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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Sono le 23.14 del 27 luglio 1993: le bombe della mafia uccidono Stefano Picerno

Il vigile del fuoco ternano tra le vittime dell’attentato di via Palestro a Milano. A novembre di quello stesso anno riceverà la medaglia d’oro al valore civile alla memoria

Cento chili di esplosivo squarciarono la notte di via Palestro a Milano. Sono le 23.14 del 27 luglio. L’anno è il 1993. Fra Stato e mafia è in corso da mesi ormai una guerra che si combatte nel sangue. La strategia del terrore di cosa nostra ha lasciato sul campo i giudici Falcone e Borsellino e altre vittime innocenti.

Alle 22.55 di quella sera d’estate una pattuglia della polizia locale si ferma. Un paio di passanti riferiscono agli agenti che da una Fiat Uno parcheggiata di fronte al Padiglione di arte contemporanea esce del fumo bianco. I vigli si avvicinano, controllano e poi allertano il 115. Nel giro di dieci minuti arriva una squadra di pompieri. Anche loro vedono il fumo e decidono di aprire il cofano.

Dentro c’è un pacco nastrato con dei fili elettrici: scatta subito l’allarme bomba, si preparano ad intervenire gli artificieri. La zona viene transennata ma nove minuti dopo, sono le 23.14, l’auto esplode.

stefano picerno-2Muoiono cinque persone, tre sono vigili del fuoco. Carlo La Catena, Sergio Pasotto e il ternano Stefano Picerno. Sulla strada restano anche i corpi di Alessandro Ferrari, il vigile urbano intervenuto per primo, e di Driss Moussafir, un venditore ambulante del Marocco, che stava dormendo su una panchina poco distante dal luogo dell’esplosione.

Le indagini e i processi daranno volti e nomi ai responsabili dell’attentato sul quale resta impressa la firma terribile della mafia: una strage di innocenti finiti nel bel mezzo di una guerra sporca.

Il 22 novembre 1993, il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ha conferito la medaglia d’oro al valor civile alla memoria alle quattro vittime italiane per il “nobile esempio di altissimo senso del dovere ed elette virtù civiche, spinti sino all’estremo sacrificio”. A Driss Moussafir è stata intitolata una scuola del quartiere Stadera.

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