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Dissesto del Comune, la sentenza della Corte dei conti: sanzionati ex amministratori

I giudici contabili accolgono solo in parte le istanze della procura generale: pena pecuniaria ridotta della metà, possibile ulteriore sconto e respingimento della richiesta di interdizione ai pubblici uffici. Le mosse delle difese

Sanzione dimezzata rispetto alle richieste, la possibilità di un ulteriore sconto se liquidata entro sessanta giorni, e il respingimento della richiesta della procura generale di interdizione ai pubblici uffici. Questa, in estrema sintensi, la fotografia scattata dalla sentenza dei giudici della Corte dei Conti di Perugia, in merito al dissesto finanziario del Comune di Terni. La decisione è arrivata nel primo pomeriggio di mercoledì, dopo che martedì a Perugia è andata in scena la discussione. 

Secondo la procura contabile, la decisione deriva dalla “mancata adozione da parte della Giunta, in carica dal 2014 al 2018, e del Consiglio comunale di Terni degli atti correttivi di rispettiva competenza, in presenza di gravi e persistenti criticità nella gestione finanziaria dell’ente, già note agli amministratori a far tempo dalla fine dell’anno 2014 per effetto della trasmissione da parte della Corte dei Conti, sezione regionale di controllo per l’Umbria, della delibera 198/2014/PRSE del 29 dicembre 2014”.

La procura regionale nel corso dell’udienza ha inoltre sottolineato che “le gravi criticità presenti nella gestione finanziaria dell’ente sono state a suo tempo segnalate agli amministratori anche da parte dei revisori dei conti e che esse sono state indicate come cause che hanno originato il dissesto del Comune di Terni, come si evince dallo stralcio della relazione” riportato nel procedimento:

‘Il ripetuto disavanzo dell’equilibrio di parte corrente, è stato di volta in volta affrontato con il mantenimento di residui attivi che si sarebbero dovuti eliminare; i tempi lunghi di pagamento dei vari creditori hanno permesso sicuramente di rimandare più avanti possibile le problematiche, ma allo stesso tempo di ingigantirle. Il formarsi di debiti fuori bilancio di una certa entità ha contribuito far precipitare la situazione…Oltre a quanto evidenziato, vi è sicuramente da segnalare anche il non adeguato controllo interno e monitoraggio delle spese correnti, nonché croniche difficoltà nelle riscossioni. Ciò ha creato una situazione tale che ha portato all’utilizzo persistente di anticipazione di cassa, al mancato rispetto negli ultimi anni di ben quattro dei parametri deficitari, al sempre elevato indebitamento ed a lunghi tempi di pagamento… Si segnala inoltre la mancanza di un puntuale controllo sulle società partecipate, che ha portato nel tempo a differenze contabili con susseguente contezioso e formarsi di debiti fuori bilancio. Tutto ciò risulta segnalato anche dal precedente organo di revisione’

Secondo la Procura regionale, inoltre, la condotta “omissiva e reiterata nel tempo, tenuta dagli amministratori dell’ente costituisce elemento fondamentale per la responsabilità sanzionatoria, posto che da tale condotta è derivato il dissesto finanziario del Comune di Terni, successivamente dichiarato con deliberazione del commissario straordinario in data primo marzo 2018”. Dissesto per il quale non risulta “siano stati posti in essere adeguati tentativi da parte degli ex amministratori diretti alla risoluzione delle criticità e che non riveste carattere impeditivo all’affermazione di responsabilità la deduzione secondo la quale gli amministratori ‘ben poco avrebbero potuto fare se chi era tecnicamente preposto alla gestione tecnica delle criticità evidenziate non li poneva nella condizione di conoscere correttamente i fatti e di metterli nella condizione tecnica di agire’, posto che, da un lato si tratta di una situazione protratta negli anni, dall’altro non è possibile considerare che essi potessero essere all’oscuro dello squilibrio strutturale dell’ente.

I giudici contabili considerano dunque che “la situazione obiettiva di squilibrio imponeva agli amministratori un’adeguata manovra sul fronte dell’entrata e della spesa idonea ad evitare la protrazione degli squilibri e la verificazione del dissesto poi seguito, derivato da una condizione di inerzia e da condotte sostanzialmente omissive”.

Motivi per cui viene accolta la richiesta nei confronti degli ex amministratori di Palazzo Spada, seppure in misura dimezzata e con la possibilità di una riduzione di un ulteriore 30% se il pagamento avverrà entro i prossimi 60 giorni.

L’ex sindaco Leopoldo Di Girolamo dovrà dunque versare 5.590 euro; Vittorio Piacenti D’Ubaldi, già assessore al patrimonio bilancio e partecipate, 29.517  euro; Francesca Malafoglia, già vicesindaco, 40.996 euro; Emilio Giacchetti, già assessore all’ambiente e mobilità, 16.397euro, come Stefano Bucari, già assessore ai lavori pubblici; Francesco Andreani, ex assessore all’urbanistica, 14.759 euro come Daniela Tedeschi, già assessore al commercio e Cristhia Falchetti Ballerani, già assessore alla sicurezza urbana e polizia locale; Tiziana De Angelis, già assessore alle scuole ai servizi educativi e attuale consigliere comunale 16.399 euro.

Le difese Dopo la sentenza arrivano i commenti degli avvocati difensori, che ora potranno valutare se presentare istanza al collegio dei giudici della Corte dei Conti, per poi eventualmente presentare appello. Questo perché il procedimento in questione riguarda un percorso sanzionatorio nuovo rispetto all'ordinario, che prende in considerazione anche le più recenti normative che hanno riguardato il Tuel sulla contabilità delle amministrazioni comunali. "Non siamo soddisfatti del pronunciamento - spiega Roberto Spoldi, difensore dell'ex assessore Bucari insieme al collega Gianluca Luongo - e valuteremo il da farsi, considerando di presentare istanza di fronte al collegio. Le nostre tesi sono state infatti accolte solo in parte e siamo certi che emergerà la lecita condotta nel nostro assistito". "Gli atti dimostrano - spiega l'avvocato Nicola Pepe, a difesa dell'ex assessore Piacenti D'Ubaldi e della Malafoglia - che i nostri assistiti hanno da subito messo in campo tutte le azioni necessarie per il risanamento dell'ente".   

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