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Cronaca

A Terni le mafie fanno affari con lo sballo. La Dia: rischio infiltrazioni delle famiglie di detenuti “eccellenti”

La relazione dell’antimafia: organizzazioni criminali multietniche attive nello spaccio di sostanze stupefacenti. Ecco chi comanda il “giro” della droga in città

La mafia in Umbria ha due facce. E una stessa medaglia: fare affari illeciti. L’ultima relazione della Direzione nazionale antimafia spiega in maniera piuttosto dettagliata che la regione è al riparo da un radicamento profondo delle organizzazioni criminali più potenti. Questo però non toglie che gli appetiti dei sodalizi criminali non cerchino lo stesso di saziarsi. Ma se nel Perugino le indagini rilevano una certa presenza di “sentinelle” mafiose, pronte a reinvestire sul territorio fiumi di denaro che arrivano da spaccio di droga e sfruttamento della prostituzione, nel Ternano quelle stesse tracce criminali portano altrove. Non ci sono i colletti bianchi della ‘ndrangheta, pronti a infiltrare l’economia reale, magari approfittando della crisi. Ma c’è una fitta rete di spaccio. Ecco, a Terni le mafie fanno affari con lo sballo.

La relazione della Dia cita ad esempio l’operazione “White Bridge”, con la quale il 7 maggio 2020 la polizia di Stato “ha disarticolato un’organizzazione operativa nella provincia di Terni e composta da 17 soggetti (di cui tre donne, due italiane e una tunisina) di nazionalità italiana, tunisina, marocchina e gambiana, dedita allo spaccio di hashish, marijuana, cocaina ed eroina nonché di droghe sintetiche quali le anfetamine e la caffeina. Il sodalizio attuava anche estorsioni - attraverso minacce, aggressioni, atti di vandalismo e danneggiamenti (pure a mezzo di esplosivi) - ai danni degli acquirenti in ritardo con i pagamenti della droga che era stata ceduta a credito”.

Altra operazione che viene citata per illustrare la situazione è quella portata a termine nel luglio 2020 dai carabinieri (“Quarantena”) che ha fatto scattare le manette ai polsi di cinque albanesi, ritenuti responsabili di spaccio di cocaina. “Gli indagati – ricorda la Dia - erano soliti acquistare lo stupefacente nel Nord-Italia per trasportarlo successivamente nella provincia umbra. Nel corso delle operazioni sono stati sequestrati complessivamente circa un chilogrammo di cocaina e quasi cinquemila euro frutto di proventi illeciti”.

Quello che emerge scorrendo i risultati delle forze dell’ordine è che lo spaccio sia in mano ad organizzazioni criminali “particolarmente strutturate – spiega la Dia - di matrice albanese e a composizione multietnica (italiana, tunisina, marocchina e gambiana)”. AI vertici dei sodalizi ci sarebbero dunque criminali albanesi con al soldo una platea di spacciatori di diverse etnie. Compresi “molti italiani”, come ha comunque tenuto a precisare nei giorni scorsi il questore di Terni, Roberto Massucci, ricordando che nell’ultimo triennio sono stati individuati – fra arresti e denunce - circa 500 pusher.

“Altresì, il rischio di infiltrazioni nel tessuto socio-economico – aggiunge ancora la Dia - potrebbe essere favorito dalla detenzione di elementi mafiosi negli istituti penitenziari umbri. Ciò ha comportato il radicamento di insediamenti dei rispettivi nuclei familiari che si sono trasferiti in zone limitrofe alle strutture di reclusione, per svolgere in modo più agevole i colloqui con i parenti internati”.

Il dossier fa particolare riferimento a “...l’insediamento di nuclei familiari di soggiornanti obbligati e di familiari di detenuti in regime di carcere duro presso la casa di reclusione di Spoleto” che “ha nel tempo determinato una significativa presenza di soggetti collegati a gruppi di criminalità organizzata”. Quello di Spoleto non è però l’unico penitenziario umbro ad ospitare detenuti “eccellenti”. Anche l’istituto di pena di Terni “da tempo ospita sia detenuti sottoposti al regime speciale ex art. 41 bis sia ristretti in sezioni di alta sicurezza 3”. Nel dettaglio, secondo l’associazione Antigone, alla data dello scorso 31 gennaio, la casa circondariale di vocabolo Sabbione ospita 526 detenuti, di cui 119 stranieri, con un tasso di affollamento pari al 128%. Di questi, i detenuti in AS3 sono 266, mentre quelli al “carcere duro”, ossia il 41 bis, sono 26.

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