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Cronaca

Stangata della Corte dei conti su funzionari e dirigenti del Comune di Terni: risarcimento da oltre 170mila euro

La magistratura contabile: assoluta inerzia dei pubblici funzionari comunali che hanno omesso qualsivoglia forma di controllo e di vigilanza sulla corretta gestione degli impianti sportivi. La sentenza

Una buona notizia per il Comune di Terni. Una cattiva notizia per dirigenti e funzionari di Palazzo Spada che dovranno versare nelle casse comunali oltre 170mila euro.

Lo stabilisce una sentenza della Corte dei conti dell’Umbria che arriva dopo gli accertamenti della guardia di finanza – prima il nucleo di polizia tributaria e poi quello di polizia economico finanziaria – dai quali è emerso che una società calcistica della città ha “operato una gestione privatistica delle strutture in concessione nello stesso periodo” e, allo stesso tempo, funzionari e dirigenti comunali non hanno “vigilato sul mancato introito delle tariffe previste per l’utilizzo dei campi sportivi nelle annualità dal 2010 al 2014”.

Le informative delle fiamme gialle avevano ricostruito che la società sportiva “aveva introitato per l’utilizzo dei campi sportivi da parte di terzi la somma di 183.433 euro" mai recuperata da parte del Comune. Più nel dettaglio, l’indagine del nucleo di polizia economico-finanziaria aveva permesso di ricostruire che i proventi derivavano “per 139.200 euro da contributi versati da (…) comprovati da movimentazioni bancarie; per 41.073 euro da noleggio di campi a terzi, comprovati da ricevute generiche e da file riepilogativi estratti dalla memoria rigida del computer in uso presso la polisportiva; per 3.160 euro da altre ricevute che indicano come natura del servizio reso tassa gara o tassa torneo”.

La riscossione delle tariffe avrebbe dovuto essere in carico alla ex circoscrizione nord di Terni e poi, dopo la sua soppressione avvenuta il 10 giugno 2014, “la competenza in ordine alla gestione dell’impianto è riconfluita nella direzione sviluppo economico e aziende”.

Tra le 26 pagine della sentenza depositata in cancelleria il 14 ottobre, viene però citata la considerazione della procura erariale secondo la quale viene “comprovata l’assoluta inerzia dei pubblici funzionari comunali, i quali hanno omesso qualsivoglia forma di controllo e di vigilanza sulla corretta gestione degli impianti sportivi, nonostante specifiche previsioni contemplate nelle convenzioni stipulate tra le parti. Gli illeciti erariali sarebbero pertanto ascrivibili a titolo di colpa gravissima o grave in ragione dell’omissione reiterata, costante e pluriennale, sino al 2014, di ogni controllo sull’adempimento agli obblighi contrattuali assunti”.

A fronte di un danno erariale inizialmente quantificato in oltre 435mila euro, la magistratura contabile ha però rifatto i conti: “Ritiene il collegio – è scritto in sentenza - che le perdite subite dal soggetto pubblico vadano quantificate in 177.349,52 euro” e “l’illecito erariale va imputato ad ognuno dei convenuti a titolo di colpa grave (…). Ciascuno dei tre dirigenti va, quindi, ritenuto corresponsabile, in proporzione alla durata dell’incarico, del danno generato dall’omessa attivazione delle pretese creditorie che l’amministrazione avrebbe dovuto coltivare per il tramite della direzione di riferimento” oltre a due funzionari.

“Ritiene il collegio che ricorrano i presupposti per ridurre l’importo oggetto di condanna alla restituzione nella misura del quaranta per cento nei confronti di tutti i convenuti”, è la conclusione dei giudici: in due dovranno quindi versare nelle casse comunale oltre 35mila euro (a testa) più gli interessi legali “dalla pubblicazione della sentenza sino all’effettivo soddisfo”. Gli altre dovranno farsi carico di risarcimenti compresi tra 5mila e 15mila euro. Oltre alle spese legali.

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