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Cronaca

"Racket" delle badanti all’ospedale di Terni, adesso spuntano anche i furti

Sotto processo per le “minacce” rivolte alle colleghe fra le corsie del Santa Maria, è stata condannata per avere derubato un suo assistito

Minacce, pressioni, violenze. E adesso spuntano anche i furti. Il prossimo 9 maggio comparirà di fronte al giudice Mastracchio “perché lavorando come assistente ospedaliera privata con pazienti ricoverati presso l'azienda ospedaliera Santa Maria di Terni - è scritto nel decreto di citazione a giudizio firmato dal pubblico ministero Marco Stramaglia - con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, al fine di ostacolare l'attività di assistenza ospedaliera svolta da altre professioniste (...) minacciava di morte (...) esercente anch'essa l'attività di assistente ospedaliera (...) in tal modo costringendola ad abbandonare l'assistenza al paziente e ad interrompere la prestazione lavorativa”.

Ma la donna, quarantenne di origini albanesi, è già stata condannata per avere derubato un suo assistito. La sentenza di primo grado è stata emessa a luglio del 2019 e confermata - con una riduzione della pena a 10 mesi di reclusione - dalla corte di appello di Perugia. Secondo la ricostruzione dell'accusa, la donna avrebbe rubato soldi e oggetti preziosi dalla casa dell'anziano che assisteva, impossessandosi in diverse occasioni anche della sua carta bancomat con cui avrebbe poi effettuato alcuni prelievi di contanti.

Il processo che ripartirà invece a maggio – dopo essere stato azzerato per alcune questioni procedurali – muove da due specifici episodi che si sarebbero verificati fra le corsie dell’azienda ospedaliera di Terni tra gennaio e febbraio del 2017.

Nel primo episodio la donna avrebbe avvicinato i familiari di un malato, offrendo servizi ad un prezzo più basso rispetto a quello praticato dall’assistente che in quel momento aveva in carico il paziente. Alle rimostranze della donna (“…così ci rubi il lavoro…”), la quarantenne avrebbe risposto facendo la voce grossa.

“Allora non hai capito, io sono sedici anni che lavoro qui dentro e sono la padrona dell’ospedale. Smettila che io ti ammazzo”. Così almeno nella denuncia presentata dalla donna minacciata, cinquantenne di nazionalità ucraina, anche lei residente a Terni, ed ora parte civile nel procedimento.

Qualche giorno dopo, le cose si sarebbero ripetute perché la cinquantenne aveva avviato una raccolta firme tra le assistenti dell’ospedale per denunciare le pressioni praticate da altre donne. “Perché tu raccogli le firme delle assistenti? Io ti firmo con il coltello – avrebbe detto ancora la donna sotto processo - se non la smetti subito io ti ammazzo, ti mando i miei nipoti”.

giacomo marini-2“Abbiamo cercato di dimostrare come si sono svolti i fatti – commenta l’avvocato Giacomo Marini, che ha assistito la donna nel procedimento per furto e in quello relativo alle minacce, fino al suo azzeramento – Ora la questione dovrebbe essere approfondita davanti ai giudici di Cassazione”.

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