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Cronaca

Inchiesta Unicusano, la guardia finanza contro Bandecchi: “Affermazioni inaccettabili”

La nota del Sindacato nazionale e la replica del patron della Ternana: “È un mio diritto quello di sentirmi trattato non in modo adeguato”

Palla al centro, la partita adesso è tra guardia di finanza e Stefano Bandecchi. Prima ancora che giudici e tribunali si pronuncino sulla bontà dell’inchiesta portata avanti dalle fiamme gialle – su mandato della procura della Repubblica di Roma – in merito alla presunta evasione fiscale che sarebbe stata commessa dall’Università Niccolò Cusano, di cui il patron della Ternana è fondatore e amministratore delegato, la vicenda si gioca oggi a livello mediatico. Da una parte Bandecchi, dall’altra i militari delle finanza. L’imprenditore – che ci tiene a ribadire di essere livornese di origine, romano d’adozione e ternano per cittadinanza onoraria – punta il dito contro il modus operandi delle fiamme gialle. Le fiamme gialle, allo stesso tempo, stigmatizzano le uscite che nel corso delle settimane hanno visto come protagonista il numero uno di via della Bardesca.

Riportiamo di seguito – e in forma integrale - la nota diffusa dal Sinafi, Sindacato nazionale finanzieri, per bocca del suo segretario nazionale Eliseo Taverna e poi la risposta di Stefano Bandecchi.

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Il Sinafi - Sindacato nazionale finanzieri - ha appreso, con profondo rammarico, il contenuto delle dichiarazioni pubblicamente rilasciate dall’imprenditore umbro Stefano Bandecchi durante un’intervista televisiva andata in onda alcuni giorni fa, in fascia serale, su un’emittente a caratura nazionale, nei confronti del personale della guardia di finanza. La scrivente organizzazione sindacale, a salvaguardia della dignità, del prestigio e dell’onorabilità delle sessantamila fiamme gialle che operano, ogni giorno, con serietà e professionalità, non può esimersi di stigmatizzare tali pubbliche esternazioni, senza peraltro voler richiamare o enfatizzare le contestazioni formulate al Bandecchi - avallate dall’autorità giudiziaria competente - attraverso cui sono state disposte misure patrimoniali nei confronti di attività di cui lo stesso risulta amministratore.

Al di là della bontà o meno dell’operato e, quindi, della fondatezza dei rilievi tributari mossi dalla  gdf e dalla magistratura - che potranno essere ritualmente valutati e riconsiderati nelle sedi giurisdizionali competenti, alle quali il Bandecchi potrà rivolgersi ed a cui, probabilmente si è già rivolto (di questo ovviamente non ne siamo a conoscenza) - riteniamo quantomeno irriguardoso definire pubblicamente il personale operante come “incompetente”, assimilare lo stesso o le azioni del corpo della guardia di finanza alla “Gestapo”, nonché affermare “che la guardia di finanza ha spesso degli atteggiamenti di merda nei confronti degli imprenditori. Affermazioni del genere, ormai assurte a fatti notori (estrapolabili agevolmente dal web, in formato video e testuale) sono inaccettabili e rischiano di offendere gravemente la dignità, l’onore e il prestigio dei sessantamila appartenenti alla gdf che quotidianamente svolgono il proprio ruolo, al servizio della collettività, con dedizione, profondo senso di responsabilità e alta professionalità, a tutela degli interessi economici e finanziari dello Stato e dell’Unione europea. In ogni caso, il Sinafi. auspica, così come siamo certi auspichino tutti coloro che, ogni giorno, con dedizione, adempiono pubbliche funzioni, che il Bandecchi possa dimostrare, nelle sedi competenti, la bontà delle proprie ragioni nell’esercizio dei propri diritti, senza però cedere alla tentazione di proferire frasi potenzialmente offensive dell’onore e del prestigio di un corpo dello Stato. Questa organizzazione sindacale manterrà alta l’attenzione sull’accaduto, riservandosi di valutare e supportare ogni iniziativa a tutela dell’immagine del corpo e dei finanzieri che, con dedizione e professionalità, prestano quotidianamente il proprio servizio, a tutela della collettività.

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Ecco il comunicato di Stefano Bandecchi, affidato a Tag24, il quotidiano dell’Università Niccolò Cusano.

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Prendo atto del comunicato stampa emesso da Sinafi (Sindacato nazionale finanzieri) che trovo inesatto nei contenuti, nella forma e nella sostanza. Iniziamo subito con il dire che non sono umbro, ma livornese di nascita, romano di adozione, e ternano (umbro) per cittadinanza onoraria.

Capisco che l’organizzazione sindacale voglia salvaguardare l’onorabilità e il prestigio delle 60mila fiamme gialle che operano sul territorio, ma se avessero ascoltato con maggior attenzione tutte le mie interviste e dichiarazioni si sarebbero resi conto che mi sono sempre, e solo, rivolto a quegli esponenti della GDF che con me sono entrati in contatto sin dal 2009.

La storia, infatti, è molto lunga. Iniziata con un’indagine nel 2009, durata all’incirca fino al 2017, e finita pressoché nel nulla. I finanzieri, con me entrati in contatto, non si sono dimostrati né seri nell’adempimento del loro lavoro né professionalmente validi; hanno condotto delle indagini costosissime martoriando me e la mia famiglia per arrivare al risultato zero. Faccio anche notare al sindacato che ben 2 dei finanzieri incaricati dell’indagine nei miei confronti sono finiti in galera e non mi risultano più appartenente al corpo.

Faccio altresì presente che, ad un certo punto la GDF, sempre rappresentata dai finanzieri che io ho conosciuto, sequestrò tutte le quote delle mie aziende e dei miei averi sostenendo che questo incarico gli era stato affidato dalla magistratura di Roma. Indagava al tempo su di me il PM dott. Palazzi che durante un interrogatorio venne a conoscenza per la prima volta di ciò che la GDF aveva operato nei miei confronti, dichiarando - apertamente e pubblicamente - che mai aveva ordinato tale disposizione e che quindi i sequestri erano stati condotti abusivamente da quel gruppetto di vostri colleghi. Al danno seguì la beffa. I finanzieri si presentarono pochi giorni dopo per consegnarmi una busta bianca chiusa, della quale io chiesi l’apertura. Il documento interno riportava date di sequestro e altro che a me non erano mai state notificate, ma la cosa più brutta era che le date erano completamente false. La magistratura comunque, anche se con fatica, mise tutto a posto.

Non vado oltre perché i fatti di oggi sono totalmente diversi e, purtroppo, mi rivedono coinvolto con una squadra della GDF di Roma che, a mio avviso, non ha lavorato onestamente fin dall’inizio. Un esempio? All’interno degli oltre 100mila metri quadri a disposizione e in un ufficio periferico da me non frequentato da più di 10 anni, sembrava fossero state rinvenute delle cartucce di pistola calibro 9 ricaricate che immediatamente i finanzieri hanno attribuito al sottoscritto, avviando un’indagine precisa e dettagliata, che ha visto l’ingaggio dei carabinieri del ROS che hanno dovuto effettuare indagine costosissime su impronte digitali e DNA; utilizzando denaro dei cittadini italiani. Indagini che hanno portato all’archiviazione del caso perché le cartucce in questione non erano del sottoscritto. Da notarsi che le cartucce in oggetto sono state viste da me, per la prima volta, in fotografia sul cellulare di un finanziere che stava perquisendo i miei uffici. Aggiungo infine che i soldi spesi per le indagini sulle cartucce superavano di 1000 volte la pena pecuniaria alla quale sarei stato sottoposto se quelle cartucce fossero realmente state mie.”

L’accanimento dei finanzieri, ribadisco da me conosciuti e purtroppo frequentati, non ha trovato tregua per circa 2 anni di lunghe indagini che non hanno mai visto un solo interrogatorio degli studi commercialisti che redigono il bilancio dell’Università N. Cusano, dei 3 sindaci, dei 2 studi di revisione internazionali che ogni anno certificano i nostri bilanci e tantomeno dei 4 indagati, compreso me. Ma non andiamo oltre; mi sento solo di dover dire che come voi citate nel vostro comunicato stampa “al di là della bontà o meno dell’operato… riteniamo quantomeno irriguardoso definire il personale operante come incompetente…”, da cittadino italiano - che ha sempre regolarmente pagato le tasse e si è comportato in maniera corretta - trovo inaccettabile pretendere rispetto “al di là della bontà o meno dell’operato” perché questo tipo di mentalità non è da nazione moderna, evoluta e democratica.

Comprendo che oggi il lavoro di tutta la GDF sia viziato dalle attuali leggi dove, ricordo in maniera puntuale, che l’onere della prova è passato al cittadino che è, differentemente da ciò che cita la costituzione, fiscalmente sempre colpevole fino a prova contraria da lui stesso dimostrata.

La GDF si trova quindi ad operare non più alla ricerca di indagini concrete per ciò che concerne l’operato tributario ma spesso e ormai troppo spesso, a fare ipotesi che poi come dimostrano i dati in oltre il 60% dei casi non sono reali. Questo problema non è da me attributo alla Guardia Di Finanza -che opera solo nel rispetto delle leggi, come d’altronde io ho sempre operato nel rispetto delle leggi delle università italiane. E ad oggi credo sia un mio diritto quello di sentirmi trattato non in modo adeguato.

Colgo l’occasione per salutare i 60mila finanzieri onesti e spero che vogliano capire la mia posizione dopo aver incontrato persone a mio avviso totalmente inidonee, dopo essere stato sbattuto su tutti i giornali come un mostro a seguito di un comunicato stampa della GDF, illeggibile, e scoprendo attraverso una telefonata fattami di un giornalista di Report (Luca Bertazzini) che tutta la documentazione – la quale non è ancora in possesso dei miei avvocati - è invece in possesso di tutta la stampa italiana.

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