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Cronaca

Coronavirus e scuola, si torna in classe: proteste e dubbi. Lezioni in presenza solo nelle regioni “gialle”

Gli studenti di Altrascuola chiedono un incontro alla Regione: vogliamo rientrare, ma in sicurezza. Unisic lancia un appello ai governatori: no alla riapertura. Codici Umbria: tutele nei bus e alle fermate

Le vacanze sono finite. Oppure no? Il 7 gennaio dovrebbero ripartire le lezioni in presenza nelle scuole medie e superiori anche dell’Umbria, seppure al 50 per cento, quindi alternando didattica in classe e lezioni a distanza. La ripartenza sembra però tutt’altro che scontata. Soprattutto, gli interrogativi più sostanziosi non riguardano tanto quello che potrebbe accadere tra un paio di giorni. Ma la prossima settimana.

La ripartenza va di pari passo con quello che il Governo deciderà in tema di misure restrittive, ridefinizione degli indici Rt, classificazione delle Regioni. Se, ad esempio, si abbasseranno i valori degli indici di contagio per inserire un territorio in fascia gialla o arancione, il rischio – ad esempio per l’Umbria – è che dal 10 gennaio l’Umbria si trovi in una fascia tale per cui le lezioni in presenza potrebbero essere di nuovo sospese. Questo, soprattutto se dovesse essere confermata la tendenza di permettere scuole aperte solo nelle regioni in fascia gialla.

E mentre il dibattito prosegue a ritmi serrati, aumentano le posizioni critiche rispetto alla ripartenza senza se e senza ma.   

“Mentre all’estero tengono le scuole chiuse, in Italia, con il primato di decessi per Covid e l’aumento di ricoveri e terapie intensive, s’intende riaprirle, tra l’altro accrescendo i disagi con le turnazioni”. L’Unsic, forte delle oltre 140mila adesioni alla propria petizione per rinviare l’apertura delle scuole in presenza, considerata l’inamovibilità sul punto della coppia Azzolina-Conte, lancia un appello ai governatori regionali e al Pd, quale partito di governo, affinché facciano propria l’istanza di un numero rilevante di docenti, studenti, genitori e personale scolastico.

“La didattica a distanza, pur con i suoi limiti, ha garantito continuità d’insegnamento – spiegano dall’ufficio comunicazione dell’Unsic - Riaprire equivale alla certezza di ricominciare con tamponi, contagi, quarantene, sanificazioni, discontinuità didattica, ricreazione chiusi in classe e un clima generalizzato di ansia e preoccupazione. Tutto ciò accentuato dalle prime influenze stagionali e dalla consapevolezza che basterebbe qualche altra settimana per riaprire in una condizione resa migliore dalla crescita delle vaccinazioni e dai primi farmaci monoclonali. I problemi saranno accresciuti dalle turnazioni, che appesantiscono il lavoro e l’esistenza stessa dei docenti, ma inficiano anche il tempo per i compiti, le attività pomeridiane scolastiche ed extrascolastiche, ad esempio i corsi di lingua o le lezioni specifiche di supporto per tanti studenti con disturbi di apprendimento che avevano trovato beneficio con la Dad. Da valutare anche il pranzo frugale nel pomeriggio, che annulla le tante campagne nutrizionali nelle scuole, finanziate anche dal ministero”.

“Il 7 gennaio 2021 i nostri ragazzi dovrebbero riprendere le lezioni in presenza. Ci chiediamo e interpelliamo le autorità preposte per sapere quali interventi sono stati programmati per prevenire affollamenti di studenti presso le fermate degli autobus, quali interventi per prevenire il distanziamento all’interno dei mezzi pubblici, come saranno effettuati i controlli della temperatura e del corretto utilizzo della mascherina all’interno dei mezzi pubblici e autobus?”.

Codici Umbria, per voce del segretario regionale Massimo Longarini, interpella l’assessore regionale ai trasporti pubblici, Enrico Melasecche, affinché “voglia istituire un tavolo di concertazione con le associazioni dei consumatori, sindaci, sindacati di categoria per la tutela degli autisti, dei passeggeri e degli studenti” chiedendo inoltre al provveditorato se abbia “preso atto della sentenza del Tar del Lazio che ha cassato l’obbligo di utilizzo della mascherina in classe per gli alunni dai 6 agli 11 anno” e abbia “predisposto le opportune cautele per mantenere distanziamento sociale e sanificazione delle aule”.

Pressing anche da parte della rete degli studenti medi dell’Umbria, Altrascuola, che chiede in quali condizioni si tornerà alle lezioni in presenza: “Tornare in presenza non ci basta: vogliamo farlo in sicurezza e vedendo garantito il nostro diritto allo studio e il nostro diritto alla salute. La pandemia ha portato ad un punto di rottura il nostro sistema d’istruzione: assistiamo a continue promesse non mantenute o ritrattate - ultima tra le quali quella di un ritorno al 75 per cento, subito ridotto al 50, veniamo addirittura additati come responsabili del diffondersi della pandemia, incoscienti ed immaturi”.

“Non ci stiamo più. Le nostre richieste sono semplici e ragionevoli, abbiamo già chiesto un incontro alla Regione Umbria per discuterle. Vogliamo che le istituzioni si assumano la responsabilità politica di un danno educativo che segnerà per sempre la nostra generazione, con la speranza che questa non sia l’ennesima occasione sprecata di rimettere al centro il nostro diritto di studiare e di farlo in sicurezza. Vogliamo spazi sicuri e adeguati alle nostre esigenze – dice Matias Cravero, coordinatore regionale di Altrascuola - la garanzia del rispetto dei protocolli di sicurezza, rimborsi sui trasporti di cui non abbiamo usufruito, la stabilizzazione delle borse di studio e l’accesso gratuito alla rete della mobilità pubblica, ai libri di testo, ai device e alla connettività. Solo con questi investimenti strutturali sarà possibile tutelare il diritto allo studio in Umbria e limitare la situazione di crisi che stiamo vivendo”.

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