Caos in consiglio comunale, sotto inchiesta anche Marco Cecconi e Orlando Masselli
“Atto dovuto” della procura della Repubblica di terni dopo l’esposto presentato dal sindaco Stefano Bandecchi in seguito ai fatti di lunedì scorso a Palazzo Spada. Minacce di morte, il primo cittadino chiede la scorta
Un fascicolo di indagine non si nega a nessuno e così, dopo la bagarre di lunedì scorso in consiglio comunale, finiscono sotto inchiesta anche i consiglieri di Fratelli d’Italia Marco Celestino Cecconi e Orlando Masselli.
Un atto dovuto da parte della procura della Repubblica di Terni che segue l’esposto presentato dal sindaco Stefano Bandecchi in questura. Così come è stato un atto dovuto l’iscrizione nel registro degli indagati dello stesso primo cittadino dopo che Cecconi e Masselli hanno presentato un loro esposto all’arma dei carabinieri.
Due indagini che, insomma, si incrociano sulla ormai “famigerata” vicenda di Palazzo Spada. Nei confronti del sindaco le ipotesi di reato vanno dalle minacce alla resistenza a pubblico ufficiale, passando per l’interruzione di pubblico servizio. Titolari dei fascicoli sono il procuratore Alberto Liguori e il sostituto Marco Stramaglia che, probabilmente, si avvarranno di testimonianze e immagini video per ricostruire un quadro di quanto accaduto e – eventualmente – scegliere se procedere oppure avanzare una richiesta di archiviazione.
Nel frattempo, la vicenda si arricchisce di un ulteriore particolare. Come riporta l’edizione odierna del Messaggero, il sindaco Bandecchi avrebbe formalizzato al prefetto di Terni, Giovanni Bruno, la richiesta di una scorta. Questo a seguito dell’episodio avvenuto lo scorso 25 luglio quando, in zona Eur a Roma, sarebbe stato avvicinato da qualcuno che lo avrebbe minacciato di morte se non si fosse dimesso da sindaco, interrompendo la sua attività politica. Inizialmente, di quell’episodio lo stesso Bandecchi aveva dato una versione differente, parlando di un tentativo di rapina. Soltanto un paio di giorni fa, il primo cittadino ha fornito una visione diversa, dicendo anche che la realtà dei fatti era stata comunque esposta a prefetto, questore e comandanti di carabinieri e guardia di finanza.