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Cronaca Amelia

Caso Corvi, il Riesame: “Nessuna prova contro Lo Giudice, la donna potrebbe essersi allontanata. Non si sono diradati i sospetti sull’amante”

Ecco le motivazioni che hanno portato alla scarcerazione dell’uomo accusato di aver ucciso e fatto sparire il cadavere della giovane mamma amerina: “Sarebbe l'omicida più stravagante nella storia del crimine”

L’ordinanza emessa lo scorso 20 aprile dai giudici Giuseppe Narducci, Emma Avella e Alberto Avenoso non ha soltanto tirato fuori di prigione Roberto Lo Giudice, finito in carcere il 29 marzo con l'accusa di omicidio e occultamento di cadavere della giovane moglie, Barbara Corvi. Il provvedimento del tribunale del riesame “smonta” pezzo su pezzo il castello accusatorio costruito dalla procura della Repubblica e accolto in forma pressoché sostanziale dal gip del tribunale di Terni.

Questo perché “ad avviso del collegio – è scritto nelle oltre quaranta pagine del documento - non sussiste un grave quadro indiziario a carico di Lo Giudice, nei confronti del quale permangono meri sospetti, ma non elementi di prova suscettibili di comprovarne la responsabilità in relazione alla condotta omicidiaria contestata”.

“In verità – rilevano ancora i giudici - trascorsi oltre undici anni dalla vicenda, non è possibile neppure affermare in termini di certezza che sia avvenuto un delitto e che Barbara Corvi sia effettivamente deceduta atteso che, nel corso delle investigazioni, sono emersi elementi che consentono di ritenere ancora aperta la possibilità che la donna si sia allontanata volontariamente. E ciò considerato inoltre come ancor oggi il collegio ritiene che non si siano affatto diradati i sospetti su (…), all’epoca amante della donna”.

Barbara Corvi potrebbe dunque essersi allontanata volontariamente oppure con la sua scomparsa potrebbe avere a che fare l’ex amante. Ma non, ritiene il Riesame, l’allora marito, nei confronti del quale esistono “meri sospetti” ma non “prove”.

I giudici entrano poi nel merito della ricostruzione dei fatti avvenuti alla fine di ottobre di dodici anni fa dicendo che “l’analisi del tabulato relativo all’utenza telefonica in uso a Lo Giudice e quella dei movimenti compiuti dall’indagato durante il pomeriggio/sera del 27 ottobre 2009 smentiscono l’ipotesi investigativa. Infatti, gli orari e la tipologia delle telefonate riconducibili all’indagato appaiono non compatibili sia con una dinamica di premeditazione, sia con una dinamica di omicidio d’impeto”.

“È scarsamente verosimile che l’indagato possa aver ucciso la moglie, in casa, tra le 16.15 circa e le 17.01, in quanto è realmente difficile immaginare che l’uomo abbia ucciso la moglie e che, contestualmente, si sia dedicato a conversare con altre persone, anche attraverso lunghe telefonate. Lo Giudice, uccisa la moglie in casa, aveva ben altri problemi da affrontare”.

Il delitto potrebbe essere avvenuto allora “tra le 17.01 e le 17.30 al massimo atteso che, alle ore 17.38, l’indagato stava già muovendosi con l’auto ed era lontano da casa. Pur tuttavia, uccisa la moglie, Lo Giudice aveva il problema di ‘ripulire’ la scena del crimine, prima di uscire di casa, e, soprattutto, quello di sbarazzarsi del cadavere della moglie che avrebbe dovuto necessariamente caricare sull’auto e poi occultare in un luogo isolato”.

“Se questo era il fronte immane dei problemi che l’indagato doveva affrontare mentre, verso le 17.30 circa, caricava il cadavere della moglie nell’auto, e accogliessimo la tesi degli investigatori, l’indagato – rilevano i giudici del Riesame - si rivelerebbe l’omicida più stravagante nella storia del crimine poiché la prima cosa che ha fatto, alle ore 17.38, è stato chiamare il proprio commercialista”.

“Inoltre – scrivono ancora i tre magistrati - sempre con il cadavere in auto, alla affannosa ricerca di un luogo isolato ove nascondere il corpo della moglie, Lo Giudice avrebbe perseverato nella stravaganza, continuando a conversare telefonicamente. E poiché è certo che è entrato in un bar della località Fornole al massimo alle ore 18, Lo Giudice, a meno di non voler credere che sia entrato nel bar mentre nell’auto parcheggiata fuori era ancora presente il corpo di Barbara Corvi, in sostanza avrebbe avuto a disposizione circa 15 minuti per occultare il cadavere della moglie. L’ipotesi è talmente risibile da non meritare di essere presa in considerazione”.

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