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Martedì, 26 Settembre 2023
Utenze

Riscaldamento centralizzato, ecco quali sono le regole per i condomini

Quando si abita in un condominio bisogna seguire precise regole anche per l'accensione dei termosifoni e per la manutenzione dell'impianto

Quando si abita in un condominio ci sono precise regole da rispettare per evitare contrasti e vivere in pace. Tra queste regole, ci sono quelle che disciplinano il riscaldamento, molto spesso centralizzato. Ciò significa che la caldaia e l’impianto di riscaldamento sono in comune e quindi sia le spese di manutenzione che quelle per riparare eventuali guasti devono essere ripartite tra i vari condomini.

Per gestire al meglio il riscaldamento centralizzato conoscendo quali sono le spese da sostenere oppure decidere se distaccarsi, bisogna conoscere alcune regole.

Come funziona il riscaldamento centralizzato

I condomini con impianto centralizzato hanno un sistema di riscaldamento unico e in comune per tutti i condòmini. Questo comporta avere una caldaia più grande posizionata all’interno del condominio e spese più alte rispetto ai palazzi con riscaldamento autonomo, perché nelle bollette è inclusa anche la quota relativa all’acqua e al riscaldamento.

A partire dal 2016, ogni termosifone presente in casa deve essere dotato di valvole termostatiche che permettono di regolare la temperatura di ogni singolo termosifone, mentre in precedenza la temperatura era fissa. Queste hanno cinque livelli di temperatura da 0 a 5 (il massimo), così ogni inquilino può gestire i termosifoni in base alle sue esigenze e nello stesso tempo ottenere un certo risparmio in bolletta. Infatti, in base a una direttiva europea del 2012 ogni termosifone di casa deve avere un contacalorie, un dispositivo che verifica i consumi del singolo appartamento. In questo modo si inserisce in bolletta soloquello che si deve pagare effettivamente.

Se non si è proceduto a montare le valvole termostatiche, si può incorrere in multe che vanno dai 500 fino ai 2.500 euro per abitazione. In questo caso la prima cosa da fare è rivolgersi all’amministratore e chiedere informazioni per mettersi in regola rivolgendosi a una ditta specializzata.

Accensione dei termosifoni

In un condominio con riscaldamento centralizzato l’accensione non può essere decisa autonomamente ma si basa su una legge nazionale che tiene conto dei limiti in base alla zona climatica di appartenenza della singola regione e alle condizioni climatiche. La legge infatti stabilisce non solo la temperatura massima, ma anche la fascia oraria in cui poter accendere i termosifoni.

Leggi anche: Quando si potranno accendere i termosifoni a Terni

A causa della crisi energetica quest’anno ci sono state delle modifiche ai normali orari d’accensione per contenere i consumi. In base al piano si potranno accendere i termosifoni un’ora in meno durante la giornata e la temperatura massima nelle singole abitazioni sarà di 19 gradi, con due gradi di tolleranza verso l’alto e verso il basso. Inoltre, in questa stagione i riscaldamenti rimarranno accesi 15 giorni in meno, perché il loro funzionamento è stato rinviato di 8 giorni rispetto al normale calendario. Lo spegnimento è stato anticipato di una settimana tenendo conto delle zone climatiche d’appartenenza.

Nel caso di mancata accensione da parte dell’amministratore, i condomini possono chiedere delle spiegazioni. La causa di questo ritardo è spesso legata alla mancanza di fondi, ovvero alcuni condomini non hanno saldato la loro quota. In questo caso si deve convocare un’assemblea per accordarsi con i condomini morosi. Se non si arriva a un accordo, per far sì che i termosifoni vengano accesi, i condomini possono decidere di pagare di tasca loro la somma di denaro mancante e successivamente intentare causa ai condomini morosi per avere indietro la somma anticipata.

Ripartizione delle spese

Le spese per il riscaldamento condominiale sono osì ripartite:

  • Quota variabile: corrisponde al 50-70% della bolletta totale e di solito riguarda il consumo effettivo del riscaldamento
  • Quota fissa: prende in considerazione i metri quadrati dell’appartamento, quelli cubi dei termosifoni e il calcolo dei millesimi termici

Come staccarsi dal riscaldamento centralizzato

Un singolo condomino può decidere di distaccarsi dal riscaldamento centralizzato e per farlo deve ottenere il consenso unanime degli altri condomini. Se gli altri proprietari degli appartamenti non sono d’accordo, allora la persona che vuole avere il riscaldamento autonomo deve contattare un professionista che dopo un sopralluogo redigerà una perizia nella quale dichiarerà che il distacco del condomino:

  • Non danneggia l’equilibrio termico dell’edificio
  • Non aumenta i costi per gli altri condomini
  • Non danneggia o modifica le funzionalità dell’impianto

Generalmente per effettuare la perizia ci vogliono circa 15 giorni e il costo si aggira sui 300 euro. La relazione una volta stilata deve essere inviata all’amministratore che convocherà un’assemblea in cui i condomini dovranno prendere atto di quanto contenuto nella perizia e al massimo presentare un’altra perizia tecnica in cui si dichiarano gli impatti negativi del distacco del condomino.

Chi riesce ad ottenere l’impianto autonomo, in ogni caso deve contribuire alle spese di manutenzione straordinaria e al “calore preso dagli altri” se i tubi dell’impianto comune passano anche nel loro appartamento.

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