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Cronaca

Muore in carcere, organizzano funerale nonostante il divieto della polizia: agenti picchiati, 8 denunce

Palermo, l’ultimo saluto a Fabio Gloria, trovato impiccato a fine gennaio nel carcere di Terni, finisce nel caos. I provvedimenti della questura dopo i disordini. I dubbi dei familiari sulla tragica fine del 47enne

Il questore aveva vietato di organizzare il corteo funebre per Fabio Gloria, condannato recentemente a 12 anni e trovato impiccato a fine gennaio scorso nel carcere di Terni. I familiari, però, avrebbero deciso ugualmente di rendergli un ultimo omaggio, arrivando ad aggredire alcuni agenti che dovevano interrompere la processione. Sono otto le persone denunciate per quanto accaduto lo scorso 8 febbraio in piazza Mandorle, a Tommaso Natale (nella provincia di Palermo) quando due poliziotti sono stati insultati, spintonati e colpiti mentre seguivano e filmavano la scena.

Fabio Gloria era stato coinvolto nelle inchieste Bivio e Bivio 2 che negli anni scorsi avevano colpito i clan di Tommaso Natale e San Lorenzo. L’uomo si trovava nel carcere umbro già da qualche anno e non era la sua prima volta dietro le sbarre. Gloria, alla fine del mese scorso, avrebbe raccontato alla moglie di uno scontro avvenuto nell’istituto penitenziario ternano con quattro detenuti napoletani. Una discussione che sarebbe presto degenerata in rissa. Ecco perché secondo la consorte, il giorno della telefonata, il 47enne aveva un occhio nero e perdeva sangue da un orecchio.

La stessa sera alla donna è arrivata una telefonata dal carcere con cui veniva informata del fatto che il marito si fosse tolto la vita impiccandosi nella sua cella. I parenti non ritengono però plausibile la tesi del suicidio perché Gloria sarebbe stato troppo attaccato alla famiglia per compiere un gesto del genere. “Non è mai stato intenzionato a suicidarsi e anche lui - aveva raccontato un familiare del detenuto a PalermoToday - si meravigliava dei tanti morti in questo carcere. Era stato picchiato pesantemente nella rissa e avrebbe avuto bisogno di una visita”. Per cercare di fare chiarezza sull’accaduto la famiglia si è affidata a un avvocato chiedendo che venisse fatta un'autopsia.

Dopo l’esame, la salma è stata portata a casa della famiglia, lì dove i poliziotti avrebbero dovuto trovarla in virtù del decreto del questore che vietava di svolgere un corteo funebre in forma solenne. “Il personale - spiegano dalla questura - constatava che la salma, in orario antecedente a quello stabilito nelle prescrizioni, era stata portata in strada attraverso un carrello elevatore”. Gli agenti quella mattina avrebbero perlustrato le strade vicine individuando a circa 700-800 metri dall’abitazione, un centinaio di persone che stavano portando a spalla la bara accompagnati dalla musica.

“Una volta intercettati - continuano dalla questura - ai partecipanti è stato immediatamente intimato di interrompere tale movimento non autorizzato e di rispettare il percorso per il cimitero stabilito nelle prescrizioni. I partecipanti hanno reagito con invettive nei confronti del personale assumendo un atteggiamento ostile. Gli operatori della scientifica, impegnati a registrare gli eventi al fine di acquisire documentazione videofotografica di quanto accaduto, subivano una aggressione da parte dei partecipanti e ricorrevano alle cure mediche, riportando contusioni”.

Per questioni di ordine pubblico, alla luce del materiale già acquisito durante il corteo funebre, la polizia non è intervenuta subito, denunciando a distanza di giorni otto persone accusate a vario titolo di violazione dei provvedimenti dell’autorità, violenza e lesioni a pubblico ufficiale e minacce aggravate. Sono state anche adottate altre misure di prevenzione: due di sorveglianza speciale e sei avvisi orali.

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