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Corsa all'Anello 2022 Narni

“Quella volta che passai per caso a Narni nel giorno della festa del Patrono e vidi il corteo storico sfilare”

Corsa all’Anello, l’intervento del vescovo Francesco Antonio Soddu: “Tradizione non è ripetizione asettica di un dato, quanto riviverlo nel presente, cogliendone la ricchezza e conferendo a questa la forza dell’inedita attualità”

Qualche anno fa mi è capitato, per puro caso, di passare nella città di Narni proprio il giorno della festa del santo patrono. Non ero mai passato in questa cittadina che ho trovato semplicemente splendida nella custodia dei suoi edifici, case e chiese: autentici monumenti di storia, tradizione e vita. Pensando a quel giorno, mai avrei immaginato che da lì a qualche anno sarei diventato vescovo di questa Diocesi, concittadino di quelle dame e signori in costume d’epoca, che in quel momento sfilavano con portamento solenne, trasmettendo grande senso di orgoglio per appartenere alla discendenza di un popolo ancora vivace nelle sue tradizioni e costumi.

Ricordando quella giornata di maggio, oggi mi propongo di evidenziare e richiamare la nostra coscienza alla consapevolezza della enorme ricchezza che ci è stata tramandata e che, allo stesso tempo, ci impegna anche nella trasmissione dei contenuti, arricchendoli però della nostra stessa esperienza. Tradizione infatti significa questo; non è semplice ripetizione asettica di un dato, quanto piuttosto riviverlo nel presente, cogliendone la ricchezza e conferendo a questa la forza dell’inedita attualità. Se tutto ciò, sotto il profilo storico, può sembrare puro artificio degli anacronismi, non lo è affatto dal punto di vista della semplice partecipazione.

Partecipare è prendere parte, non soltanto sfilare. Chi partecipa alla sfilata non è catturato esclusivamente da un trasporto emotivo, quanto piuttosto partecipa pienamente di quanto egli “è rivestito” e desidera, sia pur inconsciamente, esserne attore attivo nella vita presente. Il verbo latino “tradere” significa appunto consegnare, tramandare col supporto esperienziale del presente che si fa storia, ossia concretezza e che, a sua volta, tende verso l’evoluzione nella costruzione di un futuro che sarà anch’esso reale nella misura in cui al presente si sarà capaci di cogliere e trasmetterne i buoni ideali.

La vita di san Giovenale diventa in tal modo fresca nel presente vigoroso della giovinezza dei ragazzi che in questo giorno amano rievocare con orgoglio e fierezza l’illustre storia di questa città. Le scarse notizie della vita del nostro patrono, tuttavia, contengono sia la sostanza di quanto si celebra in questi giorni, sia il germe per la generatività, che non deve mai mancare in vista dello sviluppo totale della vita dei singoli e della società. Di san Giovenale sappiamo che è stato il primo vescovo di questa città; egli è pertanto la pietra fondamentale sulla quale si è costruita e sviluppata la vita cristiana di Narni; e Narni, che conserva e consegna questa memoria, dimostra di essere la città costruita sulla roccia di cui parla il Signore nella parabola evangelica.

Tuttavia questo custodisce e consegna anche il germe, affinché l’eredità di san Giovenale divenga nel presente e per il futuro la riscoperta e la valorizzazione della nostra fede cristiana. Giovenale inoltre è martire, ha cioè testimoniato la fede nel Signore Gesù fino al sacrificio della vita. Anche questo fatto sia per tutti bella eredità nel saper testimoniare con coraggio e coerenza i valori della vita cristiana, che concorrono sempre ad edificare e rinsaldare i grandi valori umani su cui poggia la nostra società.

*vescovo di Terni-Narni-Amelia

Questo intervento è stato pubblicato sulla rivista Platea Major, ideata, realizzata e diretta da Mauro Pacelli. La pubblicazione esce da 27 anni a Narni e nel suo territorio in occasione della Corsa all’Anello.
La rivista viene distribuita gratuitamente in diverse zone del comprensorio narnese (tutti i comuni a sud Umbria), alto Lazio, Terni.

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