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Cronaca

Aiuta il cognato latitante a rinnovare la patente, le carte in mano alla difesa del medico indagato

L’avvocato Anania: “Il soggetto non è latitante ma all’estero per lavoro con passaporto rinnovato dalla questura di Terni e tutti i documenti per la patente sono stati fatti come prevedevano le norme Covid per posta elettronica. Perizia sulle firme mai fatta, anche se richiesta”

La procura di Perugia ha richiesto il rinvio a giudizio nei confronti di un medico residente a Perugia e della moglie per i reati di “concorso in falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici” ed “errore determinato dall’altrui inganno” per avere aiutato il cognato, residente a Terni, latitante a Zanzibar, a ottenere il rinnovo della patente di guida.

Il difensore delle tre persone coinvolte, l’avvocato Mirella Anania, chiarisce che, “contrariamente a quanto si legge nella ‘nota’ del procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, il destinatario della misura cautelare agli arresti domiciliari, non si è mai reso latitante”.

Nel racconto del difensore si specifica che l’uomo non è scappato “subito dopo l’emissione della misura cautelare”, ma che ha lasciato il territorio italiano, “per motivi di lavoro, in tempi non sospetti, ignorando che fosse destinatario di tale misura restrittiva”, non avendo mai avuto “notizia dell’emissione e della successiva tentata e mancata esecuzione della misura cautelare”. A riprova c’è anche la richiesta di rinnovo del passaporto “chiesto ed ottenuto presso gli uffici della Questura di Terni solo pochi giorni prima della partenza”. Se ci fosse stata l’esistenza e la conoscenza di una misura cautelare, questa “sarebbe stata ostativa al rilascio del documento valido per l’espatrio”.

“È cristallino che sussiste qualche carenza all’interno dell’autorità procedente ovvero della polizia giudiziaria – afferma l’avvocato Anania - La permanenza prolungata del soggetto nel territorio della Tanzania, è stata involontaria a causa alle restrizioni vigenti in quel periodo (maggio 2020) a causa dell’emergenza sanitaria pandemica (Covid19) i quali impedivano gli spostamenti”.

Per quanto riguarda la sorella dell’uomo e il cognato medico, “non vi è stato alcun aiuto in quanto la procedura seguita dal medico per il rinnovo della patente di guida del cognato, era in sintonia con quella applicata in Italia relativamente alle visite mediche in presenza, le quali furono sospese a seguito delle circolari emesse dall’Inps – specifica il legale - le quali prevedevano che, per tutto il periodo di pandemia, le visite mediche si dovevano effettuare a distanza, sulla base della certificazione medica attestante lo stato di salute del soggetto”.

Nel racconto dell’avvocato Anania, “il medico non ha fatto altro che attenersi a quanto previsto e vigente in quel momento storico. Si smentisce che i fatti contestati dalla Procura di Perugia, e contenuti nel 415bis, riguardino la falsa apposizione delle firme e/o la falsificazione di qualsivoglia documento da parte del medico professionista a vantaggio del cognato. Riguardo a questo in sede di interrogatorio del medico professionista, la difesa ha chiesto la perizia calligrafica della firma apposta sul documento ed oggetto di contestazione da parte della procura, nella fase delle indagini preliminari”. Una richiesta che, al momento, è rimasta senza riscontro.

Quanto alla perquisizione del medico “ha dato esito negativo ed i fatti contestati erano già inizialmente chiari, precisando che, nel modus operandi del medico, non vi è stata alcuna attività ‘occulta’ finalizza a delinquere, tant’è che tutta la documentazione necessaria e richiesta per il rinnovo della patente di guida, è stata inoltrata dal soggetto richiedente all’indirizzo di posta elettronica ufficiale del medico”.

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