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Cronaca Giove

Zona rossa, così è stato analizzato il “focolaio” di Giove: test e tamponi a tappeto tra giovani immuni e asintomatici

Dai primissimi casi all’aumento esponenziale dei positivi, il lavoro della Usl Umbria 2: "Importante esperienza pilota, si potranno programmare ulteriori iniziative, anche in altri contesti regionali"

Test a tappeto, controlli, isolamento. Oggi la “zona rossa” di Giove può essere definita “sotto controllo” anche grazie allo screening a tappeto – tra le pochissime zone d’Italia – ha interessato la quasi totalità della popolazione dai 14 anni in su. Permettendo di analizzare la diffusione dei contagi, isolare i positivi ed evitare che il “focolaio” si estendesse.

La Usl Umbria 2 ricostruisce dunque le attività svolte sul territorio a partire dal “quadro epidemico delle scorse settimane, che si presentava decisamente preoccupante” ma che orami viene definito “sotto controllo ed in via di lenta (per le caratteristiche e gli effetti del virus) ma graduale risoluzione”.

“La comparsa dei primissimi casi a fine marzo e l’aumento esponenziale e rapido dei contagi - nel giro di pochi giorni si è arrivati a 27 soggetti positivi con interessamento di 21 persone in 9 nuclei familiari - hanno reso necessaria e non rinviabile l’adozione della prima ordinanza restrittiva del 10 aprile. Da allora – ricostruisce la Usl 2 - sono stati eseguiti, fino allo scorso 23 aprile, 405 tamponi orofaringei che hanno permesso di individuare altri dieci casi positivi, arrivando a quota 37. Per tale motivazione, l’azienda Usl Umbria 2 ha proposto ed ottenuto, grazie alla seconda ordinanza della presidente della giunta regionale, il prolungamento delle misure di isolamento dell’intera popolazione del comune di Giove fino al 3 maggio”.

“Questo periodo è stato utilmente impiegato non solo per il monitoraggio e il controllo dei soggetti positivi, ma anche per acquisire ulteriori elementi a sostegno del contenimento del quadro epidemico, in particolare la valutazione di massa dei residenti con età superiore ai 14 anni non ancora sottoposti a tampone, al fine di verificarne la negatività immunologica”.

I test sierologici di massa, che presentavano nel contesto dato (popolazione “chiusa” da almeno 14 giorni) un’alta sensibilità e specificità, hanno previsto il prelievo capillare di sangue per individuare la presenza di anticorpi IgM e IgG.

“In caso di esito negativo – spiega l’azienda sanitaria in una nota - l’attendibilità del test sierologico rapido su sangue capillare è pari al 97% mentre la predizione positiva del test nell’individuare soggetti portatori di virus e quindi potenzialmente infettivi può raggiungere il 24%. Il risultato positivo del test rapido deve essere quindi confermato (o meno) da un successivo tampone orofaringeo dato che i test di screening hanno lo scopo di individuare coloro che sono sicuramente sani (nella ricerca condotta a Giove 836) dai potenzialmente infetti (73) che vanno poi sottoposti a test di conferma (13 casi positivi, peraltro totalmente asintomatici)”.

Si è trattato dunque di una indagine di “enorme portata”: sono stati eseguiti ben 909 test sierologici e 507 tamponi naso faringei. La popolazione presa in esame va dai 14 anni in su e il primo dato rilevante riguarda l’esito negativo di tutti i test effettuati nei residenti con fascia di età compresa tra i 14 ed i 18 anni.

Sui 909 test sierologici rapidi su sangue capillare effettuati, per 73 soggetti è stato necessario ricorrere, per i motivi sopra riportati, ad ulteriore approfondimento con l’esecuzione del tampone. Di questi 13 soggetti sono risultati positivi, che porta a 50 il numero complessivo dei casi Covid19 nel territorio di Giove dall’inizio dell’emergenza sanitaria. A fronte delle guarigioni, sono 30 i casi attualmente positivi di cui 20 soggetti asintomatici, 6 con sintomi lievi e 4 persone ricoverate in ospedale. A ciò si aggiungono, purtroppo, anche due decessi.

“L’approfondita indagine sulla popolazione, supportata dall’utilizzo dei test sierologici rapidi, si è rivelata di fondamentale importanza perché ha permesso di individuare nel territorio tutti i casi totalmente asintomatici (dei venti casi complessivi, 13 sono stati intercettati tramite i test rapidi sierologici) che, in assenza di zona rossa e di tali controlli, avrebbero potuto diffondere ulteriormente ed esponenzialmente il contagio tra i residenti”.

“Partendo da questa importante esperienza pilota, in presenza di un quadro della situazione ben definito e tenendo sempre alta l’attenzione – conclude la Usl 2 - si potranno programmare ulteriori iniziative, anche in altri contesti regionali, con puntualità, consapevolezza e maggiori certezze”.

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