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Cronaca

Il lettore cd del carcere di Terni non funziona, slitta il processo del boss mafioso che accusa Berlusconi

Giuseppe Graviano è detenuto a Sabbione ma non può ascoltare le intercettazioni con un compagno di cella. La rabbia del pubblico ministero: ci pensiamo noi, parleremo con il Dap

Giuseppe Graviano sta scontando l’ergastolo nel carcere di Terni. Visto il suo curriculum – è accusato di avere azionato il telecomando che fece saltare in aria l’autobomba che nel luglio 1992 fece saltare in aria il giudice Paolo Borsellino e cinque uomini della sua scorta – è sottoposto al regime del 41 bis, il carcere duro, nella casa circondariale di vocabolo Sabbione.

Ieri mattina è comparso, in videoconferenza, davanti ai giudice della corte d’assise di Reggio Calabria dove è imputato nell’ambito del processo ‘ndrangheta stragista che lo vede sul banco degli imputati assieme a Rocco Santo Filippone, con l’accusa di essere i mandanti dell’omicidio di due carabinieri nell’ambito della strategia stragista di Cosa nostra.

Il processo però non si è celebrato perché il lettore cd in dotazione al carcere di Terni e con il quale avrebbe dovuto ascoltare le intercettazioni a suo carico del 2016 con il compagno di cella Umberto Adinolfi, ancora non funziona. È dunque saltato ancora una volta l’esame del capomafia di Brancaccio dopo che nelle scorse udienze aveva iniziato a rispondere, seppure a tratti sempre per lo stesso motivo, ma poi non aveva proseguito in attesa di ascoltare le intercettazioni del 2016, molte delle quali furono anche acquisite nell’ambito del processo sulla trattativa tra Stato e mafia di Palermo.

“Il problema non è stato risolto”, denuncia a inizio udienza il suo legale, l’avvocato Giuseppe Aloisio. “Non sarà possibile terminare oggi l'esame di Graviano - annuncia l’avvocato - Le difficoltà sono sempre le stesse. I file audio relativi alle conversazioni intercettate con Umberto Adinolfi presso il carcere, inviati dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo alla casa circondariale non sono stati sentiti da Graviano, perché il supporto informatico in dotazione non permette di ascoltare questi file audio. L’apparecchio non è adeguato per potere aprire i file e procedere all’ascolto, si blocca e non funziona”.

“Credo che questo incida sui diritti difensivi dell’imputato - prosegue l’avvocato Aloisio - quindi il mio assistito non può continuare l’esame perché ci sarebbe una limitazione dei diritti difensivi del signor Graviano che potrebbe incidere sulla validità della prova e sulla utilizzabilità della prova, ci potrebbe essere un profilo di nullità che, come detto, andrebbe a incidere anche sulle udienze precedenti perché le conversazioni sono legate tra loro".

Il legale ha dunque chiesto “un differimento dell’udienza affinché si possa procedere all’esame preceduto dall’ascolto dei file audio in carcere. Chiedo nuovamente alla casa circondariale di Terni di fornire un pc affinché Graviano possa ascoltare le conversazioni”.

In una delle ultime udienze, il boss mafioso aveva detto di avere incontrato “tre volte” l’ex premier “Silvio Berlusconi, l’ho incontrato tre volte a Milano mentre ero latitante”. Circostanza che però è stata smentita con forza dai legali dell’ex Cavaliere.

Molto duro il procuratore aggiunto Lombardo: “È davvero inspiegabile come un carcere in due mesi non abbia risolto una cosa banalissima come la presenza di un lettore cd. Non capisco perché in due mesi questa situazione non è stata portata alla nostra attenzione. Se loro hanno problemi - dice Lombardo - ci possiamo pensare noi. Ne parliamo con il Dap. Non serve un lettore dvd ma un computer portatile. In carcere possono entrare dei pc con le periferiche chiuse”.

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