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Cronaca

Infortuni sul lavoro, oltre 1600 tra Terni e provincia. Olimpieri: “Evitabili solo adottando le necessarie misure di prevenzione”

Il segretario della Fismic Giovacchino Olimpieri: “Siamo decisamente indietro rispetto ad altre nazioni nella prevenzione e sicurezza”

Sono state 1.634, nel 2020 nella provincia di Terni, le denunce presentate all’Inail relative ad infortuni sul lavoro, di cui due risultati purtroppo mortali. Per ciò che concerne il contagio da Coronavirus gli infortuni sono stati invece 752 con cinque decessi. Gli ultimi incidenti destano più di una preoccupazione e il segretario nazionale e territoriale della Fismic Giovacchino Olimpieri afferma a riguardo: “Dobbiamo tornare a parlare, purtroppo, degli infortuni. Troppi morti per il profitto e soprattutto perché ogni decesso avvenuto nei luoghi di lavoro non è certo imputabile ad una mera fatalità. Non esiste il fato perché quasi sempre siamo in presenza di incidenti evitabili solo adottando le necessarie misure di prevenzione adeguando i luoghi di lavoro e gli impianti, fornendo al lavoratore le necessarie istruzioni”.

Per il segretario della Fismic: “L’elevato numero di infortuni e morti sul lavoro, nel paese, dimostra che siamo decisamente indietro rispetto ad altre nazioni nella prevenzione e sicurezza”. Olimpieri elenca alcune cause. Nel corso degli anni sono stati depotenziati gli uffici o gli sportelli competenti in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e l’organico degli ispettori Asl e delle direzioni territoriali del lavoro è arrivato ai minimi storici. La medicina del lavoro che negli anni sessanta e settanta aveva rappresentato uno strumento importante per la messa a bando di sostanze nocive, nonché per il riconoscimento di alcune malattie professionali, è stata progressivamente smantellata. “Se fino agli anni settanta la legislazione riguardava prevalentemente le macchine, continua Olimpieri, a partire da metà degli anni ottanta si guarda soprattutto ai lavoratori ma, guarda caso, iniziano proprio da allora le scelte politiche miranti a ridurre le sanzioni a carico dei datori di lavoro inosservanti delle normative. Le malattie professionali rappresentano un segnale di allarme per la cittadinanza tutta e non solo per la forza lavoro. Perciò la sfida è quella di investire nella ricerca e nel costante monitoraggio delle condizioni di lavoro”.

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