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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Orvieto

Gli investigatori dell’arte in azione, trovate e recuperate quattro antiche e preziose pergamene

Erano state rubate dalla sezione orvietana dell’archivio di Stato di Terni. Così i carabinieri del nucleo per la tutela del patrimonio culturale sono riusciti a rintracciare i manoscritti

Sono state restituite nei giorni scorsi, presso la sede della sezione orvietana dell’archivio di Stato di Terni, quattro importanti pergamene manoscritte, sottratte in un’epoca imprecisata e recuperate grazie all’intervento dei carabinieri che le hanno intercettate in vendita nel web. I manoscritti sono stati restituiti alla direttrice, dottoressa Cecilia Furiani, dal comandante del nucleo carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Perugia, tenente colonnello Guido Barbieri. Si tratta di singole missive prodotte dala Sacra Congregazione della Fabbrica di San Pietro (Roma, 28 luglio 1640), dal giudice auditore della Camera Apostolica Cristoforo Prospero Caffarelli (Roma, 24 luglio 1648), dal protonotario apostolico Ottaviano Raggio al Cardinale Angelo (20 luglio 1639) e dal Protonotario apostolico Cristoforo Vidman (02 agosto 1645).

manoscritto1-2Gli antichi documenti sono stati dichiarati di notevole valenza storico-documentale per il loro particolare contenuto, trattandosi di atti concernenti argomenti amministrativi risalenti al periodo preunitario (metà del XVII secolo) dai funzionari della soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria. Le pergamene manoscritte, che immesse sul mercato antiquariale avrebbe fruttato circa duemila euro complessivi, sono importanti testimonianze delle vicende giuridico- amministrative che hanno riguardato il territorio orvietano dell’epoca e la loro particolare natura pubblica ne prevede la tutela ope legis rendendoli inalienabili, trovando la loro naturale collocazione presso un Archivio Pubblico, per essere studiati e consultati, e non nella disponibilità di un privato.

L’attività d’indagine coordinata dalla procura della Repubblica di Firenze ha preso avvio nel 2020 attraverso il monitoraggio del mercato antiquario e delle vendite online. Gli “investigatori dell’arte” attraverso l’analisi delle inserzioni riferite al commercio dei beni culturali, spesso svolto senza alcun tipo di autorizzazione ed eludendo i controlli amministrativi previsti dalla normativa, hanno individuato un utente, poi identificato attraverso un nickname quale il titolare di una regolare attività commerciale del settore antiquario operante nella provincia fiorentina, che proponeva la vendita di antichi documenti. Fra le immagini fotografiche presenti a corredo dell’annuncio, venivano estrapolate quelle relative alle quattro pergamene manoscritte, sottoposte alla valutazione dei funzionari archivistici della locale soprintendenza.

Una volta ottenuta conferma circa la loro natura pubblica, veniva inviato all’autorità giudiziaria un rapporto che dava origine alla perquisizione e al sequestro presso l’abitazione e l’attività commerciale del venditore, in questo caso indagato per il reato di ricettazione. L’ulteriore analisi compiuta sui documenti consentiva di ricondurne la provenienza dal territorio orvietano nonché la loro effettiva demanialità con conseguente restituzione all’ente preposto alla conservazione.   

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