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Cronaca

“Violenti e pericolosi”, anche a Terni la rete di Ultima legione: scatta il blitz contro i neofascisti

Perquisizioni in tutta Italia dopo mesi di indagine. Gli investigatori: l’obiettivo dell’organizzazione era di reclutare militanti per mettere in piedi una struttura politica di ispirazione fascista ma non è escluso che volessero compiere anche azioni violente

Illustrando i dettagli dell’indagine, il procuratore nazionale antiterrorismo, Cafiero De Raho, ha parlato di una “organizzazione di estrema destra, violenta e che intendeva ricostituire il partito fascista con manifestazioni antidemocratiche, incitazione alla discriminazione e alla violenza, propagando la negazione della Shoa”. Tutto questo, all’interno di un “percorso di particolare pericolosità” in cui si parlava “di eliminare l’ebreo dal mondo”.

Le Digos di mezza Italia in collaborazione con la polizia postale, sotto il coordinamento della direzione distrettuale antimafia dell’Aquila e della procura nazionale antiterrorismo hanno effettuato venticinque perquisizioni in diciotto città italiane: un blitz, seguito a mesi di indagini (l’attività investigativa è cominciata nel 2019) contro l’organizzazione Ultima legione. Oltre che nel capoluogo abruzzese, gli accertamenti di natura informatica sono stati effettuati anche a Terni, Milano, Como, Chieti, Verona, La Spezia, Genova, Pescara, Macerata, Piacenza, Modena, Vicenza, Lecce, Fermo, Roma, Cosenza, Venezia.

Le indagini hanno inizialmente interessato alcuni membri dell’organizzazione residenti proprio in Abruzzo e si sono poi allargate ad altri soggetti, che secondo gli inquirenti sarebbero “partecipi della medesima organizzazione, su tutto il territorio nazionale”. Secondo gli investigatori, l'obiettivo del gruppo sarebbe stato quello di reclutare militanti per mettere in piedi una struttura politica di ispirazione fascista ma non è escluso che volessero compiere anche azioni violente.

L’attenzione degli investigatori si è appuntata in modo particolare su dichiarazioni e documenti diffusi online tramite piattaforme di messaggistica digitale come whatsapp e telegram oltre che su facebook e sul social network russo vkontakte, famoso perché privo di qualsiasi forma di censura interna. Una delle chat attraverso le quali sarebbe avvenuto lo scambio di messaggi e informazioni incriminate si chiamerebbe “boia chi molla”. È qui che gli agenti scovano un messaggio attribuito ad uno degli esponenti di spicco di Ultima legione, che vive in Liguria e modera, tra l’altro, i gruppi Whatsapp di Liguria, Toscana ed Emilia Romagna, in cui l’uomo fa riferimento all’assalto di matrice razzista compiuto da Luca Traini che il 3 febbraio 2018 a Macerata esplose numerosi colpi di pistola nel centro cittadino da una vettura in movimento, una Alfa Romeo 147 nera, ferendo sei extracomunitari. A Tramini verrebbe imputato di avere “fallito nel suo intento perché non ha eliminato nessuno” mentre “avrebbe certamente fatto meglio lasciandoli tutti a terra”.

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