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Cronaca

Appalti truccati all’ospedale di Terni, ingegnere condannato ad un maxi risarcimento

La sentenza della Corte dei conti sul bando per la diagnostica per immagini: “Dalla documentazione emerge la piena prova delle gravi condotte”

“Dalla documentazione versata in atti - scrivono i giudici contabili in sentenza - emerge la piena prova delle gravi condotte intenzionali poste in essere dal convenuto in palese violazione della pretesa dei cittadini e delle imprese contribuenti ad una buona amministrazione”.

Lo scrivono i giudici della Corte dei conti dell’Umbria nella sentenza che condanna un ingegnere siciliano e residente a Rieti al pagamento di un maxi risarcimento nei confronti dell’azienda ospedaliera di Terni.

Il caso oggetto della sentenza fa riferimento ad un appalto bandito dal Santa Maria. L’ingegnere all’epoca dei fatti era dirigente tecnico patrimoniale della Asl di Rieti e componente della commissione giudicatrice per la procedura ad evidenza pubblica bandita dalla Asl di Terni per la ristrutturazione dei locali destinati ad ospitare la diagnostica per immagini e la correlata fornitura di nuove apparecchiature radiologiche nell’azienda ospedaliera Santa Maria di Terni. La procura regionale aveva chiesto la condanna a 243.078,55 euro, pari alla differenza tra le offerte dell’aggiudicataria e della seconda graduata o in via subordinata al pagamento di 365.043,54 euro, ossia il danno da mancata concorrenza.

I magistrati contabili avevano precisato che, nonostante l’offerta economica della seconda ditta in graduatoria fosse più favorevole (3.120.432 euro) l’appalto era stato aggiudicato ad un’altra azienda per 3.363.511 euro.

Del caso si occupò la guardia di finanza che in una relazione del febbraio 2019 spiegò che “il convenuto avrebbe avuto contatti con persone collegate alla società aggiudicataria” ed in particolare con un ex dipendente dell’azienda “con il quale aveva anche effettuato un viaggio a San Pietroburgo in compagnia delle rispettive consorti” e che nel suo computer personale sarebbero “stati rinvenuti file che presupponevano la conoscenza della documentazione di gara ancora riservata”.

Le fiamme gialle avevano inoltre segnalato l’esistenza di una email “del 31 marzo 2015 con cui il convenuto aveva trasmesso alla segreteria della commissione giudicatrice della gara d’appalto in questione una proposta di punteggi molto similari a quelli che sarebbero stati attribuiti dalla commissione di gara alle offerte tecniche delle ditte partecipanti”.

La procura regionale sostiene che “appare pertanto evidente come il rinvenimento nel pc del (...) di documentazione riservata e relativa all’azienda che si aggiudicherà l’appalto avente data anteriore alla riunione della commissione in cui sono state esaminate le offerte economiche e alla data di aggiudicazione dimostra la turbativa dell’appalto essendo stato accertato l’accordo illecito tra (...) e il referente della società poi risultata vincitrice”.

La difesa ha prodotto una serie di memorie e ricostruzioni sottolineando che “le eventuali informazioni trasmesse non avrebbero avuto alcuna rilevanza ai fini dell’aggiudicazione della gara, essendo di pubblico dominio e comunque bene conosciute a tutte le ditte partecipanti.

L’azienda ospedaliera di Terni ha invece sostenuto le “ragioni della procura generale chiedendo l’accoglimento integrale dell’azione di danno”.

“Dalla documentazione versata in atti - scrivono i giudici contabili in sentenza - emerge la piena prova delle gravi condotte intenzionali poste in essere dal convenuto in palese violazione della pretesa dei cittadini e delle imprese contribuenti ad una buona amministrazione” indicando in 243.078,55 euro il “danno cagionato” che l’ingegnere dovrà versare in favore dell’azienda ospedaliera di Terni.

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