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“Vaccini Coronavirus, gli operatori sanitari no vax sono intollerabili e pericolosi e vanno arginati”

La proposta di legge di Simona Meloni, consigliere regionale del Pd e vicepresidente dell’assemblea legislativa: un provvedimento che protegge i più deboli e i più fragili, la libertà di ognuno non può andare a ledere quella altrui

meloni_ok_0-2La pandemia deve averci insegnato a non sottovalutare i rischi, le esposizioni e i mestieri che, più di altri, vivono a contatto con le situazioni di pericolo. Per questo i casi di operatori sanitari ‘no vax’ sono intollerabili e pericolosi e vanno arginati.

Il mio provvedimento vuole essere una legge di civiltà, che protegge i più deboli e i più fragili. La libertà di ognuno infatti non può andare a ledere quella altrui e gli operatori sanitari hanno l’obbligo e il dovere etico e deontologico di fare di tutto per non mettere a rischio i propri pazienti.

Con questa proposta di legge la Regione, al fine di prevenire e controllare la trasmissione delle infezioni occupazionali e degli agenti infettivi ai pazienti, ai loro familiari, agli altri operatori e alla collettività, dovrà individuare reparti dove consentire l’accesso ai soli operatori che si siano attenuti alle indicazioni del Piano nazionale di prevenzione vaccinale vigente per i soggetti a rischio per esposizione professionale. Le disposizioni a carico degli operatori sanitari si applicheranno anche alla pratica della vaccinazione anticovid, purché la pratica di prevenzione sia prescritta in forma di obbligo o raccomandazione dalla legislazione statale, o contenuta in disposizioni statali eccezionali e di emergenza, o prevista in atti amministrativi nazionali.

Tale obbligo vaccinale non si applica qualora vi sia un caso di accertato pericolo concreto per la salute dell’operatore sanitario, in relazione a specificità cliniche. L’organo che dovrà ricevere la certificazione vaccinale degli operatori è il direttore sanitario della struttura dove prestano servizio. In presenza di violazione delle prescrizioni è prevista una sanzione amministrativa compresa tra 500 e 5.000 euro per ciascuna violazione, da parte dall’autorità sanitaria regionale.

*consigliere regionale del Pd
e vicepresidente dell’assemblea legislativa dell’Umbria

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