbiamo rimanere inebetiti nelle tane di un’era defunta, la culturera. C’è molto da fare, subito, e non possiamo più permetterci dei dilettanti acchiappini. Dobbiamo, in particolare, essere in grado di aiutare tutti i lavoratori, addetti oggi a quei mestieri che esisteranno solo nei ricordi, perché sappiano quale nuova attività intraprendere. E tutto all’interno di un consesso che cambierà radicalmente, non solo come civitas, cittadinanza, e come civilitas, qualità dell’essere cittadino, ma anche come urbs, insieme degli edifici e delle infrastrutture. A queste ultime ho accennato nel mio precedente articolo. Ed è la cultura, la politica vera cioè, che consentirà di affrontare e sfidare il futuro e di creare sinergie, scoperte scientifiche e tecnologia. Ma se non ci sarà, da parte delle istituzioni locali, una chiamata generale di concorso alla elaborazione del progetto futuro di città e territorio, una sorta di stati generali, con idee e proposte sicure da parte soprattutto degli amministratori stessi, perderemo del tempo preziosissimo perché siamo ormai quasi agli sgoccioli e non riusciremo ad uscirne. Piccoli rimedi o spezzoni di cose, in assenza di un progetto generale, non fanno altro che incancrenire il tutto.   

Spero vivamente che siano in grado di rispondere degnamente all’incarico che hanno cercato ed ottenuto.

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