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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

“Carcere caos, sono stati giorni di morte, sangue e violenza: la struttura è ormai fuori controllo”

Un detenuto morto dopo essersi ferito con una lametta e un agente della penitenziaria aggredito negli ultimi due giorni, il Sappe: taser utile ma ministero della giustizia e Dap fanno solo chiacchiere

“Sono stati giorni di morte, sangue e violenza nel carcere di Terni”. A riferire gli “ultimi, gravi episodi” che si sono verificati all’interno della casa circondariale di vocabolo Sabbione è Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe.

“Martedì sera – racconta - intorno alle 23, durante il giro di controllo il poliziotto di servizio nella sezione ha visto sangue in terra ed è subito intervenuto, con il medico di guardia. Un detenuto marocchino, che stava scontando reati di droga, comune, con un residuo pena di circa un anno, è stato immediatamente trasportato in ospedale. Le condizioni si erano presentate subito gravi, per i tagli profondi che si era procurato con una lametta e dai quali fuoriusciva importante perdita di sangue. L’uomo è deceduto ieri sera in ospedale”.

“Nel pomeriggio di ieri - aggiunge Bonino - un altro agente di polizia penitenziaria è stato aggredito per futili motivi da un detenuto di alta sicurezza: il collega è riuscito a divincolarsi solo grazie all’intervento di un altro detenuto. Quello di Terni è un carcere ormai fuori controllo, con una grave carenza di organico, una gestione che fa acqua ormai da troppo tempo e un sovraffollamento non più gestibile”.

Per Donato Capece, segretario generale Sappe, “la morte di un detenuto è sempre una tragedia. La situazione delle carceri italiane, per adulti e minori, è sempre più allarmante per il continuo ripetersi di gravi episodi critici e violenti che vedono sempre più coinvolti gli uomini e le donne appartenenti al corpo di polizia penitenziaria. Donne e uomini che svolgono servizio nelle sezioni detentive senza alcuno strumento utile a garantire la loro incolumità fisica dalle continue aggressioni dei detenuti più violenti. Il taser potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici) ma i vertici del ministero della giustizia e del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria fanno solo chiacchiere e la polizia penitenziaria continua a restarne sprovvista. Per questo torno a sollecitare i vertici del ministero della giustizia, e segnatamente la guardasigilli Cartabia almeno fino a quando sarà in carica, a prendere con urgenza provvedimenti per gli uomini e le donne della polizia penitenziaria che ogni giorno, nelle galere d’Italia, sono le vittime di aggressioni, umiliazioni, improperi, ferimenti, risse e colluttazioni da parte della frangia violenta dei detenuti”.

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