Marito sospetta il tradimento e fa spiare la moglie da un investigatore privato: tutti dal giudice

L’indagine è partita quando lei, classe 1986 e residente nel Ternano, ha denunciato la presenza di un sistema gps scovato sulla propria automobile. Gli accertamenti che sono seguiti avrebbero fatto emergere che a “spiarla” era il marito – dal quale si stava separando – che per conoscere i “segreti” (o presunti tali) della donna, aveva ingaggiato un ex maresciallo dei carabinieri, ora investigatore privato. Ad accendere la miccia, l’idea che dietro quell’addio ci fosse anche un tradimento.

Il fascicolo porta la data del febbraio 2020. Oggi a finire nei guai sono il marito della donna, ternano classe ’77, e il suo investigatore, anche lui ternano, classe ’64. Per entrambi, il pubblico ministero Franco Bettini ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio.

Il capo di imputazione è di accesso abusivo ad un sistema informatico, in concorso. Perché, come si legge nella richiesta di rinvio a giudizio, il marito avrebbe commissionato all’investigatore privato di “eseguire investigazioni nei confronti della moglie” e di conseguenza “effettuavano un accesso abusivo al telefono cellulare della (...) protetto da password” che l’investigatore privato “riusciva a scoprire attraverso l’evidenziazione delle ultime digitazioni sullo schermo del telefono, accedendo in tal modo alle chat whatsapp”.

Insomma, avrebbero smanettato sullo smartphone andando a caccia di indizi nella chat del popolare social. Ma non potevano farlo.

Si va in aula il prossimo aprile dopo il rinvio dello scorso 18 gennaio. “I fatti sono tutti da provare”, l’avvocato Giacomo Marini, del foro di Roma (nella foto), che ha assistito nella fase preliminare l’investigatore privato ma che, “per altri impegni” adesso dovrà lasciare la difesa dell’uomo.