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Cronaca

Sanità, camici d’oro: infermieri, tecnici e Oss vanno pagati anche per la vestizione. E il conto è milionario

La Cassazione dà ragione alla Uil Fpl di Terni dopo dodici anni di battaglie legali. Da oggi si raccolgono i ricorsi: possibili risarcimenti da 5mila euro a testa  

In Umbria ci sono oltre cinquemila fra infermieri e tecnici sanitari. A questi vanno aggiunti gli operatori socio sanitari. Ad ognuno di loro si può applicare il diritto che la Corte di cassazione ha riconosciuto grazie alla battaglia che la Uil Fpl di Terni ha cominciato dodici anni fa.

“Era il 2007 – ricostruisce Gino Venturi, segretario generale della Uil Fpl di Terni - e la Uil Fpl di Terni iniziò la sua battaglia per far riconoscere un diritto a infermieri, operatori socio sanitari e tecnici della sanità. Il Tribunale di Orvieto ci diede ragione e la sentenza ebbe un grande risalto nazionale. Partì da quella nostra iniziativa anche la pressione per inserire il riconoscimento di quel diritto addirittura nel contratto collettivo nazionale di lavoro. Ma l’Asl2, da cui dipende l’ospedale di Orvieto, fece ricorso e riuscì a ribaltare la sentenza in appello. Noi della Uil però, quando ci sono in gioco diritti, non demordiamo e siamo andati avanti vinto alla Cassazione. Siamo così arrivati ad oggi e dopo 12 anni la UilFpl ha finalmente vinto questa battaglia. Anzi stravinto, perché nel frattempo quel diritto – partendo dalla nostra iniziativa - è riconosciuto in tutta Italia anche nel contratto collettivo nazionale di lavoro”.

La sentenza 3901/19 stabilisce infatti che “in materia di orario di lavoro nell’ambito dell’attività infermieristica il tempo di vestizione-svestizione dà diritto alla retribuzione…. trattandosi di un obbligo imposto dalle superiori esigenze di sicurezza ed igiene, riguardanti sia la gestione del servizio pubblico sia la stessa incolumità del personale addetto”.

Quindi, il tempo per indossare le divise e presentarsi così puntuali e già pronti per la sostituzione del collega a turno è tempo di lavoro e quindi deve essere pagato. “Un tempo – spiega Venturi - che era stato calcolato dal Tribunale di Orvieto in 15 minuti al giorno per la vestizione iniziale e svestizione a fine turno. Il procedimento legale, sostenuto dalla Uil Fpl di Terni e seguito dall’avvocato Maurizio D’Ammando, riguarda quattro infermieri dell’ospedale di Orvieto, ma il principio vale non solo per gli infermieri ma anche per gli operatori socio sanitari e i tecnici sanitari”.

Il diritto è stato infatti recepito nel contratto nazionale di lavoro, ma fino ad ora non è stato applicato. “La UilFpl pertanto, forte anche del pronunciamento della Cassazione, apre subito le trattative con le diverse aziende per l’applicazione da oggi i poi”.

Ma si lavora anche per sistemare i conti del passato. Conti che per le casse della sanità rischiano di avere un impatto piuttosto importante. Soltanto in Umbria, fra personale infermieristico e tecnico-sanitario si contano oltre 5.200 unità. “Tutti coloro tra infermieri, Oss e tecnici sanitari che sono stati in turno – dice Venturi - possono chiedere il risarcimento rispetto agli ultimi 5 anni. In alcuni casi, i risarcimenti possono arrivare ai mille euro all’anno e quindi complessivamente a cinquemila euro a testa. Tali risarcimenti non sono automatici, ma vanno richiesti individualmente. Senza perdere tempo perché ogni giorno in più che passa prima della richiesta, cadendo in prescrizione, è un giorno perso ai fini del risarcimento”.

Per questo da oggi, lunedì 8 aprile, rappresentanti sindacali della Uil Fpl Umbria sono stati attivati in tutti gli ospedali ed aziende sanitarie della regione al fine di “assistere gratuitamente iscritti e non iscritti a non perdere i risarcimenti a cui hanno diritto”.

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