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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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“Il mito di Ciaurro e l’appello al civismo. Ma nessun cittadino di Terni creda ai nuovi messia”

Verso le elezioni comunali, l’analisi di Sergio Filippi: “Trent’anni fa l’elezione del primo sindaco non socialcomunista, un evento traumatico per i dirigenti della sinistra ma non per i suoi elettori”

Trent’anni fa, nel giugno del 1993, Gianfranco Ciaurro veniva eletto sindaco di Terni. Era il primo sindaco non socialcomunista. Il primo in Italia ad elezione diretta. Vinse da solo al ballottaggio, sostenuto da una lista “civica” improvvisata che in buona parte faceva riferimento ad Alleanza Democratica che voleva essere antesignana del Partito Democratico.

A novembre 1993 scese in campo Berlusconi e fu un’altra lunga fase politica, con il riallineamento di tanti spezzoni politici della Prima Repubblica ed il fiorire di nuove speranze che la Sinistra seppe solo in parte raccogliere e poi ha ulteriormente disperso.

Ciaurro fu rieletto quattro anni dopo con una coalizione di centrodestra non più espressione della cosiddetta società civile. Fu pugnalato alle spalle dai suoi e si dimise nel 1999.

Quella di Ciaurro è stata quindi una esperienza durata appena sei anni.

Dopo di lui, la Sinistra, o meglio il nuovo Centro-Sinistra, riprese a governare il Comune per quasi vent’anni fino al 2018, anno in cui fu sciolto ancora una volta anticipatamente il consiglio comunale e venne eletto un sindaco di destra.

Di acqua sotto i ponti della politica ne è passata tanta ma resiste il mito della elezione del sindaco Ciaurro. Un evento traumatico per i dirigenti della sinistra ma evidentemente non per i suoi elettori che da allora non hanno votato più fedelmente.

Ma perché ancora circola il mito del “civismo” incarnato dal primo Ciaurro?

Beh, intanto perché come tutti i miti ha un fondamento di realtà, forsanche raccontato in diverse versioni. Sempre, però, utile per cercare di interpretare o camuffare l’attualità.

In verità, la cosiddetta società civile che scese in campo nel 1993, fu solo il detonatore di una polveriera che avevano già minato gli errori tattici e la retromarcia etica della sinistra.

Hai voglia ancora oggi a dire che fu un complotto della destra. Gli elettori di sinistra e di centro che votarono il primo Ciaurro non votarono per la destra, votarono contro la sinistra. Quando poi Ciaurro deluse le aspettative tornarono a dare fiducia a uomini della sinistra, o meglio ad amministrazioni di centrosinistra, per poi togliergliela.

Ma soprattutto, trent’anni fa, il sistema dei partiti e la loro funzione di rappresentanza era in dissoluzione e iniziato un impervio percorso verso nuove formazioni politiche.

Oggi, in Italia, bene o male, le forme-partito tanto vituperate ieri si vanno ricomponendo con nuove strutture. Non c’è più bisogno di auspicare una “società civile” come soggetto politico univoco. Così come non ne ebbe più bisogno lo stesso Ciaurro a pochi mesi dalla sua vittoria a Terni quando si costituì Forza Italia e ne divenne coordinatore regionale.

Ma perché a Terni e in Umbria ancora si fa appello al “civismo” e si pensa che possa rappresentare la “sorpresa” del 2023 come al tempo di Ciaurro?

Ritengo che ciò avviene perché in questa piccola regione di ottocentomila abitanti e in una città come Terni con una popolazione in declino non si è ancora definitivamente frantumato il sistema politico della prima repubblica. E questo perché dinamiche e dialettiche sociali sono più vischiose che altrove. E perché il peso della pubblica amministrazione fa della esigua componente sociale che una volta si chiamava dei “produttori” carovane erranti nel deserto ancora in attesa di nuovi messia.

Oggi, in tutta Italia, tornano a rafforzarsi le famiglie politiche, vecchie, nuove o nuovissime che siano, in cui riversare energie intellettuali e impegno sociale. Disgraziatamente il “richiamo della foresta” da parte di molti dei vecchi e nuovi eredi dell’esperienza comunista, confluita nel Partito Democratico, ha contribuito a fermare e annullare la spinta al maggioritario e la stessa esperienza del PD e ci obbliga al ritorno al proporzionale.

Che si salvi però l’esperienza, molto apprezzata dai cittadini, della elezione diretta a doppio turno dei sindaci.

A Terni, forse, si presenteranno al primo turno solo tre raggruppamenti con i propri candidati sindaco: la destra, il terzo polo e la sinistra (con o senza i grillini; meglio senza, se vuole avere un futuro proprio). Ed è auspicabile che ciò avvenga raccogliendo l’elaborazione che la società civile ha prodotto in questi anni in attesa di essere degnamente rappresentata. Se ciò non sarà, la società civile dovrà fare ancora una volta da sola in attesa di tempi migliori.

Nessun cittadino, però, creda più a nuovi messia estranei alle dinamiche politiche. Non è più il tempo, se mai è stato.

*dirigente di imprese cooperative. Già assessore allo sviluppo economico del Comune di Terni dal 1985 al 1990. Repubblicano dal 1970 al 1992. Democratico dal 2013 al 2018. Ancora mazziniano. Sottoscrittore dell’appello degli Innovatori.

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