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Cronaca

Neonato morto, la procura inchioda Giorgia: è lei l'unica responsabile

Chiuse le indagini, alla 27enne contestata l’accusa di omicidio volontario aggravato. Fissato il giudizio immediato, la difesa chiede il rito abbreviato

È Giorgia l’unica responsabile dell’abbandono e della morto del figlio, abbandonato appena dopo il parto la mattina dello scorso 2 agosto nel parcheggio dell’Eurospin di Borgo Rivo, dove poi il piccolo è morto dopo sei ore di assurda agonia. Questa la conclusione delle indagini portate avanti dalla procura della Repubblica di Terni – il sostituto procuratore è Barbara Mazzullo – e condotte dalla squadra mobile della questura di Terni.

“Sopravvissuto per almeno cinque ore”, l’agonia del bambino

L’avviso di conclusione indagini è stato notificato a Giorgia, la 27enne madre del bambino accusata di omicidio volontario aggravato, con la fissazione del giudizio immediato: 6 dicembre dinanzi ai giudici della corte d’assise di Terni, per l’avvio di un processo che – almeno sulla carta – potrebbe portare anche alla condanna dell’ergastolo per la ragazza ternana.

L’attività investigativa ha dunque fugato ogni dubbio rispetto al fatto che ci fossero altre persone coinvolte, primo fra tutti il padre del bambino, convivente di Giorgia e padre dell’altra loro figlia, una bambina di poco più di due anni.

La ricostruzione degli investigatori ricalca la confessione resa dalla madre: quella mattina ha partorito in casa, da sola, dopo avere tenuta nascosta la gravidanza. Poi ha messo il bimbo in una busta di plastica, abbandonata in un’aiuola del parcheggio del supermercato. Il compagno, che ha percorso il tragitto casa-negozio in auto con lei, non si è accorto di nulla. E non ha sospettato di nulla. Così come nessun altro della sua famiglia.

Alessio Pressi, legale di Giorgia assieme all'avvocato Attilio Biancifiori, chiederanno però che il processo si celebri con rito abbreviato. Richiesta che verrà valutata dal tribunale soltanto dopo avere esaminato i risultati del test a cui la ragazza è stata sottoposta in carcere a Perugia – dove si trova tutt’ora – e dopo avere ascoltato i periti nominati dalla difesa, lo specialista in psichiatria Silvio D’Alessandro e la psicologa clinica Tiziana Camorri.

In base alla valutazione dei giudici, la storia processuale di Giorgia – che dai test psichiatrici, psicologici e socio-famigliari non ha fatto evidenziare particolari stati di depressione ma un profondo stato di prostrazione legata, probabilmente, al contesto famigliare – potrebbe cambiare decisamente strada.

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