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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

L’Osservatorio nazionale sulla salute: ecco quando l’Umbria dirà “addio” al Coronavirus

Le statistiche dell’istituto diretto da Walter Ricciardi: il cuore verde d’Italia e la Basilicata le prime regioni ad uscire dal contagio. L’appello: fase due da attuare in maniera graduale e con tempi diversi

La fine dell’emergenza Covid19 in Italia potrebbe avere tempistiche diverse nelle regioni a seconda dei territori più o meno esposti all’epidemia: in Lombardia e Marche, verosimilmente, l’assenza di nuovi casi si potrà verificare non prima della fine di giugno, in Emilia-Romagna e Toscana non prima della fine di maggio. Nelle altre regioni l’azzeramento dei contagi potrebbe avvenire tra la terza settimana di aprile e la prima settimana di maggio.

Sono le proiezioni fatte dagli esperti dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, coordinato dal professor Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio e ordinario di igiene all’Università Cattolica, e dal dottor Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio.

tabella-2Secondo le proiezioni dell’Osservatorio a uscire per prima dal contagio da Covid19 sarebbero la Basilicata e l’Umbria, le quali il 17 aprile contavano rispettivamente solo 1 e 8 nuovi casi. Le ultime sarebbero le Regioni del Centro-Nord nella quali il contagio è iniziato prima. In Lombardia, in cui si è verificato il primo contagio, non è lecito attendersi l’azzeramento dei nuovi casi prima del 28 giugno, nelle Marche non prima del 27 giugno. Infatti, per entrambe le Regioni il trend in diminuzione è particolarmente lento. La PA di Bolzano dovrebbe avvicinarsi all’azzeramento dei contagi a partire dal 28 maggio, nonostante il numero di contagi osservati complessivamente è basso in valore assoluto (29 casi il 18 aprile), tuttavia il trend dei nuovi casi sta scendendo con particolare lentezza. Nella Regione Lazio dovremmo aspettare almeno il 12 maggio, nel Sud Italia l’azzeramento dei nuovi contagi dovrebbe iniziare ad avvenire tra la fine del mese di aprile e l’inizio di maggio.

Ad oggi, 20 aprile, l’Umbria ha in realtà già toccato la quota zero di contagi visto che l’unico paziente risultato positivo sul territorio proviene da fuori regione, pur essendo ricoverato in uno degli ospedali regionali.

“In questo momento è quanto mai necessario fornire una valutazione sulla gradualità e l’evoluzione dei contagi, al fine di dare il supporto necessario alle importanti scelte politiche dei prossimi giorni”, spiega Solipaca.

Il nuovo Coronavirus ha finora provocato oltre 22.700 decessi in Italia, dove attualmente si contano circa 172.400 contagiati.

“L’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane ha effettuato una analisi con l’obiettivo di individuare, non la data esatta, ma la data prima della quale è poco verosimile attendersi l’azzeramento dei nuovi contagi - spiega il dottor Solipaca – e si basa sui dati messi a disposizione quotidianamente dalla protezione civile dal 24 febbraio al 17 aprile”.

I modelli statistici stimati per ogni regione sono di tipo regressivo (di natura non lineare) e, quindi, non sono di tipo epidemiologico, pertanto non fondati sull’ammontare della popolazione esposta, di quella suscettibile e sul coefficiente di contagiosità R0, ma approssimano l’andamento dei nuovi casi osservati nel tempo.

Le proiezioni tengono conto dei provvedimenti di lockdown introdotti dai Dpcm. Pertanto, eventuali misure di allentamento del lockdown, con riaperture delle attività e della circolazione di persone che dovessero intervenire a partire da oggi, renderebbero le proiezioni non più verosimili. Infine, si sottolinea che la precisione delle proiezioni è legata alla corretta rilevazione dei nuovi contagi, è infatti noto che questi possono essere sottostimati a causa dei contagiati asintomatici e del numero di tamponi effettuati.

Le proiezioni effettuate evidenziano che l’epidemia si sta riducendo con estrema lentezza, pertanto questi dati suggeriscono che il passaggio alla così detta “fase 2” dovrebbe avvenire in maniera graduale e con tempi diversi da regione a regione. Una eccessiva anticipazione della fine del lockdown, con molta probabilità, potrebbe “riportare indietro le lancette della pandemia” e vanificare gli sforzi e i sacrifici sin ora effettuati.

Lo studio della Fondazione Gimbe

I dati dell’Osservatorio vengono in qualche modo confermati dal modello elaborato sempre in questi giorni dalla Fondazione Gimbe in base al quale “in questo momento solo in Umbria l’epidemia di Covid19 sembra abbastanza sotto controllo da permettere l’avvio di una fase 2”. Il modello è basato sulla prevalenza e sull’incremento percentuale dei casi totali e consente di mappare e monitorare l’evoluzione del contagio oltre a fornire uno strumento “univoco per informare le decisioni di Governo e Regioni”. Il modello ha diviso le regioni italiane in quattro categorie, contrassegnate da un colore diverso a seconda della gravità della situazione. Dall’elaborazione dei dati degli ultimi 7 giorni, emerge che gli incrementi percentuali dei contagi sono ancora alti in quasi tutte le altre regioni.

“In generale – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – la fotografia scattata a 2 settimane dalla possibile riapertura non è affatto rassicurante perché gli incrementi percentuali negli ultimi 7 giorni sono ancora molto elevati anche nelle Regioni che si trovano nel quadrante verde, fatta eccezione per l’Umbria. Al di là delle indiscrezioni trapelate negli ultimi giorni – conclude Cartabellotta – i criteri con cui il Governo ridisegnerà la mappa dell’Italia per l’avvio e il monitoraggio della “fase 2” non sono ancora noti. Il modello proposto dalla Fondazione Gimbe permette di applicare la stessa unità di misura a livello nazionale, regionale e provinciale, sia al fine di consentire una ‘personalizzazione’ degli interventi di allentamento o restrizione, sia di evitare valutazioni locali finalizzate a improprie fughe in avanti che rischiano di danneggiare la salute pubblica”.

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