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Cronaca Amelia

Un anno senza Maria Chiara: resta la pista romana ma un reato è ancora contro ignoti

Si attende la chiusura delle indagini per capire se il fidanzato resterà l’unico indagato per la morte della 18enne amerina, avvenuta il 10 ottobre del 2020

La pista romana resta in piedi, ma le indagini vanno avanti e al momento non ci sono altri iscritti nel registro degli indagati. A un anno di distanza dalla morte di Maria Chiara Previtali gli inquirenti stanno lavorando per chiudere il cerchio in base allo scenario emerso sin dalle prime ore seguenti alla tragica scomparsa della giovane: ossia che a cedere lo stupefacente a Maria Chiara e al suo fidanzato, al momento l’unico indagato, sia stato qualcun altro. 

Al momento dunque le parti attendono la chiusura delle indagini, quando gli inquirenti, ossia la procura della Repubblica di Terni tramite gli uffici del pubblico ministero Camilla Coraggio e i carabinieri di Amelia e del comando provinciale di Terni, faranno il punto della situazione prima di far passare tutto al vaglio del giudice. Al momento l’unico indagato per omicidio preterintenzionale resta il fidanzato ventenne di Maria Chiara. Anche grazie alla ricostruzione del ragazzo gli inquirenti avevano fatto chiarezza sulle ultime ore della giovane: entrambi erano a Roma per festeggiare il 18esimo compleanno di lei e proprio in quella serata era avvenuta l’assunzione di stupefacenti, in particolare eroina. L’indomani mattina la tragica scoperta del ragazzo, che aveva ritrovato Maria Chiara senza vita nel letto. 

Al giovane la procura contesta l’omicidio preterintenzionale, mentre la morte come conseguenza di un altro reato, la formula di solito utilizzata dagli inquirenti nelle conntestazioni che riguardano le morti da overdose, è agli atti ma contestata ad ignoti. Resta da capire se, al momento della conclusione delle indagini, il reato verrà ancora preso in considerazione e se eventualmente sarà accostato a un nome. 

In questo scenario pesa l’ultima relazione del medico legale Massimo Lancia e della dottoressa Paola Melai, i consulenti tecnici incaricati dalla procura di fare luce sulle cause del decesso della giovane. Il documento parla di “insufficienza cardio-circolatoria acuta determinata dall’assunzione, nelle ultime 12-18 ore di vita della ragazza, di numerose sostanze ad azione tossica quali eroina, cocaina, alcol etilico, thc”. Un mix letale di droghe, quindi, che, formalmente, potrebbe rendere più complicata la contestazione del reato di morte come conseguenza di un altro reato, proprio perché, secondo questo scenario, non sarebbe stata una sola sostanza a causare la morte della giovane. 

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