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Cronaca

Pasqua senza messe e fedeli, così cambia la settimana santa “contagiata” dal Coronavirus

Le indicazioni della Conferenza episcopale umbra alle diocesi del territorio: “Vicende drammatiche ci impongono di celebrare senza popolo e a porte chiuse”

“Come è avvenuto per la Quaresima, anche per la Settimana santa ci troveremo a vivere le celebrazioni dentro il dramma del Coronavirus con tutto il suo carico di morte, di sofferenza e di limitazioni pesanti per la vita delle persone, delle famiglie e dell’intera società”.

Comincia così il messaggio che monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra ha inviato alle diocesi della regione per indicare gli accorgimenti da seguire in vista della settimana santa e dunque per le celebrazioni della Pasqua. Pasqua che, a causa dell’emergenza Coronavirus, sarà “senza popolo e a porte chiuse”.

Monsignor Boccardo dà indicazioni ai sacerdoti e ai fedeli ricordando ai “pastori” di continuare ad essere “accanto a quanti soffrono per la perdita dei loro cari e per gli effetti più o meno gravi della pandemia, a quanti stanno spendendo ogni forza (anche a rischio della propria vita) accanto ai malati, a quanti si prodigano ad aiutare chi si trova in maggiore difficoltà. In questo momento crediamo che la nostra preghiera, fatta nel chiuso delle nostre case e delle nostre chiese per implorare dal Signore liberazione e salvezza, sia un’arma davvero potente nella lotta contro il male che tutti minaccia”.

“Una scelta sofferta, vissuta con la tristezza di non poter vivere, come è tradizione del popolo cristiano, le celebrazioni della Settimana santa e soprattutto del Triduo pasquale, che rappresenta la fonte, il centro e il culmine dell’anno liturgico e della vita della Chiesa. Poiché però in questo momento sono a rischio la vita e la salute di tutti, tutti siamo tenuti ad osservare le disposizioni emanate dal Governo per il bene comune”.

Il presidente della Ceu sottolinea però che “in questa scelta imposta dalle attuali vicende drammatiche che chiede alle nostre comunità di ‘digiunare dalle celebrazioni e dall’Eucaristia’, una buona e consolante indicazione ci viene dalla tradizione antica della Chiesa. Fino al V secolo, e ne sono testimoni Ambrogio e Agostino, la Pasqua veniva infatti celebrata con tre giorni di digiuno non solo dal cibo materiale ma anche da quello eucaristico. Non c’era alcuna celebrazione liturgica ed il digiuno aveva un valore liturgico-cultuale “perché lo sposo è stato tolto”: così si commemorava la morte e la sepoltura di Gesù. E poi si riviveva la risurrezione con il cibo pasquale dell’Eucaristia”.

I riti della settimana santa saranno dunque “senza popolo e a porte chiuse”: “Laddove sarà possibile, nel rispetto delle norme di igiene e di sicurezza indicate dal Governo, si tenga una sola celebrazione per parrocchia o, meglio ancora, per unità pastorale”.

Fra le indicazioni per i sacerdoti, c’è ad esempio quella di celebrare la domenica delle palme, distinguendo fra la messa in cattedrale e quella in parrocchia. In cattedrale si svolgerà “una processione all’interno della chiesa con rami d’ulivo o di palma. In parrocchia, invece, l’ingresso del Signore in Gerusalemme venga commemorato secondo la terza forma indicata dal Messale. Non è prudente – sottolinea la Ceu - benedire le palme per poi inviarle alle famiglie”, così come nella giornata del giovedì santo non si terrà “il rito della lavanda dei piedi” e nemmeno “la reposizione dell’Eucaristia: il Santissimo viene custodito nel tabernacolo”.

La veglia pasquale “si tenga soltanto se ci sono le condizioni necessarie, altrimenti si celebri la liturgia delle ore. In ogni caso, la celebrazione abbia luogo esclusivamente nelle Cattedrali e chiese parrocchiali; si rinviino i battesimi e si mantenga il rinnovo delle promesse battesimali”. Nel giorno di Pasqua “si celebri una sola Messa, come sempre e più di sempre per il popolo”.

Ai fedeli si ricorda invece la possibilità di digiuno e astinenza (il venerdì santo), la preghiera in famiglia e rivolta anche a tutte quelle persone uccise dal virus e ai loro cari. La possibilità di seguire i momenti di preghiera e i riti della Pasqua è agganciata alla copertura che i media della Conferenza episcopale italiana - a partire da Tv2000 e dal circuito radiofonico InBlu – daranno alle celebrazioni presiedute dal Santo Padre. O, in alternativa, ai vari canali social e non attivati in queste settimane dalle diocesi dell’Umbria.

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