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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Amelia

“Sono convinto che mamma sia morta il giorno stesso della sua scomparsa”

Caso Barbara Corvi, il figlio Salvatore ai magistrati: non avrebbe fatto passare un’ora senza sentirmi o cercarmi immediatamente. Ricerche partite in ritardo e depistaggi, i “buchi neri” dell’inchiesta

Frasi, intercettazioni, indizi. Mezze ammissioni: tutto sembra convergere verso Roberto Lo Giudice, finito in cella la scorsa settimana con l’accusa di avere ucciso la moglie Barbara Corvi, scomparsa da Amelia alla fine dell’ottobre 2009 quando aveva 35 anni, e di averne fatto sparire il cadavere.

Un delitto maturato nel contesto della famiglia Lo Giudice, potente clan di ‘ndrangheta, su cui si è già allungata la drammatica ombra della morte di Angela Costantino, moglie di un Pietro, uno dei fratelli di Roberto, sparita nel nulla nel 1993 e per la cui fine oggi sono in carcere due sodali del clan, condannati a trent’anni di cella.

Gelosia e motivi economici sarebbero i moventi del delitto, ricostruito dal procuratore della Repubblica di Terni, Alberto Liguori, e dai carabinieri che hanno stretto il cerchio attorno a Roberto – finito in cella – e al fratello Maurizio, indagato per gli stessi reati. Un delitto “premeditato” e costruito nelle settimane precedenti da Roberto che avrebbe architettato la “fuga” di Barbara, imbastendo false email e lasciando intendere che la moglie avrebbe svuotato i suoi conti correnti, prelevando circa 20mila euro, proprio per garantirsi la possibilità di allontanarsi da casa senza pensieri.

Nel quadro ipotizzato dagli investigatori sembrano così incrociarsi tutti i colori di questa storia drammatica, sulla quale incombono però alcuni “buchi neri”.

Il pezzo mancante è – senza dubbio – il cadavere. Di barbara da quel pomeriggio del 27 ottobre di dodici anni fa, non c’è nessuna traccia. “Sono convinto che mamma sia morta il giorno stesso della sua scomparsa perché, all’epoca, non avrebbe fatto passare un’ora senza sentirmi o cercarmi immediatamente”. Così Salvatore Lo Giudice, uno dei due figli di Roberto e Barbara, di fronte ai magistrati che lo hanno sentito lo scorso mese di giugno come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta rimessa in piedi dopo l’archiviazione del maggio 2015.

Sempre Salvatore, captato in una intercettazione con la fidanzata, si diceva convinto del fatto che la madre fosse stata “sciolta nell’acido”, così come – probabilmente – potrebbe essere accaduto ad Angela Costantino e così come si era detto con il cugino, figlio di Angela, Salvatore.

Quello che al momento è certo è che Barbara è sicuramente in vita almeno fino alle 16 di quel pomeriggio di fine ottobre. Lei e il marito restano poi soli nella loro casa di Montecampano. I testimoni sentiti hanno raccontato che, fino a poco prima delle 18, nessuno si sarebbe allontanato dalla villetta. Roberto viene poi visto intorno alle 18.30 di fronte ad una tabaccheria. Chi lo ha visto, lo ha descritto come “sconvolto”.

Quando la famiglia si ritrova all’ora di cena, Barbara è già scomparsa. Il padre della giovane mamma chiede di allertare subito i carabinieri per le ricerche, ma Roberto – così come ricostruito dagli investigatori – sembra voler prendere tempo. Di fatto, le forze dell’ordine saranno allertate soltanto tre giorni dopo, il 30. Alle 21 di quello stesso giorno, Roberto però contatta Maurizio. Le celle telefoniche dicono che il fratello si trova a La Spezia da dove, un paio di giorni dopo, si sposta per raggiungere Amelia. Arriva poco prima dell’alba e, ricostruiscono le perizie tecniche, intorno alle 8.30 si mette a lavorare sul pc di Barbara, cancellando la cronologia dei giorni precedenti.  

Se c’è stato qualcosa, è successo – probabilmente – in questo lasso di tempo, ossia tra il giorno della sua scomparsa e l’allarme lanciato ai carabinieri. È in questi tre giorni che si nasconde la chiave per svelare i misteri che ancora oggi avvolgono la scomparsa di Barbara Corvi.

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